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Stellantis Cassino, ibridazione Stelvio e Giulia e rebus Maserati: futuro incerto e pieno di “cassa”

Le reazioni delle organizzazioni sindacali dopo gli impegni presi dal rappresentante per l'Europa del gruppo automobilistico ieri al Mimit

Il responsabile Europa di Stellantis, Jean Philippe Imparato, durante una visita nello stabilimento di Piedimonte San Germano
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Caute e problematiche Fiom-Cgil e Uilm-Uil, più possibilista sulla svolta la Fim-Cisl. Queste le reazioni tra i metalmeccanici confederali dopo le parole di Jean-Philippe Imparato, responsabile di Stellantis per l’Europa, pronunciate ieri pomeriggio al tavolo del Mimit. – LEGGI QUI

“In pochi giorni dalle dimissioni dell’amministratore delegato era impensabile avere un vero piano industriale – spiegano in una nota dalla Fiom -. Oggi (ieri, ndr) è stato presentato un piano di ripartenza che però nel 2025 dovrà affrontare il tema della continuità dell’occupazione in particolare nell’indotto ma è necessaria l’integrazione salariale della cassa per i lavoratori. Sul piano industriale ci sono punti critici importanti: l’autonomia dei brand italiani a partire dal futuro di Maserati e la gigafactory di Termoli. Ed inoltre i tempi per Cassino e Melfi nonostante l’ibridizzazione peseranno sui lavoratori”: è l’avvertimento dei metalmeccanici Cgil.

Per la Fiom è un primo confronto di ripartenza. “Avremo un periodo non particolarmente semplice nei prossimi anni, è necessario ricostruire rapporti di lealtà e fiducia con le lavoratrici e i lavoratori. Se siamo consapevoli del momento di difficoltà, servono le risorse necessarie da parte del Governo. La nostra mobilitazione continuerà verso il governo e l’Unione europea, che dovrà prevedere un pacchetto straordinario di risorse per garantire i livelli occupazionali, la produzione e la rigenerazione dell’occupazione. È ora che a Palazzo Chigi siano convocate imprese e sindacati”. Del resto a fine 2024, 18 mila addetti su 33 mila lavoratori di Stellantis in Italia sono in cassa integrazione o con contratti di solidarietà. Sono dati rilanciati dalla Fiom-Cgil nell’indagine a cura del Centro studi sul settore metalmeccanico e sulla sua evoluzione negli ultimi anni, usando come fonti l’Istat, Eurostat, Svimez e i bilanci aziendali.

La Fiom chiede risorse al governo. La Uilm: riunione solo interlocutoria

“Dobbiamo passare dalle parole ai fatti. Sono state dette tante parole che sono in continuità con quelle che ci hanno detto in questi anni. C’è stata solo un’aggiunta di modelli per alcuni stabilimenti, però non ci sono le condizioni per poter dichiarare che è iniziata una nuova fase'”, ha scandito da parte sua Rocco Palombella, segretario generale della Uilm. In merito però alle relazioni industriali, ‘molto probabilmente’ è una fase nuova, “anche se – ha continuato – non c’è una fase che possiamo definire in grado di poter assicurare agli stabilimenti, di poter assicurare prospettive, di poter dire che da domani la situazione migliorerà. E questo per noi è una grande preoccupazione. Non ci sono novità al momento, ci sono solo annunci. Invece noi riteniamo che la situazione negli stabilimenti sia ancora pesante, cassa integrazione, anche negli stabilimenti che vanno bene si continua con la cassa integrazione e non ci sono da parte neanche del ministro chiarimenti sui fondi che sono stati sottratti all’Automotive e sono stati distratti su altre realtà”. Concludendo per la Uilm-Uil è stata una riunione interlocutoria “alla quale però devono seguire i fatti da un punto di vista dello sviluppo dei modelli e della garanzia occupazionale anche dell’indotto”.

