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Teatro, la vita tra palco e quinte di Federico Mantova

37 anni, sorano, profondamente attaccato alla sua terra e alle sue radici, Federico è una figura nota del teatro ciociaro

L'artista Federico Mantova
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Una vita intorno al teatro, a 360 gradi. Non c’è affermazione più realistica che possa descrivere l’esistenza di Federico Mantova. 37 anni, sorano, profondamente attaccato alla sua terra e alle sue radici, Federico è una figura nota del teatro ciociaro. Attore, regista, sceneggiatore e presidente della FITA (Federazione Italiana Teatro Amatori) provinciale. Un incarico prestigioso che attesta la sua immensa passione per l’arte teatrale, nata praticamente con lui. Un amore fulminante e mai sopito. Anzi. Un amore che arde profondamente e si alimenta, giorno dopo giorno, di se stesso. Un amore che autofagocita i propri testi, i gesti su quel palco che trasuda vita, le parole che librano nell’aria e attraversano il cervello segnandolo con passaggi oscillanti tra la riflessione più intima e il divertimento più autentico. Mantova, nel corso della sua lunga – nonostante l’età – carriera, ha attraversato tanti fiumi scenici ed è pronto a guadarne tanti altri. A far conoscere le sue creature al pubblico, oramai affezionato al suo inconfondibile stile. A regalare ancora emozioni, a strappare sorrisi. A scatenare applausi scroscianti. A guadagnarsi premi e stima degli addetti ai lavori. L’energico Federico è un vulcano di idee e la sua agenda teatrale è fitta di impegni con le sue diverse compagnie. E noi lo abbiamo intervistato per conoscere i prossimi appuntamenti ma soprattutto lui, professionista infaticabile del settore.

Sei presidente provinciale della FITA, cosa significa per te e come è arrivato questo incarico?
“Sono stato eletto Presidente Provinciale di Fita Frosinone nel luglio 2017 quando, su sollecitazione dei vertici regionali della Federazione, proposi ad altre due compagini teatrali della zona di costituire il Comitato Provinciale. Fino ad allora, il nostro territorio era quasi sconosciuto alla Federazione Italiana Teatro Amatori, di cui sono orgogliosamente attivista dal 2010. Svolgo la mia funzione di Presidente con grande passione e responsabilità, facendo talvolta da anello di congiunzione tra le compagnie locali e i quadri regionali e nazionali, suggerendo ai gruppi artistici zonali quali strategie adottare e mettendo a disposizione la mia ventennale esperienza come referente di compagnia teatrale”.

Nel concreto, di cosa si occupa la Federazione Italiana Teatro Amatori ?
“La Federazione Italiana Teatro Amatori è una grande famiglia, a cui aderiscono circa 1400 associazioni artistiche in tutta Italia per un totale di oltre 23000 associati. In particolar modo, la FITA offre un’adeguata copertura assicurativa ai suoi tesserati, consulenza legale e fiscale alle compagnie, rendendo edotte le stesse sulle novità del mondo SIAE. Ciascun associato FITA ha la possibilità durante l’anno di concorrere con il suo gruppo teatrale a festival e rassegne di caratura regionale e nazionale, prendere parte a corsi di formazione di alto livello, partecipare a stage, al Gran Premio del Teatro Amatoriale, alla festa nazionale del Teatro che ogni anno viene organizzata da Fita Nazionale in una regione d’Italia e tante altre iniziative dove ci si può confrontare con altri amatori del Teatro, conoscendo nuovi posti e legando rapporti duraturi con altre associazioni del settore”.

Quali saranno gli appuntamenti di rilievo per l’estate?
“Abbiamo avviato, con il nostro Comitato Provinciale, diverse collaborazioni con enti e istituzioni locali per programmare dei cartelloni estivi con spettacoli preparati dalle nostre compagnie affiliate. Dopo il periodo buio che ci siamo lasciati alle spalle, è assolutamente necessario ripartire con il teatro, non solo perché il teatro ne ha sofferto molto, ma anche e soprattutto perché la gente ha bisogno di ridere, di divertirsi, di svagarsi, ma soprattutto necessita di qualcuno che possa raccontare loro delle belle storie”.

