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Vince la leucemia e conquista il vulcano più alto al mondo: Andrea Cappadozzi da record

Il ciociaro, assieme all'amico Christian Ghini, è arrivato sulla cima dell'Ojos del Salado nelle Ande, al confine tra Argentina e Cile

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Ha prima vinto la battaglia più dura che la vita potesse presentargli, quella contro la leucemia. Poi si è assicurato un altro successo, praticamente da record: Andrea Cappadozzi è riuscito ad arrivare sulla cima del vulcano più alto del mondo, l’Ojos del Salado nelle Ande, al confine tra Argentina e Cile. 6891 metri percorsi in 11 ore. Una fatica inimmaginabile, una serie di pericoli che fanno paura ai più. Ma non a lui e al suo fidato compagno di viaggio, Christian Ghini. Il 55enne ciociaro, originario di Patrica e residente a Castro dei Volsci, ha compiuto una vera e propria impresa. Una scalata che parte da lontano, da una passione nata 30 anni fa, come ci ha raccontato lo stesso Andrea.

Montagna, che passione!

L’amore per la montagna, per il trekking, per le scalate, ha avuto origine ben 30 anni fa per Andrea: “Mi ero trasferito per lavoro in Val Gardena e la montagna diventò subito l’hobby della domenica. Ho avuto la fortuna di avere mio zio che svolgeva la mansione di gestore di un rifugio a Passo Sella, sui Quattro Passi. Abitando lì, la domenica andavo a scalare e alla fine ho scalato quasi tutte le vette del luogo. Da allora non mi sono più fermato ed…eccoci qui!”.

L’impresa, tra tentativi e malattia

Il Monte Nevados Ojos del Salado è il vulcano più alto del mondo. La montagna è in altezza la seconda delle Ande. Una sfida che mette a dura prova anche i nervi più saldi, i muscoli più allenati. Per Andrea, quello andato a buon fine ora, non è stato il primo tentativo, come ci racconta. “Per tre volte ho cercato di conquistare quella cima. La prima fu nel 2016, ma quei giorni hanno segnato indelebilmente la mia vita. Avevo un problema di salute serio che non mi lasciava l’energia giusta per portare a termine il mio sogno e non lo sapevo. Tornato dalle Ande, il 1° luglio scoprii di di essere affetto da leucemia. Il 1° agosto iniziai le cure con la chemioterapia e miracolosamente sono guarito. Ogni giorno andavo a camminare fino a quando, a male debellato, ho festeggiato con i miei amici di escursionismo su Monte Cacume, dove sono riuscito a salire il 10 ottobre. La voglia di tornare a fare ciò che amo era immensa e mi sono subito riattivato per coronare il mio sogno…oggi, assieme al mio fidato compagno, ci sono riuscito. Senza sponsor, senza guida o aiuti. Io e lui, zaino in spalla, le nostre provviste, la nostra attrezzatura. È stata una scalata tosta, non sono mancati i rischi: Christian ha avuto episodi importanti di ipotermia quando le temperature sono precipitate a -30, poi anche un edema corneale. Ma abbiamo stretto i denti e abbiamo continuato per la nostra strada, ripagati dalla magnificenza di quei luoghi incantati, da quei paesaggi suggestivi come una laguna di acqua calda e sulfurea color verde smeraldo, poi quella cima imperiosa, fiera, possente…siamo stati ampiamente risarciti di ogni sforzo e sacrificio!”.

Tenacia, perseveranza e tanto allenamento

Una scalata del genere non può certo prescindere da una ferrea forza di volontà: immaginate sentieri impervi, venti fortissimi e gelidi. Immaginate pendenze assurde, rocce, sterrato, sabbia e poi neve. La tenacia è alla base di tutto, ma da sola non può bastare. Come ci ha spiegato Andrea, serve almeno un anno di duro allenamento: “Per una scalata di questo tipo occorre allenarsi almeno tre volte a settimana – illustra Cappadozzi – più andare la domenica in montagna per 12 mesi. Non esistono scorciatoie. Solo sudore per scalare 7mila metri. Basti pensare che questa ‘passeggiata’ riesce al 20% delle persone che ci provano: secondo le statistiche e i dati raccolti, difatti, ogni 100 escursionisti solo 20 arrivano in cima”.

Il Kilimangiaro all’orizzonte

Alla nostra domanda se avesse progetti per il futuro, Andrea sorride e spiega: “Mio figlio già mi ha chiesto di andare insieme sul Kilimangiaro…ma avventure come quest’ultima non ne farò più! Ho 55 anni, poco tempo visto che il mio lavoro di commercialista me ne sottrae tanto, e anche meno forza fisica. Mi ritengo un uomo fortunato per aver vinto contro quel male subdolo che è la leucemia e poi per aver realizzato il mio desiderio. Per ora, diciamo, mi fermo qui…”. Certi che seppure non dovesse affrontare più simili imprese, tante altre scalate attenderanno Andrea e noi gli facciamo un immenso in bocca al lupo nonché i complimenti per il suo esempio virtuoso. Ha messo i piedi sulla cima del vulcano più alto del mondo, ma soprattutto ha calpestato un terreno ancor più periglioso e temibile, quello della malattia. La sua vittoria più bella, da combattente e guerriero vero qual è.

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