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Sora – Biblioteca, studenti “sfrattati”. Negato anche l’accesso ai servizi igienici: la protesta

Gli studenti che frequentano il Palazzo della Cultura si sono visti ridurre gli spazi dedicati allo studio. L'appello al sindaco

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Sora – In questi ultimi giorni i numerosi studenti universitari che abitualmente frequentano la Biblioteca Comunale di Sora si sono visti ridurre nettamente gli spazi dedicati allo studio, alle ricerche, ai gruppi di apprendimento.
Accesso negato ad aree che erano esclusivamente dedicate alla cultura: una massiccia catena chiude l’ingresso che dà su piazza San Francesco, sembrerebbe che il piano terra ospiterà gli uffici che si occuperanno del programma “Vitamina G”, un’iniziativa delle Politiche Giovanili della Regione Lazio.

In un’altra sala c’è lo sportello Antiusura, la cui convenzione con l’Associazione “Frosinone Antiusura” per il periodo 2023/2024 è stata riconfermata ad inizio ottobre. In pratica agli studenti restano solamente due stanze…salvo diversi programmi. Una sola stanza nel caso si organizzino conferenze, dibattiti, incontri, che per l’appunto vengono dirottati nel Palazzo della Cultura, a ridurre ulteriormente gli spazi dedicati proprio alla cultura.

Tra l’altro, c’è da aggiungere che il lucchetto apposto all’ingresso di piazza San Francesco impedisce anche l’accesso agli unici servizi igienici della struttura: non solo gli studenti non possono usufruire dei bagni ma non possono farlo neppure coloro che si recano al Giudice di Pace o presso lo sportello Antiusura. Niente bagni neppure per i diversamente abili.

Legittima l’indignazione degli utenti: gli studenti rivolgono un appello al sindaco Luca di Stefano ed alla sua amministrazione comunale affinché venga rivista anzitutto l’assegnazione degli spazi usando un criterio che tenga conto della prestigiosa connotazione data al “Palazzo della Cultura”. Chiedono inoltre un’illuminazione adeguata alle loro attività e la rete Wi-Fi che gli consenta di collegarsi ad internet: l’ordinario in un luogo dedicato alla cultura ma in cui proprio la cultura viene messa da parte, se non ignorata del tutto. Con l’auspicio che non venga definitivamente sfrattata dal “Palazzo della Cultura”.

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