Alla fine se ‘Solidiamo’ si farà o non si farà, la sconfitta non sarà certo delle opposizioni. A farne le spese sarà la maggioranza, perché si tratta di un punto fondamentale del programma elettorale con cui la coalizione di centrodestra ha vinto le elezioni. Sotto quel documento, forse è il caso di ricordarlo a qualche smemorato di Collegno, mal consigliato dallo ‘spin doctor’ di FdI, la firma è stata apposta da tutti.
Mascherare, quindi, una guerra politica tra FdI e Lega, il cui vero obiettivo è la presidenza della Provincia, usando quello che è una sorta di marchio di fabbrica del Comune capoluogo, non è certo la maniera più trasparente di agire agli occhi dei cittadini/elettori. Il progetto, piaccia o non piaccia, è comunque andato a supplire per ben dieci anni le mancanze di un sistema di welfare statale e regionale. Chi non lo vuole, e magari è anche nel pieno diritto di dire no, doveva farlo sin dal principio. Ma forse non ha avuto il coraggio.
Di certo c’è che la fine di Solidiamo determinerà anche, per tanti giovani del capoluogo, specialmente quelli che vengono dai nuclei familiari con maggiori difficoltà, il non ottenimento di quei contributi importanti per la loro formazione culturale. Gli anziani, invece, non potranno più partecipare ad iniziative di vario genere, a causa delle ristrettezze economiche determinate dai costi galoppanti delle bollette e della vita in generale.
Solidiamo, se si farà, riporterà anche un po’ d’ordine negli equilibri amministrativi e nella scena politica: ne usciranno certamente vincitori il sindaco Mastrangeli, che con i suoi modi felpati, ma concreti, dimostrerà di essere in grado di imporre la linea del programma elettorale anche ai più refrattari; così come l’onorevole Ottaviani, due volte sindaco del capoluogo, e padre del progetto. Con loro anche il consigliere Pasquale Cirillo e Maria Veronica Rossi (responsabile del settore giovanile della Lega), entrambi in prima linea a difesa dell’iniziativa.
Sconfitti, invece, usciranno il presidente del consiglio Massimiliano Tagliaferri, per il suo attacco alla maggioranza, e l’assessore ai servizi sociali Fabio Tagliaferri, che per difendere il suo “stipendio” ha manifestato contrarietà all’iniziativa, arrivando, al massimo, a proporre un obolo volontario, anonimo e non quantificato che può andare da zero a tutto (molto più probabilmente vicino allo zero).
Con le ossa rotte potrebbe uscirne persino il senatore Massimo Ruspandini, che ha sposato in pieno la linea di Fabio Tagliaferri, arrivando a sostenere che ‘Solidiamo’ sarebbe la rappresentazione di una sorta di demonizzazione della politica con la P maiuscola, i cui interpreti, sempre quelli della politica con la P maiuscola, necessiterebbero di un adeguato ristoro economico. Un ragionamento, quello del parlamentare, che non sappiamo quanto possa piacere a Giorgia Meloni, da sempre, si dice, vicina alle fasce deboli della popolazione.
Di certo c’è che la parte che soccomberà, sindaco o consiglieri, dovrà avere anche il coraggio, per dignità, di rassegnare le dimissioni, proprio per non aver tenuto fede alle promesse elettorali.
A tutti, comunque, consigliamo una frase di Don Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia”. Un precetto che si impara sui libri. Leggendoli…