Il rischio che gli incentivi al Mezzogiorno portino ad una accelerazione della deindustrializzazione delle province di Frosinone, Latina e Rieti, rimaste fuori dalla Zes unica, continua ad alimentare il dibattito politico e sindacale nella regione e sui territori interessati. Si tratta di circostanze che si intrecciano pericolosamente con la crisi dell’automotive che colpisce direttamente il Lazio meridionale. Antonello Antonellis, coordinatore provinciale di Azione, avverte: “In politica il ‘noi lo avevamo detto’ non porta consensi, perché in Italia la memoria corta è atteggiamento comune. Il caso della Zona Economica Speciale, anche detta ZES, ne rappresenta un caso di scuola. Solamente qualche mese fa avevamo posto l’accento sui rischi, per la provincia di Frosinone, derivanti dalla scelta del Governo Meloni di istituire un’unica ZES nelle Regioni del Meridione. Con vantaggi incommensurabili in tema di agevolazioni fiscali, di incentivi all’occupazione, di semplificazioni amministrative. E tutto questo a pochi km dai confini territoriali della provincia di Frosinone, esclusa da questo sistema di vantaggio. Avevamo semplificato il ragionamento scrivendo che ci sarebbe stato il rischio che le imprese potessero spostare l’attività, o gli investimenti, a pochi km da Cassino, verso la Campania o il Molise, o a pochi km da Sora, verso l’Abruzzo. Non volevamo essere profeti di sventura ma era una considerazione da scuola elementare: i primi dati confermano questo trend, la nostra provincia è sempre più lontana dagli investimenti imprenditoriali”.
Azione Frosinone: la nostra economia territoriale rischia grosso
“La discussione politica, in quel frangente – ricorda ancora Antonellis -, vedeva interventi di esponenti del centrodestra provinciale, e regionale, che tendevano a minimizzare la vicenda, assicurando che non ci sarebbero stati problemi e che, comunque, la provincia di Frosinone sarebbe stata interessata dalla ZLS, con i vantaggi relativi. Nulla di tutto questo è accaduto: i vantaggi della ZLS regionale interessano pochi comuni ciociari, con quattro soldi in termini reali, mentre gli investimenti fuggono a 5 km dai confini sud della provincia di Frosinone, già in crisi profonda per la deindustrializzazione in corso. Questa è l’amara realtà, ed ora, più che mai, i parlamentari eletti in provincia di Frosinone, tutti del centrodestra, devono dimostrare la loro forza politica a Roma, permettendo alla nostra economia territoriale di non essere penalizzata. Altrimenti questa legislatura sarà ricordata come una delle più nefaste per la provincia di Frosinone, con una rappresentanza parlamentare fantasma. Vorremmo essere smentiti”, conclude il coordinatore della Federazione Provinciale di Azione.
La consigliera Pd: troppi posti di lavoro in bilico nell’automotive
Intanto la consigliera regionale dem, Sara Battisti, ha sottolineato i dati – diffusi anche su queste colonne – dalla Cgil di Roma e del Lazio – sul mondo del lavoro: “Calano le assunzioni, aumentano contratti part time e precarietà: il quadro descritto dalla Cgil, sul fronte del mercato del lavoro nel Lazio nei primi mesi del 2024, è molto preoccupante. Del resto, questo report evidenzia una situazione già nota: basti pensare, facendo riferimento alla provincia di Frosinone, al grido d’allarme lanciato in questi giorni nell’indotto Stellantis, con una situazione sempre più insostenibile viste le ‘ferie’ forzate dell’ex Fiat e la mancanza di commesse per le aziende del cassinate. Serve invertire la rotta, la Regione si svegli dal torpore. Troppi posti di lavoro sono a rischio”, conclude la consigliera regionale Pd. Battisti ha anche salutato positivamente la riapertura della discussione – da lei iniziata nella passata consiliatura regionale – sulla mancata Zes unica e sulle eventuali misure equiparate per i territori laziali esclusi. Va ricordato del resto che le zone economiche speciali del Mezzogiorno hanno beneficiato di 1,8 miliardi di credito d’imposta per le imprese, da pochi giorni aumentato a 3,2 miliardi di euro, con l’obiettivo di incentivare l’occupazione e ed il sistema produttivo. I benefici previsti comprendono agevolazioni fiscali e semplificazioni degli adempimenti, sia per le nuove imprese che per quelle già esistenti nella ZES. Si comprende quindi quali siano i pericoli che aziende localizzate nel Lazio meridionale decidano di spostarsi qualche chilometro più a sud.
“L’azienda conferma gli impegni ma poi tiene ferma la produzione”
Quanto a Stellantis ed all’indotto automotive del Cassinate in particolare, il fermo produttivo di ben 6 settimane, si concluderà il 9 settembre in un quadro di incertezza sul futuro del sito di Piedimonte San Germano. Di recente la vicepresidente della Regione Lazio, Roberta Angelilli, ha ben sintetizzato la situazione ricordando come da una parte sia “apprezzabile che Stellantis in ogni tavolo istituzionale confermi gli obiettivi condivisi; dall’altra a livello pratico attua il fermo produttivo, determinando una forte incertezza sul territorio, sia tra i lavoratori della multinazionale sia tra le imprese dell’indotto”. Stellantis e indotto muovono nel Basso Lazio circa ottomila posti di lavoro, la cifra storicamente più bassa mai registrata nel comparto sul territorio interessato. In Italia il settore vale circa 70mila posti di lavoro. Ma la Cisl avverte che nel 2025 l’automotive rischia di perdere ben 25mila posti di lavoro. Il ministro Adolfo Urso ha intanto convocato l’azienda per il 17 settembre al Mimit sulle prospettive per la gigafactory di Termoli. Ma sarà un’occasione per richiamare la multinazionale francese al rispetto degli impegni sui siti italiani.