Usa, la Corte Suprema sancisce la fine del diritto all’aborto: “Sentenza orribile”

Il portavoce di Amnesty International Italia parla di “sentenza orribile” e “giorno cupo nella storia dei diritti umani negli Stati Uniti”

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha abolito la storica sentenza ‘Roe vs. Wade’, con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa. I singoli Stati americani saranno quindi ora liberi di applicare le loro leggi in materia.

AMNESTY: “ADDIO ALLA SALUTE DELLE DONNE”

“Anni e anni di narrazione e di propaganda politica contro l’autonomia delle donne sul loro corpo, il loro futuro e il loro benessere“. Da questo dipenderebbe la decisione che ha assunto la Corte Suprema degli Stati Uniti, che dopo quasi 50 anni ha ribaltato la storica sentenza del 1973 ‘Roe vs. Wade’ che riconosceva il diritto all’aborto a livello federale. Ciò implicava che i singoli Stati non potessero vietare l’aborto con norme proprie. A illustrare questa posizione all’agenzia Dire è il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, che parla di “sentenza orribile” e “giorno cupo nella storia dei diritti umani negli Stati Uniti”.

Secondo Noury, ora “cresce la prospettiva” per le donne che resteranno incinte di dover essere “costrette a portare a termine la gravidanza, arrivando magari a cercare di abortire di nascosto in modo non solo illegale ma insicuro” per la salute. Inoltre, secondo Noury la decisione della Corte “apre la strada a nuove criminalizzazioni dell’aborto a livello statale. Già nel 2021 abbiamo osservato un’ondata di leggi che negli Usa rendono l’aborto reato. In questo modo, gli Stati Uniti rischiano di entrare a far parte di quel gruppo di Paesi come El Salvador o Malta, dove è impossibile abortire se non andando incontro a sanzioni giudiziarie“.

È anche “incredibile” per il portavoce di Amnesty che “solo il giorno prima, la Corte Suprema ha annullato una delle poche leggi sensate in materia di possesso di armi nello Stato di New York, che prevedeva che una persona, per girare armata in pubblico senza mostrare di essere armata, dovesse avere un valido motivo”. La Corte Suprema ha invece stabilito che tale presupposto “non interessa, in quanto il secondo emendamento alla Costituzione americana – spiega Noury – difende il diritto di poter girare armati”.

La morale di questa vicenda per il responsabile di Amnesty sembrerebbe dunque che “la Corte Suprema si prende molta cura delle persone che ancora devono nascere mentre se ne dimentica nel momento in cui poi nascono, senza preoccuparsi se rischiano di essere uccise“.

In una nota Tahar Demant, di Amnesty International Usa, ha ribadito che “a prescindere da quanto possa dire la Corte Suprema, l’aborto resta un diritto umano e gli Stati di ogni parte del mondo sono obbligati a rispettarlo. Una vasta maggioranza degli americani e delle americane la pensa allo stesso modo e dissente dalla sentenza”.

ASSOCIAZIONE COSCIONI: “DECISIONE ATTESA MA GRAVISSIMA”

“Una decisione attesa ma gravissima per la salute riproduttiva delle donne e soprattutto per il principio di uguaglianza dei diritti”. Ha risposto così la vicesegretaria dell’Associazione Luca Coscioni, la ginecologa Mirella Parachini, anche membro di ‘Amica – Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto’, interpellata dalla Dire in merito alla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti. “Per noi è davvero incredibile che ci possano essere politiche differenti nei vari Stati con una larga maggioranza di politiche restrittive che penalizzano le donne che vivono negli Stati che limitano l’accesso all’aborto – prosegue Parachini -. E questo soprattutto va a discapito dei ceti meno abbienti, delle donne di colore e di quelle che hanno meno accesso alla contraccezione”.

Ora, secondo la ginecologa, alcuni segnali provenienti da “forze sovraniste ultraconservatrici anche in Europa, basti pensare all’Ungheria e alla Polonia, rischiano di seguire questa ingiusta decisione. Questo – sottolinea Parachini – significa che la battaglia per il diritto all’aborto non è mai conclusa“. – Fonte Agenzia DIRE –

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