Sora – La mattinata di ieri, sabato 8 marzo, è stata scossa dalla tragica morte di un giovane. Alle prime luci dell’alba la macchina dei soccorsi è piombata sotto il cavalcavia della Sora-Avezzano, a seguito di una chiamata al numero unico di emergenza 112 che segnalava la presenza di un corpo a terra. All’arrivo dei sanitari del 118 non è stato possibile far altro che dichiarare il decesso della vittima. Lui, 36 anni appena, si chiamava Daniele Cammarota. Secondo la ricostruzione della Polizia di Stato del commissariato della città volsca, ha lasciato l’auto sul cavalcavia e si è lasciato cadere nel vuoto. Sono stati disposti tutti gli accertamenti da parte della Procura per fugare ogni dubbio sull’ipotesi avanzata dagli inquirenti. Ma Daniele è deceduto in quel punto esatto che è diventato ormai teatro di morte nell’indifferenza di chi avrebbe dovuto metterlo in sicurezza già da molto tempo.
Intervenire sul cavalcavia della morte
Appena tre mesi fa, il 12 dicembre del 2024, un’altra donna aveva scelto lo stesso punto per gettarsi nel vuoto. A luglio del 2023 analogo epilogo per una nota professionista di 52 anni. Un altro suicidio venne sventato a luglio dello scorso anno da un militare dell’Esercito. Quello sulla Sora-Avezzano è divenuto ormai il cavalcavia della morte. E forse sarebbe il caso di adottare delle misure. Di mettere delle barriere di protezione per evitare che quel cavalcavia continui ad essere così facilmente raggiungibile. Proprio a luglio del 2024, il Presidente della Provincia, Luca Di Stefano, aveva scritto all’Anas per chiedere il potenziamento delle barriere di protezione sul cavalcavia alla luce degli innumerevoli tragici episodi registrati negli anni. “Il parapetto risulta essere superabile, si richiede un intervento urgente di potenziamento e ampliamento delle barriere di sicurezza, al fine di rendere invalicabili il limite della carreggiata”. – Aveva scritto di Stefano. Che fine ha fatto quella richiesta? L’Anas si deciderà ad intervenire? Quante altre vittime si dovranno contare?
Sicuramente quelle barriere saranno utili a porre fine alla lunga scia di morte sul cavalcavia della Statale 690 ed auspichiamo un intervento in tempi brevi. Non serviranno, purtroppo, a porre un freno a quell’emergenza suicidi che da circa un anno la nostra Redazione racconta chiedendo interventi urgenti di politica ed istituzioni senza che nessuno abbia mosso un dito. Il 2024 è stato chiuso con numeri drammatici: oltre 20 suicidi e circa 40 tentati e il nuovo anno non è iniziato diversamente. Nel 2025, in soli 3 mesi si contano già 4 vittime. Nessuna supera i 60 anni di età. Persone fragili, lasciate sole a combattere un male di vivere che la società continua a non voler vedere. A non voler comprendere.