Stellantis Cassino, il 2024 chiude ai minimi per occupati e volumi. Marsella (Fim): “Declino no stop”

La vicepresidente della Regione, Angelilli: "I francesi non parlano della crisi dell'indotto perché non è questione che gli interessa"

Il crollo produttivo e occupazionale sarà la cifra del Capodanno che si avvicina per lo stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano. Mai così poche auto uscite dal cancello 7 in dodici mesi: al primo gennaio saranno circa 30mila. Vale a dire circa 18-20 mila in meno rispetto al 2023, che già era stato un anno disastroso, essendosi fermato a quota 48mila vetture completate dalle officine del montaggio. Quanto ai lavoratori diretti, si scende per la prima volta sotto la soglia minima dei 2500: un record negativo che, probabilmente, sarà considerato un “merito” dalla nuova conduzione parigina del gruppo, che dal 2021 ad oggi ha portato avanti una distruzione pervicace e instancabile dell’auto italiana.

Lo dicono i fatti registrati dalle cronache sindacali ed economiche, al di là delle resistenze dei pochi manager tricolori rimasti al comando di rari spezzoni dell’azienda francesizzata manu militari. Alfa Romeo è uno di questi micro territori: ma solo perché la casualità ha voluto che a metà ottobre arrivasse Santo Ficili a prendere il posto del francese Jean Philippe Imparato.

Mirko Marsella, segretario generale della Fim-Cisl provinciale, scatta una fotografia impietosa: “Da qui al 31 dicembre la produzione di volumi calerà di 20mila vetture anno su anno. Manca ancora un mese ma ci saranno ulteriori fermate collettive a dicembre. Insomma se calcoliamo che il 2023 è stato da dimenticare, pare evidente che continua la discesa ripida che investe anche i livelli occupazionali”. Prima della ristrutturazione operata dai francesi lo stabilimento di Piedimonte poteva produrre 480 auto Alfa Giulia e Stelvio a turno, con una potenzialità di impostato di 1300 vetture al giorno. “Oggi, quando si lavora – precisa Marsella -, di auto se ne producono 190 quotidiane a turno unico. L’impostato dopo la ristrutturazione non va oltre le 600 massimo al giorno”. L’incubo resta legato agli scarsi volumi delle vendite dell’elettrico, anche perché – spiega il segretario dei metalmeccanci Cisl – “dell’uso di motorizzazioni ibride s’è parlato. Ma sta di fatto che i nuovi modelli in programma, a partire dalla nuova Alfa Romeo Stelvio, con prime lamiere tagliate in lastratura dal prossimo febbraio e lancio previsto a settembre 2025, e dalla nuova Alfa Romeo Giulia che verrà immessa sui mercati nei primi mesi del 2026, saranno entrambi full electric. E’ vero che l’azienda sta pensando ad un’alternativa, introducendo l’ibrido come ha fatto a Mirafiori per la 500. Ma una volta che una vettura è progettata nella sua versione elettrica, prima di riprogettarla ibrida serviranno dei tempi tecnici che non saranno per forza di cose immediati. Il problema è che con gli attuali volumi impostati è impossibile tornare a livelli occupazionali accettabili”.

Nel 2025 e 2026 Stelvio e Giulia ma restano solo in versione elettrica

Peraltro Maserati continua a non essere pervenuta: basta pensare che di Grecale elettriche se ne producono 7-8 al giorno. nello stabilimento di Piedimonte i lavori in corso da parte di Stellantis riguardano sempre e solo l’elettrico: si sta procedendo all’allargamento dell’hub batterie al Montaggio. “La terza vettura è stata assegnata al nostro stabilimento – precisa il segretario Fim – ma non sappiamo che marchio è. In ogni caso con l’elettrico, ribadisco, il problema restano i volumi”. E se Stellantis soffre, l’indotto automotive è letteralmente a pezzi. In questi giorni è in corso la protesta dei 32 lavoratori della ditta De Vizia che hanno perso il posto. Ma davanti ai cancelli del grande stabilimento automobilistico ci sono anche rappresentanze di aziende come Logitech, Tecnoservice e Trasnova.

La situazione è destinata anche a peggiorare. “C’è il problema delle aziende dell’indotto che hanno l’appalto in scadenza al 31 dicembre: si tratta di 10-15 realtà produttive con circa 280 lavoratori direttamente interessati. Di certo dal 2025 queste aziende perderanno le commesse e non sappiamo come verrà gestita la fase successiva, anche perché quelle lavorazioni vanno fatte comunque”. Un imprenditore storico dell’automotive cassinate di un’azienda dell’area industriale Cassino-Villa-Piedimonte ha raccontato come la perdita del proprio appalto – peraltro risalente agli anni della Fiat -, sia stata dovuta ad una gara Stellantis che è stata turbata – a bando aperto – dalla costituzione di una società da parte di un collega francese a cui è andata l’aggiudicazione del tutto, mentre in Italia sono rimaste ormai fuori dai siti ex Fca ben 32 aziende specializzate nel servizio richiesto. “A parte la scadenza degli appalti, l’altro problema riguarda la cassa integrazione – ricorda Marsella -: molte aziende termineranno gli ammortizzatori sociali nei primi mesi del nuovo anno. E parliamo anche di cig in deroga. Insomma se non ci sarà un intervento legislativo, senza disponibilità di ulteriori ammortizzatori, alle aziende non resterà che mettere mano ai licenziamenti collettivi”.

Indotto, proteste in corso. Altri 280 lavoratori in bilico dal primo gennaio

“L’interlocuzione con Stellantis non è semplicissima perché, nonostante gli impegni presi lo scorso anno in più tavoli al Mimit, non hanno ad esempio rispettato i patti sulla produzione di quest’anno. Si erano impegnati a realizzare in Italia un milione di veicoli e sono stati invece circa la metà. Questo ha determinato la cig dei lavoratori di Stellantis e grosse ripercussioni sull’indotto, che è il comparto più fragile e molto esposto”: ha spiegato la vicepresidente della Regione Lazio, Roberta Angelilli, in audizione alla Pisana nei giorni scorsi. “Stenatis – ha aggiunto –  ha diminuito la produzione nonostante l’erogazione dell’Ecobonus. L’interrogativo che è stato sollevato nell’incontro al Mimit è stato quindi ‘Ecobonus o sostegno alla filiera, che è a rischio, per essere pronti a tutte le sfide della transizione ed eventualmente come ultima ipotesi essere pronti a una riconversione?'”. Ma Angelilli ha specificato: “Non parlo di riconversione perché vuol dire avere già abbandonato il campo, e questo rispetto a Stellantis non è costruttivo perchè l’automotive è un settore strategico, e poi perché Stellantis sarebbe solo che felice se gliene parlassimo: altri soldi per alleggerirsi di responsabilità”. Su Cassino “ci hanno ribadito che la piattaforma Stellalarge è superinnovativa e ci hanno confermato la produzione della Maserati Grecale elettrica, la nuova Stelvio e la nuova Giulia, tuttavia non abbiano nascosto la nostra preoccupazione perché usufruiscono della cassa integrazione ma non hanno parlato dell’indotto, che a loro non interessa”. Appunto.

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Stefano Di Scanno
Stefano Di Scanno
Giornalista Professionista

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