Strage di Patrica: l’omaggio al sacrificio di Calvosa e della sua scorta a 45 anni dall’attentato

Frosinone - Nella mattinata la cerimonia per non dimenticare. Di grande impatto gli interventi di Mastrangeli, Guerriero e Piantedosi

Frosinone – “É stato un evento dal forte valore simbolico e dal grande impatto emotivo. I miei complimenti vanno agli organizzatori e, in particolar modo, al Procuratore della Repubblica di Frosinone, Antonio Guerriero, per aver voluto fortemente questo momento di condivisione. Un atto doveroso, per far memoria di un evento che ha insanguinato la nostra storia e per rendere omaggio alla figura di tre servitori dello Stato, fedeli ai valori della Costituzione e all’impegno preso di fronte all’intero popolo italiano, Fedele Calvosa, Giuseppe Pagliei e Luciano Rossi”. – Così il Sindaco di Frosinone, Riccardo Mastrangeli, a margine della cerimonia di commemorazione del quarantacinquesimo anniversario della Strage di Patrica.

L’appuntamento, che ha registrato una ricca partecipazione di pubblico, si è tenuto nell’Auditorium Diocesano, nel quartiere Cavoni a Frosinone. Ad organizzarlo, il Procuratore della Repubblica di Frosinone, Dott. Rosario A.L. Guerriero; il Presidente del Tribunale di Frosinone, Dott. Paolo Sordi e l’Ordine degli Avvocati di Frosinone presieduto dall’avv. Vincenzo Galassi. L’8 novembre del 1978, a Patrica si consumò l’eccidio nel quale persero la vita il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Frosinone, il giudice Fedele Calvosa, 59 anni, l’autista Luciano Rossi 24 anni l’agente Giuseppe Pagliei, 29. Ventuno bossoli, scaricati dai mitra dei killer sull’auto di servizio. Quella che viene definita “la strage di Patrica” porta la firma delle Formazioni Comuniste Combattenti. I terroristi agirono in quattro: Paolo Ceriani Sebregondi, che guidava il gruppo, Nicola Valentino, Maria Rosaria Biondi e Roberto Capone; quest’ultimo, ferito mortalmente per errore dai suoi stessi compagni, fu ritrovato vicino al luogo dell’agguato.

Mastrangeli: “Mai più stragi”

“É stata una grande lezione per i nostri giovani ma anche per tutti noi – Ha aggiunto Mastrangeli – perché mantenere vivo il ricordo dei fatti che hanno segnato la nostra storia non significa solo tramandarne la memoria ma affidare alle nuove generazioni gli strumenti per far sì che simili stragi non si ripetano mai più. Il sacrificio del Procuratore della Repubblica Fedele Calvosa, dell’agente Giuseppe Pagliei, dell’impiegato amministrativo Luciano Rossi si inserisce all’interno di un contesto storico macchiato dal sangue di tanti, troppi innocenti. La nostra giovane Repubblica si è trovata, all’epoca, a fare i conti con il terrorismo politico, con le stragi, con la violenza politica, tra giovani di opposte fazioni che respiravano l’aria avvelenata dallo scontro ideologico. Le cifre di quei tragici eventi sono impressionanti: centinaia e centinaia di vittime per il terrorismo interno. Tra di loro appartenenti alle Forze dell’ordine, magistrati, militari, uomini politici e attivisti, manager e sindacalisti, giornalisti, ignari passanti, tra cui donne e bambini. Tutti erano in pericolo, nessuno venne risparmiato da questo clima avvelenato che cercò di mettere in discussione i pilastri stessi della convivenza civile e della democrazia. In questo quadro, va sottolineato come la ferita inferta ai familiari dei caduti sia stata e sia tuttora una ferita inferta al corpo della Repubblica, fondata sulla nostra Costituzione. Una Costituzione che parla di libertà, di democrazia, di responsabilità, di solidarietà, di rispetto di ogni persona. Oggi, alla presenza di S.E. il Ministro dell’interno Matteo Piantedosi e delle autorità del territorio, ricordiamo quella terribile giornata dell’8 novembre 1978, in cui persero la vita Fedele Calvosa e i ciociari Pagliei (di Giuliano di Roma) e Rossi (di Sgurgola), in un vile agguato rivendicato dalle formazioni comuniste combattenti, le quali ascrivevano al magistrato la “colpa” di aver emesso un mandato di comparizione nei confronti di 19 operai di una fabbrica tessile, accusati di violenza privata. Quell’atto rappresentava, per i terroristi, “un attacco generalizzato alle lotte operaie””.

