Suicidi, troppe giovani vite spezzate: il punto sull’emergenza con il Colonnello Mattioli – L’INTERVISTA

Da inizio anno 14 vittime e 19 tentati suicidi. In due mesi impennata di casi. L'impegno dell'Arma dei Carabinieri sul territorio

La provincia di Frosinone registra un altro suicidio. L’ennesimo. Un uomo, un padre di famiglia, una persona stimata, si è tolto la vita con un colpo d’arma da fuoco nei giorni scorsi. Il suo nome va ad aggiungersi al drammatico elenco delle vittime dall’8 maggio al 10 luglio. In appena due mesi 12 persone, tra cui 7 giovanissimi ragazzi tra i 16 ed i 34 anni, hanno deciso di togliersi la vita. Mai in questa provincia, in un così ristretto lasso di tempo, si erano registrati così tanti episodi con vittime tanto giovani. Il tutto senza dimenticare che, negli ultimi mesi, si contano ben 19 tentati suicidi, molti dei quali hanno riguardato ragazzi e ragazze.

Ad intervenire, nella stragrande maggioranza dei casi, che si sia trattato di gesti computi o tentati, sono stati i Carabinieri. Le donne e gli uomini dell’Arma. Quelli con una ramificazione capillare sul territorio, quelli più vicini alla popolazione. Abbiamo parlato di questo dramma sociale, di un’emergenza allarmante che va avanti da mesi, con il Comandante Provinciale dei Carabinieri, il Colonnello Gabriele Mattioli. A Frosinone dal settembre 2023, il Col. Mattioli si è mostrato particolarmente sensibile ed attento al problema. Con lui ci siamo interrogati, ci siamo chiesti cosa l’intera società – anche con il supporto dell’Arma – possa fare. Perché restare a guardare in silenzio, voltarsi dall’altra parte, negare il problema, ad oggi ci ha portato ad avere dodici vittime in due mesi. Dodici famiglie distrutte per sempre dal dolore e dai sensi di colpa per non aver fatto abbastanza.

Foto @Massimo Scaccia

L’intervista

“Fidati di me: il potere delle parole”

Il Colonnello Mattioli apre con un “ritratto” forte, una donna salvata dal suicidio da una Carabiniera. La storia è raccontata in una delle dodici tavole riportate nel calendario storico dell’Arma dei Carabinieri ed. 2024. L’immagine, realizzata dallo studio di design Pininfarina, ritrae due donne su un ponte tibetano del Cadore che dondola nel vuoto a ottanta metri da terra. “Della prima sappiamo solo che ha perso il lavoro e che è a tal punto convinta di avere deluso i suoi cari da voler togliere il disturbo per sempre. La seconda si chiama Martina e sta seduta davanti all’altra con le gambe distese e le mani ben visibili, come a dire: fidati di me. Due donne e due stati d’animo opposti: Martina ha realizzato i suoi sogni: diventare Carabiniere e sposare il ragazzo che ama. L’altra li ha visti evaporare uno ad uno. – Racconta l’editorialista Massimo Gramellini – Martina le chiede come si chiama, ma non ottiene risposta. Allora le domanda se le piacciono gli animali, e li qualcosa succede, perché la donna sull’orlo dell’abisso sussurra finalmente il suo nome e dice alla ragazza in divisa: “Parlami di te” Martina lo fa. Le racconta delle sue sconfitte, dei quattro concorsi in cui non è riuscita a entrare nei Carabinieri, e poi del quinto in cui ce l’ha fatta. Domanda all’aspirante suicida se ha dei figli e lei le risponde: tre. Poi pronuncia la frase che ripetono spesso i depressi gravi: “Non sono più alla loro altezza”. “Immagina sia io la tua quarta figlia”, dice Martina. Credi che preferirei una mamma morta a una mamma con dei problemi?”. La carabiniera di figli non ne ha, al marito ha detto che non si sente pronta, che deve ancora crescere, e forse sta succedendo proprio adesso. Adesso che l’altra si alza lentamente e allunga le braccia verso di lei. Martina racconterà che per un lungo istante le è sembrato di vedere il volto di sua madre.

