Truffe alle assicurazioni, dal suicidio di un avvocato la svolta nelle indagini: il sodalizio tradito dalle chat

Frosinone - Sette misure cautelari, 51 indagati. Il ruolo dei professionisti coinvolti e la svolta arrivata dopo il suicidio del legale

Frosinone – Un noto avvocato precipitato dal sesto piano del suo ufficio. Un suicidio, avvenuto il 18 luglio 2023, che sin da subito presenta tanti interrogativi, dubbi, stranezze. Il furto in casa del legale nel giorno dei funerali, qualche collega del Foro che non crede al gesto estremo. Altri che ipotizzano sia stato spinto da terzi a farlo. Viene così aperto un procedimento, a carico di ignoti, per istigazione al suicidio che permette di dare un’accelerata all’inchiesta che, nella mattinata di ieri, venerdì 5 luglio, ha fatto scattare 7 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti. Associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di falso, frode assicurativa e ricettazione. Questi i reati contestati, a vario titolo, dalla Procura della Repubblica di Frosinone, alle sette persone raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare firmata lo scorso 27 giugno dal GIP Ida Logoluso. I quattro ai domiciliari sono: l’avvocato Eleonora Testa, Cristiano Rotondo, che gestiva un’agenzia di consulenze infortunistiche, Cristian Maramao, perito assicurativo, tutti di Frosinone e Sandro Pellegrino di Roma, funzionario liquidatore di una nota compagnia assicuratrice.
Per due soggetti disposto l’obbligo di presentazione alla P.G. e per una settima persona la misura interdittiva per nove mesi del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche e di impresa.

Incidenti finti e false certificazioni per frodare le assicurazioni: le chat WhatsApp svelano il “sistema”

Compagnie assicurative, tra le più rilevanti nel panorama italiano, truffate con finti incidenti e documentazione falsa prodotta, secondo l’accusa, dai soggetti coinvolti nell’inchiesta. Sono 51 gli indagati. Gran parte del materiale raccolto durante le indagini – coordinate dall’ex dirigente della Polizia Stradale di Frosinone, Stefano Macarra, da qualche settimana trasferito ad altro incarico a Salerno – proviene dalle chat WhatsApp estrapolate dallo smartphone del legale deceduto. Quei messaggi scambiati, soprattutto nell’ultimo periodo nel quale era in vita, con molti degli indagati, hanno scoperchiato il sistema fraudolento. Dalle chat emergeva il timore dell’avvocato, manifestato a più soggetti, originato da indagini in corso a seguito di un esposto anonimo, molto dettagliato, che disvelava un sistema di truffe alle assicurazioni. In sintesi, l’esame della copia forense dello smartphone del legale deceduto è il principale elemento a carico di molti degli indagati.

L’indagine parte dalla querela sporta da un medico di base e dopo il suicidio dell’avvocato arriva la svolta

L’indagine, secondo l’accusa, ha permesso di svelare per l’appunto “l’organizzazione di un articolato e collaudato sistema di truffe alle principali compagnie assicuratrici operanti nel settore dell’assicurazione per RC autoveicoli. Protagonisti di tale attività sono una serie di professionisti e di loro collaboratori più stretti e abituali, intenti ad ottenere dalle compagnie assicuratrici risarcimenti per sinistri stradali sulla base di una rappresentazione spesso solo alterata nei soggetti coinvolti e nei danni patiti e talora, addirittura, basata su elementi completamente falsi”.

Tutto aveva avuto inizio dalla querela sporta da un medico di base di Frosinone che era venuto a conoscenza di numerose certificazioni mediche, redatte su carta intestata al proprio studio ed a sua firma, che attestavano lo stato di convalescenza di soggetti coinvolti in sinistri stradali, quindi inseriti all’interno di fascicoli giacenti presso le compagnie di assicurazione. Certificazioni mediche da lui disconosciute e, poi, allegate all’atto di querela.

Uno stratagemma, come ricostruito dall’accusa, utilizzato per decine di incidenti per i quali sono stati chiesti e ottenuti lauti risarcimenti tra il 2019 e il 2023: vi sono degli elementi, costanti e comuni, che consentono di ritenere sussistenti indizi dei reati di falso e di frode alle assicurazioni contestati in concorso ai vari membri dell’associazione e agli ulteriori complici.

La “fabbrica del falso” produceva certificazioni mediche ortopediche, attestanti lesioni inesistenti e ricevute per cure fisioterapiche, in realtà mai operate, sfruttate a fondamento per la quantificazione degli importi risarcitori anche in incidenti stradali realmente avvenuti, ma con conseguenze molto più lievi di quelle indennizzate dalle compagnie assicuratrici. In taluni casi addirittura aggiungendo il coinvolgimento di altre persone non effettivamente implicate nei sinistri. I risarcimenti ottenuti venivano fatti confluire su conti correnti, accesi pressi istituti di credito ed intestati a soggetti prestanome.

Profitti per centinaia di migliaia di euro

Per l’accusa il sodalizio ha realizzato profitti per alcune centinaia di migliaia di euro ai danni delle compagnie di assicurazione, sfruttandole come una sorta di bancomat da cui attingere liquidità all’occorrenza. Le assicurazioni danneggiate hanno presentato querela su tali eventi alle autorità competenti. L’indagine ha fatto tremare il mondo forense e il panorama assicurativo della provincia di Frosinone e non solo. Da lunedì dovrebbero prendere il via gli interrogatori di garanzia.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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