Il presidente di Stellantis, John Elkann, verrà ascoltato la settimana prossima a Montecitorio sulla produzione automobilistica del gruppo in Italia. La convocazione delle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato è prevista per il 19 marzo, alle 14,30, nella Sala del Mappamondo. Ma c’è poco da farsi illusioni su una svolta produttiva e occupazionale per gli stabilimenti italiani e per quello di Piedimonte San Germano in particolare. Le preoccupazioni di Elkann non sono mai state per l’Italia – a guardare il quadro disastroso al termine di quasi cinque anni di vendita del settore a Peugeot e Macron – e lo sono ancora meno oggi, considerate le minacce annunciate o in via di attuazione dei dazi da parte di Trump. Per questo John Elkann ha avviato un processo di riconversione industriale per riportare parte della produzione negli Stati Uniti. Ma il ministro del made in Italy Adolfo Urso – che ieri, 14 marzo, ha ospitato l’ennesima riunione del tavolo sull’automotive, resta – beato lui – ottimista. Non si parla più di altri produttori stranieri, neanche dei protocollo siglati dalla premier Meloni a Pechino con gruppi interessati a produrre in Italia. Si torna a puntare tutto sul gruppo francese ecco perché, dopo mesi di tensioni, tutto è pronto per l’audizione della riappacificazione tra Palazzo Chigi e il presidente del gruppo Stellantis.
Il 19 marzo la pace ufficiale Meloni-Elkann. Urso: una nuova rotta
“Con il Piano Italia, Stellantis ha intrapreso un significativo cambio di rotta. Finalmente, l’auto italiana torna in strada. Ora bisogna accelerare sugli investimenti”. Ha affermaro Urso durante il Tavolo Automotive. “Dopo un intenso confronto al Tavolo Stellantis, sostenuto anche da risoluzioni parlamentari convergenti, abbiamo ottenuto che l’azienda rivedesse il proprio piano industriale, riportando l’Italia al centro della sua strategia di sviluppo. Il Piano Italia impegna l’azienda ad assumersi la responsabilità sociale di guidare, insieme a noi tutti, la transizione tecnologica e industriale, che rappresenta la vera sfida per la nostra Europa. Stellantis, a differenza di altri produttori europei ha assicurato la permanenza in produzione di tutti gli stabilimenti e dei livelli occupazionali, aumentando gli investimenti in ricerca e sviluppo e annunciando nuovi modelli in produzione, elettrici e ibridi, nuove piattaforme produttive e un impegno nella valorizzazione della filiera e del Made in Italy. Solo quest’anno sono previsti investimenti con risorse proprie per 2 miliardi di euro per gli stabilimenti e 6 miliardi in acquisti da fornitori italiani. Mi auguro che ciò garantisca una inversione di tendenza positiva. Sarà compito del Ministero monitorare sull’attuazione del Piano e sugli impegni assunti da Stellantis”. “Apprezziamo gli annunci delle ultime settimane che vanno in questa direzione, come quello sulla nuova produzione dei cambi per le auto ibride a Termoli e l’anticipo dell’avvio della produzione della 500 ibrida a Mirafiori” ha concluso il Ministro.
La Fiom-Cgil: risorse insufficienti, non si passi dal green al militare
A riportare coi piedi a terra un po’ tutti, a termine della riunione al Mimit, ci ha pensato Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità. “Le risorse annunciate dal Governo per l’automotive nel nostro Paese sono del tutto insufficienti, anche a fronte del taglio dell’80% al fondo con la legge di stabilità. Gli investimenti quindi saranno destinati esclusivamente alla filiera della componentistica, circa 2,5 miliardi di euro nel triennio 2025-2027. Governare la transizione non vuol dire passare dal green al militare; sarebbe una scelta di cui non vogliamo neanche discutere ma che sarebbe assurda dal punto di vista etico, industriale e occupazionale. Sono necessarie risorse private, i 2 miliardi di investimenti annunciati da Stellantis per il 2025 evidentemente non bastano. E servono anche risorse pubbliche che devono essere condizionate alla tutela occupazionale. Nel 2024 – ha ricordatto Lodi – Stellantis ha prodotto in Italia 283 mila auto e la prospettiva potrebbe essere ancora peggiore nel 2025 con effetti sull’occupazione non solo dei lavoratori di Stellantis ma anche della componentistica. È necessario rilanciare il settore ma anche proteggere i lavoratori. È per questo che come Fiom-Cgil abbiamo lanciato una campagna di raccolta firme negli stabilimenti di Stellantis per rivendicare nei confronti dell’azienda ma anche delle Istituzioni, a partire dalle Regioni, strumenti per l’integrazione salariale del reddito delle lavoratrici e dei lavoratori. La crisi del settore automotive è stata scaricata completamente sui salari delle lavoratrici e dei lavoratori su cui pesano gli effetti dell’utilizzo massiccio degli ammortizzatori sociali. Come Fiom-Cgil riteniamo necessario anche un pacchetto straordinario di risorse per investimenti su produzione, progettazione, ricerca e sviluppo per salvaguardare l’occupazione, la riduzione dell’orario, la formazione. Abbiamo bisogno anche di ammortizzatori sociali per la transizione”.
Mobilitazione di sindacati e politica a Mirafiori. La Fim: indotto da allarme
I sindacati torinesi sono già mobilitati e terranno una manifestazione unitaria alla porta 2 di Mirafiori lunedì 17 marzo. Il 21 marzo i 5Stelle, uniti a Sinistra Italiana nel gruppo europeo The Left, portano sempre a Mirafiori l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni per chiedere risposte e investimenti “a tutela della piena e buona occupazione nella transizione ecologica del settore automotive”. C’è poi il capito dell’indotto, ridotto in condizioni drammatiche dalle strategie dei francesi. Torna a puntare l’indice la Fim-Cisl: “Il 2025 si preannuncia difficile, soprattutto per le aziende dell’indotto, in un contesto di crisi che richiede risposte incisive anche a livello europeo. Per questo il 5 febbraio abbiamo partecipato alla manifestazione dei metalmeccanici a Bruxelles. Per quanto riguarda l’indotto – ha specificato il sindacalista – il principale problema è che molte aziende non hanno ancora ricevuto commesse da Stellantis e quelle che le hanno già ricevute impegnano al minimo la forza lavoro perché la cubatura della produzione è ancora bassa”.