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‘Vita da arbitro’: dai campetti di periferia alla serie C. Ivan Magnani si racconta in un libro

Ivan Magnani presenta il suo primo libro, concepito durante il periodo del lockdown e dedicato ai giovani cui racconta la propria storia

Roma - 02/02/2013 - Campionato Primavera TIM 2012-2013 - Lazio vs Juve Stabia - nella foto: © Fabrizio Corradetti
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Il fischietto, il cartellino, i sogni. Poi il distintivo. L’autofficina paterna e quel pallone che rotola nel campo della Cupiccia. La ‘Vita da Arbitro’, ma anche e soprattutto da uomo e oggi anche da poliziotto di Ivan Magnani, ha inizio a Ferentino. Da quelle porte che il tempo non ha cancellato dai resti del suo piccolo tempio calcistico poi trasformato in orto. Quelle porte sono rimaste lì, tenaci, coriacee, come la volontà di Ivan. Prodromi di ciò che costruirà. Alfa e omega di quella lunga ed entusiasmante partita che vive da protagonista, dirigendola da manuale. Magnani è stato un arbitro, ha assaggiato tanti campi in tutta Italia, fino alla serie C. Dal 2014, terminata l’esperienza sul campo, si è messo a disposizione dei giovani rivestendo diversi ruoli da quelli provinciali a quelli nazionali. È anche un poliziotto. E la sua grande passione sono i giovani. A loro dedica questo suo primo libro che prossimamente verrà presentato in via ufficiale. Ne abbiamo parlato con lui, dopo aver letto tutto d’un fiato quelle pagine dense di esistenza, passione, in cui si cade e poi ci si rialza. Con le ginocchia sbucciate sulla pozzolana, forse, ma consapevoli che quei segni saranno l’esperienza del domani.

Come è nata l’idea di mettere giù questo libro?
“L’idea è nata durante il lockdown, vedevo gli adolescenti, che ho la fortuna di formare, lentamente sparire e ritirarsi. Non volevo assistere passivamente a questo processo e mi sono detto “devo provare a fare qualcosa”. E quel qualcosa è stato scrivere una storia, la mia storia, fatta di tanti sacrifici che hanno portato a tante soddisfazioni. Provare a ridare quello slancio ai giovani che man mano si stava affievolendo raccontando di una vita normale fatta di sogni, di progetti, di avventure e tanto altro”.

Com’è… la vita di un Arbitro?
“Bisogna pensarla in maniera graduale. Il primo step è l’avvicinamento a questa figura mitologica tanto bistrattata. Il secondo step è l’innamoramento del ruolo. Solo dopo arriva la vera vita fatta di tanti allenamenti, tanto studio, tante partite arbitrate”.

Una passione, quella per il calcio, nata sui quei mitici campetti che una volta brulicavano di vita… Ha vissuto anche un periodo particolare, un po’ buio, dove racconta di alcol, sovrappeso e tanti aspetti che spesso toccano i giovani. In suo aiuto è venuto ‘Carletto’. Quanto è stata importante per lei questa figura? Perché, diciamocela tutta, ognuno di noi dovrebbe avere un ‘Carletto’ nella propria vita…
“Ho voluto raccontare la mia storia perché possa far capire meglio a tutti gli “addetti ai lavori”, cosa c’è dietro ogni singolo arbitro, che sia di settore giovanile o dilettante. C’è la classica vita da adolescente, fatta di grandi opposizioni verso i propri genitori alla ricerca del proprio posto nel mondo, ci sono le amicizie, ci sono le cadute dal quale si rischia anche di non rialzarsi. Nella vita di ogni adolescente non dovrebbe mai mancare un mentore, che possa indicarti la via da intraprendere e che sia pronto ad allungarti la mano quando serve. Carlo per me estato tutto ciò. Senza un mentore sicuramente avrei avuto tutt’altra vita”.

Che messaggio intende lasciare ai più giovani con il suo libro?
“L’argomento giovani è talmente vasto e complesso che un intero libro certamente non basta. Nell’ultimo periodo ho iniziato a frequentare il Centro di Psicologia e Psicoterapia Funzionale di Roma, con cui sto avviando delle collaborazioni proprio nell’ambito dell’attività arbitrale. Riflettendo su questi temi, ho compreso che gli adolescenti devono tornare a fare gli adolescenti, spensierati e con la gioia di vivere, liberi di sbagliare e crescere nel miglior ambiente familiare possibile. Dagli sbagli si cresce”.

Si è preso anche tante belle soddisfazioni… quella a cui è più legato?
“Sicuramente l’aver realizzato il mio sogno da bambino, quello di arbitrare in serie C è quella a cui sono maggiormente legato. Nel mezzo c’è tanto altro che mi ha aiutato a diventare l’uomo che sono ora, con pregi e difetti, ma consapevole del percorso di vita fatto finora”.

Per il futuro ha in serbo un altro libro?
“Mentre i paragrafi iniziavano a prendere forma, mentre i capitoli terminavano, mentre sfogliavo tutto il materiale utilizzato per cercare di dare al lettore la migliore lettura possibile, per la mente sono passate tante idee e tanti progetti da poter portare avanti ma per poterli mettere in pratica avrò bisogno dell’aiuto di tutte le figure preposte. Il mio sogno e spero non resti una chimera, è quello di poter rendere le partite di calcio una festa per tutti e non essere una valvola di sfogo della società. Chissà…”.

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