La Fim parla di fase di svolta ma è allarme ammortizzatori sociali

Il segretario generale Fiim-Cisl Ferdinando Uliano parla di “un momento di svolta nei rapporti con l’azienda dopo
l’uscita dell’Ad. Le novità emerse, a partire dalla piattaforma small rappresentano un elemento di certezza sulle prospettive e sui volumi a cui si aggiungono novità legate all’ibridizzazione dei modelli e l’impegno sull’indotto. Al piano industriale precedente da noi giudicato insufficiente, hanno aggiunto la nuova piattaforma small con 2 nuovi modelli a Pomigliano dal 2028 a largo consumo. A Cassino vengono sviluppate anche le versioni ibride delle full electric previste su Stelvio e Giulia e in aggiunta al nuovo top di gamma sempre su piattaforma large. Mentre su Maserati non ci sono state chiarimenti da parte dell’azienda, oggi siamo sotto le 10 mila unità vogliamo capire quale piano l’azienda ha per questo importante marchio e quanto incida sugli stabilimenti di Modena, Mirafiori e Cassino”.
Il Segretario Fim ha poi lanciato l’allarme sugli ammortizzatori – “abbiamo una situazione rispetto agli ammortizzatori drammatica. Entro il prossimo anno finiranno per la quasi totalità dei siti servono certezze di coperture per questi lavoratori. Uliano ha poi chiesto la necessità di verificare il rapporto con i grandi fornitori presenti nel nostro Paese sui quali si rischia – come sta avvenendo con Stellantis – in rientro delle produzioni nei paesi d’origine.

Ugl Metalmeccanici: l’azienda faccia squadra con l’Italia

“Registriamo un cambio di passo rispetto alla gestione Tavares, è tempo di fare squadra con l’Italia per affrontare le sfide esistenziali che affrontiamo e sottovalutate da alcuni in Europa””, ha dichiarato il segretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera. “Noi sosterremo il settore automotive italiano, Stellantis deve riavviare la nuova architettura produttiva, possiamo e dobbiamo rimettere sulla giusta strada l’auto italiana facendolo insieme in Europa. Per l’Ugl Metalmeccanici il momento delle decisioni è maturo, è il tempo giusto della responsabilità facendo squadra con l’Italia per affrontare le sfide esistenziali. E’ il momento che il sistema Italia agisca insieme per il rilancio del settore automotive nella difficile fase di rinnovamento tecnologico e transizione industriale”.

Francesi in ritardo nel pagare i fornitori, Confapi ottiene promesse

Quanto all’indotto, il presidente di Confapi, Cristian Camisa, dopo il tavolo Stellantis ha sostenuto che è “una vittoria di Confapi la proposta recepita da Stellantis al tavolo del Mimit in merito al rispetto dei termini di pagamento contrattuali. L’ingegner Imparato di Stellantis ha detto che questo è un problema che vuole risolvere e verificare con il suo ufficio acquisti perché è una questione di responsabilità sociale. Il mancato rispetto dei termini di pagamento sta creando gravi difficoltà finanziarie per le imprese, soprattutto per le Pmi industriali della filiera automotive. Nonostante termini contrattuali definiti, i ritardi effettivi compromettono la liquidità, limitano la capacità di investimento e generano stress economico in un settore già provato dalla crisi. Il rispetto dei tempi di pagamento è una componente fondamentale per la sostenibilità economica della filiera automotive e deve essere valorizzato come elemento integrante dei criteri Esg”.

Insomma l’indotto subisce non solo il drastico calo delle commesse dal gruppo francese, spesso il venir meno delle aziende italiane – pur impegnate da lustri con l’ex Fiat ed ex Fca – in contratti che vengono invece assegnati a imprenditori francesi (è successo anche questo), ma anche la beffa di vedersi tardare oltre ogni limite sopportabile la liquidazione delle prestazioni svolte. Ora Imparato sembra essersi passato la mano sulla coscienza anche su questo. Si attende, come su tutta la partita commentata dai sindacati, la verifica dei fatti.

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