Ceccano – Una fiaccolata per dire “stop” ai femminicidi. L’appuntamento è per il prossimo sabato 25 novembre, alle ore 17.30, in Piazzale Vittorio Bachelet. “Un momento di solidarietà, per mostrare vicinanza a tutte le donne che abbiano subito qualsiasi forma di violenza di genere”, fanno sapere da ‘Progresso Fabraterno’ aggiungendo: “Abbiamo deciso di non apporre simboli sui manifesti. Lasciamo a casa le bandiere e i colori politici, per unirci tutti contro un fenomeno che va condannato in ogni sua forma e misura. Da anni osserviamo crescere le statistiche circa le violenze di genere. Insieme ai numeri crescono anche i nostri timori. Paura di uscire da sole, di prendere mezzi pubblici, di percorrere un tratto di strada poco illuminato. Terrore di essere stuprate, sfigurate, uccise. La violenza di genere non conosce confini, le avvisaglie non sono sempre visibili e, anzi, sono troppo spesso sottovalutate. La gelosia, l’ossessione, il controllo sono scambiati per gesti d’amore. È giunto il momento di unirci e di urlare forte, anche per chi non ce l’ha fatta. Non per una, ma per tutte”.
Ceccano 2023 risponde all’appello: “Presente”
“Accogliamo l’invito dell’Associazione Progresso Fabraterno ad unirci alla fiaccolata di sabato 25 novembre in nome di Giulia e di tutte le donne vittime di violenza, per manifestare a gran voce il nostro dissenso e ribadire la necessità di porre fine ai femminicidi con interventi urgenti all’interno delle famiglie, delle scuole, dei contesti lavorativi e istituzionali di ogni ordine e grado, fatti di prevenzione, di supporto, di tutela contro la violenza di genere, di giustizia sociale, fino a eradicare quel sistema patriarcale atavico, quei retaggi culturali che incidono fortemente in ogni contesto di vita a discapito delle donne e che sfociano in abusi, prevaricazioni e delitti sempre più cruenti. Sarà una marcia di lotta, di riflessione, di confronto, di consapevolezza di un grave malessere sociale e di un abbruttimento culturale non più accettabile”. – Scrivono da Ceccano 2030.
“Le donne non vogliono più feste programmate, ricorrenze vuote, panchine rosse, lacrime di coccodrillo, hanno bisogno di giustizia sociale, interventi educativi e culturali all’interno delle scuole e delle famiglie con adeguato supporto psicologico, un potenziamento dei servizi di rete dai centri antiviolenza, ai centri di ascolto, alla tutela legale delle donne maltrattate e ai loro figli, interventi per la parità dei diritti sui luoghi di lavoro. Le donne vogliono protezione nelle loro case e nelle strade. Vogliono uscire serene dal turno di notte senza guardarsi le spalle con la paura ad ogni rumore, con un occhio ai vestiti che indossano. Vogliono essere credute quando denunciano. Vogliono uscire vive da una relazione. Vogliono asili condominiali, vogliono colloqui di lavoro in cui non venga analizzato il loro utero ma il proprio curriculum. Vogliono smetterla di doversi far largo a spintoni in un mondo che sussurra al maschile ma trovare un mondo solidale, giusto e che valorizzi la donna per quello che è e la sua libertà di esistere. Per Giulia e per tutte le donne che non hanno voce”.