  • Colonnello Mattioli, come nella storia della donna salvata sul ponte tibetano, in questi mesi i Carabinieri della provincia sono più volte intervenuti nei casi di tentato suicidio riuscendo a mettere in salvo delle vite. In altri, purtroppo, l’allarme è scattato quando il gesto estremo era già stato compiuto. Parlando soprattutto dei casi riguardanti giovani e giovanissimi, l’Arma molto ha fatto e continua a fare per sostenere le nuove generazioni…

“Da inizio anno siamo intervenuti in 14 suicidi e 19 tentati. Numeri di poco superiori alla media dell’anno precedente ma certo ciò che colpisce è l’età sempre più giovane di questi ragazzi. Il progetto ‘cultura della legalità’ che ci vede impegnati nelle scuole, al fianco dei bambini e dei ragazzi, ci permette di creare un contatto, un filo diretto, un momento di ascolto e confronto con le nuove generazioni. Certo, lo facciamo per quel che concerne le tematiche più affini all’operato dell’Arma ma tocchiamo tanti aspetti che senza dubbio hanno a che fare con il disagio giovanile. Pensiamo al bullismo, al cyberbullismo, all’abuso di alcol e sostanze stupefacenti. In molti casi – non parliamo di quelli registrati in provincia – giovani e giovanissimi si sono tolti la vita perché vittime di bullismo. Stesso epilogo può accadere per chi soffre di una dipendenza. Ecco, prevenire è quello che ci proponiamo di fare con gli incontri nelle scuole. Spiegando ai giovani le conseguenze che possono avere comportamenti illegali, possiamo aprire un varco, farli riflettere. Certo, tutto questo da solo non basta. Occorre fare rete, che è quello che cerchiamo di fare con le altre Forze di Polizia sul territorio, con la Asl, con la Prefettura”.

  • Pensa che, alla luce dei tanti casi di suicidio tra i giovani, potrebbe fare la differenza cominciare a parlare anche di questa emergenza sociale nelle scuole?

“Attenzionare anche questa grave problematica sociale partendo dalle scuole sarebbe importante. Certo, gli uomini e le donne dell’Arma non hanno le competenze dirette per farlo. Servirebbero psicologi, psichiatri ed esperti in materia. Potrebbero anche essere affiancati agli incontri che noi promuoviamo nelle scuole del territorio, perché no. Ripeto, l’Arma si adopera ogni giorno per fare rete, per essere al fianco delle fasce deboli e di chi ne ha bisogno. Rispondere alle richieste d’aiuto è nel nostro Dna, è lì che siamo bravi ad instaurare un contatto, ad entrare in empatia. Lo facciamo nel quotidiano ed è quello che ci contraddistingue”.

  • Parlando dei tentativi di suicidio, la figura del negoziatore dell’Arma può fare la differenza?

    “Quella del negoziatore è una specializzazione che si acquisisce dopo una selezione rigorosa ed il superamento del ciclo addestrativo di tre settimane tenuto da istruttori del GIS Carabinieri. Ma ciò che a mio avviso fa la differenza è, come dicevo prima, saper cogliere le richieste d’aiuto e riuscire ad entrare in empatia. Ci sono stati Carabinieri in questa provincia che, pur non avendo la qualifica di negoziatore, hanno salvato delle vite. Penso al Luogotenente Giuseppe Di Trinca che lo scorso anno ha salvato un giovane dal suicidio a Pontecorvo. Solo per citare uno dei casi più recenti. Se riusciamo ad intervenire per tempo, possiamo davvero fare la differenza”.
  • Quello dei suicidi è un problema diffuso anche nell’Arma. Ma sono state adottate contromisure importanti per contrastare questo drammatico fenomeno. Pensa che sarebbe utile replicarle anche per i comuni cittadini?

“Il problema dei suicidi interessa l’Arma così come le altre Forze di Polizia da anni. Sono stati istituiti tavoli permanenti per lo studio di questi fenomeni. È stato incrementato il servizio di assistenza psicologica con l’arruolamento di psicologi nell’Arma. Abbiamo un numero verde attivo tutti i giorni per fornire supporto a chi lo richiede in forma anonima, sono state stipulate convenzioni con l’ordine degli psicologi e l’attenzione è massima anche nei confronti del nucleo familiare dei colleghi. Sicuramente un approccio attento può fare la differenza. È chiaro che – uscendo dal discorso legato all’Arma – ci troviamo davanti ad un disagio diffuso, soprattutto tra i nostri giovani, che va analizzato a 360°. Dobbiamo ascoltare i nostri ragazzi, interrogarci tutti e riflettere. Se questi fenomeni sono in aumento e se si assiste ad un drastico abbassamento dell’età media, è evidente che stia accadendo qualcosa a livello sociale. Penso che ognuno di noi possa fare la differenza. L’Arma dei Carabinieri continuerà il suo impegno nelle scuole e nei luoghi di aggregazione, per il contrasto ad ogni forma di illegalità, per essere al fianco delle nuove generazioni, per contrastare fenomeni che possono davvero rovinare delle giovani vite”.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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