Veniamo a te: Federico Mantova regista, sceneggiatore, attore. Come sei nato artisticamente e come ti sei evoluto?
“Ho iniziato questa attività quasi per gioco, per divertirmi il pomeriggio assieme agli amici del liceo, tra una versione di latino e un saggio di letteratura italiana e soprattutto perché ho amato sin da bambino il cinema di Totò, il teatro napoletano, in special modo il teatro di Eduardo. E quando il mese di Settembre di vent’anni fa, è nata la nostra storica formazione teatrale “I Commedianti del Cilindro”, ho avuto subito un colpo di fortuna, avendo a disposizione un cast di attori eccezionali (molti di loro oggi hanno collaborazioni importanti) che mi hanno agevolato nei miei primissimi lavori di regia. Con “I Commedianti del Cilindro” abbiamo portato in scena, sempre con un certo successo, circa cinquanta copioni ed ho avuto l’onore di firmare la regia di oltre undici commedie scritte dal grande Eduardo De Filippo. Mi ritengo un “defilippiano doc” (se così si può dire) che trasferisce sul palco, con grande entusiasmo, i suoi testi senza mai stravolgerli perché per me l’arte di Eduardo è sacra. La mia evoluzione, in realtà, l’ha decisa il pubblico; anno dopo anno, ho capito cosa desiderasse davvero la gente a teatro e mi sono adeguato facendo delle scelte conseguenti perché, con buona pace della critica, il vero e severo giudice di ogni spettacolo resta sempre e comunque lui: il pubblico”.

Ad oggi, quale ‘mansione’ teatrale ti rappresenta di più?
“Amo talmente il teatro che quando sono in palcoscenico potrei fare pure l’addetto all’apertura del sipario. Scherzi a parte, negli anni la cosa che mi ha divertito e mi ha affascinato di più è stata la regia, ma recitare davanti al pubblico è davvero insostituibile e regala emozioni uniche, anche in ruoli da comprimario. Ultimamente, ho riscoperto la scrittura teatrale, attività che non ho mai abbandonato, ma che ho sempre ritenuto estremamente delicata”.

Con quante compagnie lavori e che tipo di teatro è quello portato in scena da Federico Mantova?
“Lavoro con due compagnie: “I Commedianti del Cilindro” che – come detto prima – è la mia formazione storica e “L’Allegra Brigata” che ho tenuto a battesimo nel 2013. Mentre con il primo gruppo mi sono dedicato alla rappresentazione del teatro napoletano e di generi affini (farsa, commedia, sketch), con il secondo gruppo ho voluto portare in scena un teatro leggero e popolare, che possa valorizzare la quotidianità e le tradizioni della nostra città, utilizzando il vernacolo locale, importantissimo valore culturale che si va perdendo sempre più nelle giovani generazioni. Ma non faccio teatro solo con gli adulti: ho riservato una parte dei miei insegnamenti ai preadolescenti. Tradizionale è infatti il corso che tengo da oltre dieci anni presso l’istituto comprensivo “E. Gorga” di Broccostella, dove i ragazzi apprendono i primi rudimenti dell’arte teatrale, sperando che anche per loro possa diventare una passione futura a cui legarsi. Infine, non mi faccio mancare collaborazioni artistiche con tutti coloro che producono spettacoli perché il teatro è una libera forma d’arte che non si può ingabbiare in un unico sistema”.

Qual è il ricordo teatrale a cui sei più legato?
“Il mio esordio. Era il 9 dicembre 2002. Artisticamente acerbo ed emozionato, sentii aprire lentamente il sipario di Alvito. Ho detto “sentii” perché ero sotto le coperte e non vidi nulla. Stavo interpretando la parte di Luca Cupiello nella celebre commedia “Natale in casa Cupiello”. Non mi rendevo conto della responsabilità, del confronto che inevitabilmente il pubblico potesse fare con il grande Eduardo. All’epoca, ero troppo giovane per fare queste riflessioni. Ma per fortuna, grazie alla mia passione per “quelle quattro tavole”, ce l’ho fatta. Il pubblico mi ha sempre voluto bene. La mia più grande soddisfazione è vedere, in questi anni, crescere artisticamente la compagnia “I Commedianti del Cilindro”, nonostante le difficoltà, nonostante la vita che cambia un po’ per tutti, nonostante siano passati molti anni dalla fondazione”.

Progetti futuri?
“Dopo l’inaspettato successo di una mia commedia: “Una famiglia in quarantena”, portata in scena dall’Allegra Brigata nella scorsa primavera, vorrei insistere nella scrittura teatrale per poter regalare nuove risate al pubblico e nuovi spunti di riflessioni ai miei attori. La scrittura, quando ti prende e ti regala belle soddisfazioni, non ti lascia più. Dietro le quinte, è bello sentir ridere la gente per un testo che hai scritto tu. E poi oltre a questo, più che un progetto ho un sogno nel cassetto: creare un grande gruppo teatrale, costituito da interpreti che provengono da diverse realtà artistiche per allestire una pièce teatrale di un certo spessore”.

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