Nei primi tre mesi del 2025, rispetto allo stesso periodo del 2024 che già era stato fortemente negativo, lo stabilimento Stellantis di Piedimontre San Germano ha registrato un crollo della produzione ai minimi di sempre perdendo il 45,5% dei volumi, con un ritmo di appena 1200 auto montate al mese. Lo si desume dal report diffuso dalla Fim-Cisl e, in particolare, dal segretario nazionale Ferdinando Uliano. Ma per il sito cassinate le notizie che confermano un’incertezza di fondo sono arrivare da Bloomberg e sono state poi rilanciate da Milano Finanza: infatti si parla con insistenza di spin off per Maserati e di collaborazioni con altre case automobilistiche per Alfa Romeo. Due marchi con prodotti che escono sia pur con volumi modesti da Cassino con tre modelli (Giulia e Stelvio per il Biscione e Grecale per il Tridente). Partiamo dalla produzione cassinate crollata: quella nazionale di Stellantis nei suoi stabilimenti italiani è diminuita pesantemente ma restando 10 punti sopra Piedimonte e si è fermata a meno 35,5%. Il sito cassinate nel I° trimestre si è fermato a 4.655 unità. “Un dato trimestrale così negativo non è mai stato raggiunto nella storia dello stabilimento di Cassino – ha evidenziato Uliano -. Da oltre un anno lo stabilimento è organizzato su un solo turno. L’attuale produzione è rappresentata per il 26% da Alfa Romeo Giulia, il 53% dall’Alfa Romeo Stelvio e il 20% dalla Maserati Grecale, quest’ultima viene prodotta anche nella versione full electric. Le potenzialità dello stabilimento di Cassino sono enormi: nel 2017 la produzione è stata sette volte l’attuale, con 2.000 dipendenti in più. Attualmente gli occupati sono intorno alle 2.500 unità. Nei primi tre mesi sono circa 31 le giornate con fermo produttivo, mentre quelle in attività hanno visto circa 700 lavoratori in Contratto di Solidarietà (CDS)”. Quanto ai piani annunciati dal responsabile Europa del gruppo francese, Jean Philippe Imparato, lo scorso dicembre al Mimit, oltre alla Maserati Grecale, allo stabilimento è stata assegnata la futura piattaforma STLA Large BEV con i nuovi modelli Alfa Romeo Stelvio e Giulia. “Il lancio produttivo inizialmente previsto a fine 2025 molto probabilmente verrà effettuato nei primi mesi del 2026 – ha annotato sempre il segretario della Fim-Cisl -. Nell’ultimo incontro al Mimit è stato confermato un terzo modello “top di gamma”, non si conosce il brand, che verrà prodotto dal 2027. Per tutti i modelli vengono previste le versioni ibride. Non è positivo lo spostamento del lancio delle nuove Alfa Romeo, è fondamentale il rispetto dei tempi al fine di limitare l’attuale pesante uso di ammortizzatori. È evidente che per tutto il 2025 continuerà ad esserci una difficoltà sui volumi”, conclude Uliano.
La Fim: crollo senza precedenti della produzione, nei primi 3 mesi – 45%
Quanto alle notizie sulle strategie che John Elkann sta studiando sui due marchi storici, è spuntata la notizia dell’incarico a McKinsey & Co. di fornire consulenza strategica. La mossa – secondo MF – “è legata in particolare alla pressione crescente derivante dai dazi automobilistici imposti dal presidente americano Donald Trump, tornato protagonista della scena politica e commerciale a stelle e strisce. Secondo quanto è possibile ricostruire, la società di consulenza dovrà valutare diverse opzioni sul tavolo, tra cui possibili partnership con altri costruttori per facilitare l’accesso a nuove tecnologie, un elemento sempre più cruciale in un mercato automobilistico in rapida trasformazione. Le fonti parlano anche di un’ipotesi di spin-off per Maserati, benché le discussioni siano ancora in fase preliminare”. Il segretario Uliano ha parlato di “errori enormi sono stati compiuti su Maserati. È indispensabile che Stellantis chiarisca e definisca la nuova strategia che vuole adottare per Maserati, su modelli e volumi” … “Il gruppo ha annunciato a fine anno il ‘progetto alta gamma’ con il coinvolgimento della Motor-Valley. Non abbiamo ancora chiari dettagli, ma per noi è fondamentale che questo debba avere riscontri sulle future produzioni Maserati, in tutti gli stabilimenti dove ora è presente il marchio del Tridente”. Una situazione attuale disastrosa coi francesi e la famiglia Elkann che in 4 anni sono riusciti ad azzerare l’auto italiana, prospettive nebulose e conti del gruppo che continuano ad assicurare solo dividendi agli azionisti e che non promettono nulla di buono per i lavoratori. In questo scenario il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, continua a raccontare una realtà parallela: “Con Stellantis abbiamo rimesso sulla strada l’auto italiana dopo che ne era uscita, a differenza di quanto sta accadendo in Europa dove gli stabilimenti stanno chiudendo”: incredibile ma testuale.
