Frosinone – Esattamente una settimana fa la sparatoria in via Aldo Moro. Era sabato 9 marzo e quei colpi di pistola esplosi in pieno centro, in un bar della movida, all’ora dell’aperitivo, sotto gli occhi di adolescenti, famiglie e bambini hanno sconvolto la provincia intera. Nella serata di ieri la città si è mobilitata. In centinaia sono scesi in strada marciando silenziosamente. Ad aprire la fila uno striscione: “Non restiamo indifferenti”. Un corteo composto è partito dal Matusa ed ha attraversato via Aldo Moro fino ad arrivare a piazza Don Carlo Cervini.
Tra le centinaia di persone che hanno scelto di non abbassare la testa, di non piegarsi alla violenza, c’erano tanti giovanissimi. Un monito e un esempio, soprattutto per loro; per le nuove generazioni. Alcuni bambini più piccoli hanno deposto un omaggio floreale davanti allo Shake bar. Il corteo è rimasto fermo in un rigoroso e commovente silenzio davanti a quel locale dove una settimana fa si è consumata la tragedia nella quale ha perso la vita Kasmi Kasem, 27 anni. Un momento per riflettere perché, come hanno spiegato gli organizzatori: “Noi abbiamo il dovere e il diritto di interrogarci sulla necessità di non mettere sotto al tappeto della città il suo enorme disagio solo per tornare alla nostra “tranquillità”, al quieto vivere di una cittadina di provincia in cui troppi segnali sono stati forse ignorati. Da tutti. Da ognuno di noi”.
Mastrangeli: “La città dice NO”
Il sindaco Riccardo Mastrangeli, che ha preso parte al corteo, ha commentato: “Vietato abbassare la guardia. Occorrono coraggio e determinazione e la risposta di questa sera è l’esempio più eloquente che questa città non ha voglia di abbassare la guardia. Questi fenomeni violenti, estranei alla nostra comunità, vanno messi al bando. Il sindaco c’è, la città c’è. Un città che risponde e dice NO. Un no deciso, un no coraggioso alla violenza”.
Il punto sulle indagini
Sette giorni dopo le indagini proseguono serrate, soprattutto per aver chiaro il quadro nell’ambito del quale è maturato il delitto. Sul corpo di Kasmi Kasem è stata eseguita l’autopsia, la salma è stata poi restituita alla famiglia che ha scelto di farla rientrare in Albania per il rito funebre e per seppellire il giovane nella sua terra d’origine. Intanto Ervin, fratello della vittima e un altro dei feriti hanno lasciato gli ospedali nei quali erano stati ricoverati. Solo il terzo giovane resta ancora allo Spaziani di Frosinone. I tre erano stati raggiunti dai colpi esplosi dal reo confesso Mikea Zaka, 23 anni, rinchiuso nel carcere del capoluogo da sabato notte. Il gip, Ida Logoluso, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, tra gli altri elementi, avrebbe ravvisato anche il pericolo di fuga all’estero.
Intanto si continua a scavare, la Procura ha disposto una perizia balistica per ricostruire la sequenza degli spari. Oltre ai risultati dell’autopsia, saranno importanti anche quelli che arriveranno dall’analisi del contenuto degli smartphone sequestrati. Si cerca di capire se tra i due gruppi rivali ci siano stati contatti nelle ore precedenti al delitto, se si stessero cercando. Continua a non convincere il movente della donna contesa tirato in ballo da Zaka durante la confessione di sabato notte. Gli investigatori seguono più la pista dello scontro maturato per la gestione delle piazze di spaccio.