“Il 4 gennaio 1978 le Formazioni Comuniste Combattenti avevano già ucciso a qualche chilometro di distanza da qui: Carmine De Rosa, Maggiore dei Carabinieri in congedo e capo dei servizi di sicurezza industriale alla Fiat di Cassino. In quegli anni così difficili per il Paese, l’omicidio di Fedele Calvosa si inseriva nel disegno criminoso volto a sferrare un attacco mortale a uomini considerati pericolosi perché fedeli ai valori della Costituzione sui è fondata la nostra amata Repubblica. Ed è stata proprio la stragrande maggioranza del popolo italiano che ha preso con forza le distanze da chi avrebbe voluto trascinare l’Italia fuori dal novero delle nazioni libere e democratiche.
Oggi quello stesso popolo, compreso quello della nostra provincia, ricorda e onora il sacrificio di Fedele Calvosa, Giuseppe Pagliei e Luciano Rossi. Intorno alla loro memoria ci stringiamo commossi per ribadire con determinazione: mai più violenza politica, mai più stragi, mai più esistenze distrutte, vite sottratte, mai più sangue e dolore sparso in nome di ideologie disumane e respinte dalla storia”. – Ha concluso il Sindaco di Frosinone.

A moderare il ricco parterre di interventi, alla presenza delle più alte rappresentanze militari, politiche, civili e religiose del territorio, la giornalista ciociara Mariarita Grieco – Vicedirettrice del Tg1. Carico di significato l’intervento della nipote del Giudice ucciso, la professoressa Lucia Calvosa, Ordinario dell’Università di Pisa, che ha abbracciato simbolicamente i familiari delle vittime dell’attentato. A portare i saluti, il Vescovo della Diocesi di Frosinone, Mons. Ambrogio Spreafico; il Prefetto di Frosinone, Dott. Ernesto Liguori; il Presidente della Provincia di Frosinone, Luca Di Stefano. A seguire, gli interventi del Dott. Giuseppe Meliadò, Presidente della Corte di Appello di Roma; del Dott. Tonino Di Bona, Sostituto Procuratore generale presso la Corte di Appello di Roma; del Dott. Paolo Sordi, Presidente del Tribunale di Frosinone e dell’Avvocato Vincenzo Galassi, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Frosinone. In via straordinaria è arrivato a Frosinone anche il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Avv. Fabio Pinelli.

Il Procuratore Guerriero: “Questo è il momento della coesione”

Dopo la proiezione di un contributo video, gentilmente concesso dalle Teche Rai, ha preso la parola il Procuratore della Repubblica di Frosinone, il Dott. Antonio R.L. Guerriero: “Fedele Calvosa era un mite, un servitore dello Stato lontano dalla politica, equilibrato. Il dovere gli impose scelte alle quali non poteva derogare e fece il suo dovere, nonostante fosse consapevole che avrebbe potuto pagare con la sua stessa vita. Come poi avvenne. Capiamo il valore della giustizia quando siamo vittime di ingiustizia. Avere speranza nella giustizia significa che le istituzioni non devono superare i loro compiti”. Ha detto il Procuratore. Poi, rivolgendosi alla politica facendo riferimento alla necessità di tutelare l’indipendenza della magistratura, ha proseguito: “Abbiate una visione lunga. Costruiamo una Giustizia credibile. I magistrati devono avere una visione lontana dalla politica. Ma la politica deve capire che senza magistratura il sistema va a rotoli. Questo è il momento della coesione”.

Piantedosi: “Il sacrificio di Calvosa e della sua scorta ci hanno consegnato un’Italia migliore”

Le conclusioni sono affidate al Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi che, dopo aver apprezzato lo splendido colpo d’occhio fornito dalle fasce tricolori dei sindaci e dalle divise di tutte le Forze dell’ordine e sottolineato la grande valenza dell’iniziativa, ha evidenziato: “Con l’esempio di questi grandi eroi si è affermata un’Italia migliore, che si fonda sui principi di libertà, democrazia e civiltà, che combatte e vince la prevaricazione, la violenza e la sopraffazione. Aver sottolineato, dopo 45 anni, la valenza di una missione come quella del Giudice Calvosa non è soltanto ricordarne la memoria e l’operato ma è soprattutto un messaggio per il futuro, un insegnamento che resta costante nella riconoscenza che dobbiamo a tutti coloro che hanno sacrificato la loro esistenza per una società migliore e per il bene della nostra Repubblica. Per citare le parole che il già presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, proferì nel maggio del 2008, noi non dimentichiamo e non vogliamo che venga mai dimenticato il nostro debito nei loro confronti”.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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