Ucraina – Ha superato i 100 milioni di dollari la vendita all’asta del premio Nobel per la Pace organizzata dal suo vincitore, il giornalista russo Dmitry Muratov, un’iniziativa che il reporter ha lanciato a fine marzo negli Stati Uniti per raccogliere denaro da devolvere ai minori profughi della guerra in Ucraina. Muratov ha ottenuto l’onorificenza nel 2021 per via dei suoi lavori d’inchiesta con Novaya Gazeta, testata indipendente da lui diretta, insieme alla collega filippina Maria Ressa. L’Accademia svedese ha riconosciuto il contributo che queste due personalità hanno dato alla pace e alle democrazie, rafforzando l’informazione e salvaguardando la libertà di espressione.
Novaya Gazeta è un quotidiano noto per le sue posizioni critiche verso il Cremlino e per i suoi reportage che svelavano intrighi e corruzione, ma anche per l’alto numero di giornalisti uccisi: ben sette, tra cui Anna Politkovskaya nel 2006. Con lo scoppio del conflitto in Ucraina, la testata ha dato ampia copertura alla guerra ma a fine marzo ha dovuto sospendere le pubblicazioni per non incorrere in problemi giudiziari.
Una nuova legge varata dalle autorità russe il 5 marzo scorso punisce infatti con fino a 15 anni di reclusione giornalisti e blogger – ma anche attivisti e semplici cittadini – che usano la parola “guerra” e “invasione” in riferimento al conflitto ucraino, che il Cremlino definisce ufficialmente “operazione militare speciale”. Anche il fatto di scrivere post sui social network può essere causa di arresto. Il provvedimento, giustificato dal Cremlino come necessario a contrastare la disinformazione, ha invece destato le proteste delle associazioni internazionali per la libertà di stampa tra cui Reporters without borders.
La medaglia che Muratov ha vinto è in oro 23 carati e varrebbe 10mila dollari. La sua vendita all’asta ha visto invece decuplicato il suo valore con 103,5 milioni di dollari, stabilendo un record assoluto tra i premi Nobel venduti a scopo benefico finora. Muratov ha annunciato che il ricavato sarà interamente devoluto all’Unicef per “dare la possibilità di un futuro migliore ai bambini ucraini sfollati”.