In arrivo un’altra ondata di esuberi incentivati a Piedimonte San Germano
Anche perché sui 2500 dipendenti diretti rimasti al lavoro – quando la fabbrica funziona – nelle officine di Piedimonte ci sono almeno 700 lavoratori dichiarati quali esuberi strutturali dall’azienda. Come avvenuto a Pomigliano, le organizzazioni sindacali si attendono che ci sia anche a Cassino una nuova ondata di esodi incentivati che potrebbe riguardare altri 3-400 unità. Per questo la Fiom-Cgil ricorda che “nel corso dell’ultimo incontro al Mimit del 17 dicembre scorso Stellantis aveva spiegato della centralità dell’Italia nella propria strategia. E questo messaggio è stato accolto e amplificato anche dal Governo e dal Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Ma da quel momento, la produzione in Italia nel 2024 è precipitata a 283.090 auto (come accadde nel lontano 1956); il calo della quota di mercato in Italia risulta sotto la storica soglia del 30% e in Europa al 15%; si conferma l’utilizzo degli ammortizzatori sociali per tutto il 2025 allo stesso livello del 2024, con il conseguente grave impatto sulle retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori; il premio di risultato del 2024 è di poco superiore a 600 euro, mai così basso, che si contrappone all’utile di 5 miliardi redistribuiti agli azionisti. E da ultimo le nuove uscite volontarie del 2025”. Il 2 aprile sono stati annunciati 350 esuberi in Campania, di cui 50 a Pratola Serra e 300 a Pomigliano. Altro che decantato Piano Italia! I metalmeccanici della Cgil chiedono: “Il Governo, al posto di pensare alla riconversione del settore al militare, ripristini il fondo automotive tagliato dell’80%. La crisi di Stellantis e dell’automotive sono da affrontare con politiche industriali e risorse condizionate alla salvaguardia occupazionale. Per questo è necessario aprire un confronto a Palazzo Chigi. La Presidente del Consiglio non può continuare a fare finta di nulla. Non dobbiamo riarmarci, dobbiamo difendere e rilanciare i settori strategici per la nostra industria”.
La Fiom: investimenti immediati. La Uilm: Maserati vada con Ferrari
Rocco Palombella, segretario generale della Uilm-Uil s’è messo al pc ed ha scritto una lettera ad Elkann: “Egregio Presidente, sono trascorsi oltre otto mesi dalla mia lettera, nella quale Le esprimevo un grido di dolore per la situazione drammatica in cui versava la produzione di Maserati. La mia lettera evidenziava una perdita di volumi in tutti e tre gli stabilimenti, passati da oltre 27mila Maserati prodotte nel 2023 a meno di 10mila nel 2024, con un calo enorme del 64%. Con questi risultati, era evidente che saremmo arrivati nel brevissimo periodo a fermare la produzione a Torino e a Cassino; a Modena invece la situazione era ancora più drammatica poiché si produceva un unico modello di Maserati. Le suggerii molto umilmente di intervenire concretamente prima che si consumasse il disastro. Dopo poche ore, Lei mi rispose tramite l’ex amministratore delegato Carlos Tavares assicurandomi che Maserati rimaneva “l’unico marchio di veicoli completamente progettati, sviluppati e prodotti in Italia” e che “dal punto di vista commerciale” stavate facendo “grandi passi in avanti verso un’ulteriore espansione del Marchio a livello internazionale” escludendo di “scorporare in qualsiasi modo Maserati da Stellantis”. (…) Le Maserati prodotte in questo primo trimestre, invece, sono circa mille, in calo del 73% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. È stata quasi azzerata la produzione a Mirafiori e fortemente ridimensionata a Cassino; mentre lo stabilimento di Modena ha lavorato sette giorni in tre mesi, i lavoratori sono in cassa integrazione ormai da quasi due anni. (…) Torno a ribadirLe che non c’è più tempo da perdere e che per noi ci sono solo due strade da percorrere per il rilancio dei Marchi iconici: investimenti immediati e produzione di nuovi modelli oppure la nascita del Polo del Lusso con Ferrari, l’unico spin-off che ci convince”.