Guai giudiziari per il sindaco di San Vittore del Lazio, Nadia Bucci e per il consigliere comunale di maggioranza Domenico Spennato che si sono visti notificare dalla Procura di Cassino l’avviso di conclusione indagine, con richiesta di rinvio a giudizio per i reati di tentata concussione e induzione indebita. A presentare denuncia è stata un’ex impiegata del Comune che, a suo dire, sarebbe stata costretta a licenziarsi per essere poi riassunta presso una cooperativa sociale.
A coordinare l’inchiesta è stato il sostituto procuratore Chiara D’Orefice che ha così motivato la richiesta del processo a carico dei due amministratori che “in concorso morale e materiale tra loro, la prima nella qualità di Sindaco del Comune di San Vittore del Lazio, il secondo nella qualità di Consigliere di maggioranza, abusando della loro qualità, compivano atti diretti in modo non equivoco a costringere una dipendente con contratto a tempo indeterminato part-time presso il Comune di San Vittore del Lazio come “Addetta alla segreteria Generale”, a rassegnare volontariamente le dimissioni dalla predetta cooperativa e a iscriversi nuovamente all’ufficio del lavoro per poter essere successivamente riassorbita dalla nuova ditta subentrante, non conseguendo l’intento per la ferma opposizione della persona offesa che comunque, riceveva dalla società lettera di licenziamento per “Giustificato Motivo Oggettivo”.
“In particolare – si evince dal decreto a firma del magistrato – il consigliere comunale di maggioranza intimava alla stessa di rassegnare volontariamente le dimissioni dalla “cooperativa Sociale Sviluppo e Solidarietà” e di iscriversi nuovamente all’ufficio del lavoro per poter essere successivamente riassorbita dalla nuova ditta subentrante precisando “se non ti licenzi, rimarrai legata alla vecchia cooperativa e al posto tuo ci mettiamo un’altra”, “se tu non ti licenzi, la cooperativa di cui sei dipendente, avendo terminato l’appalto nel comune di San Vittore del Lazio, ti potrà trasferire in altre sedi lavorative lontano da qui”.
Stesso capo di imputazione per il sindaco Bucci che, secondo il magistrato, “usando un tono minaccioso asseriva che non era possibile il passaggio diretto e se non avesse presentato volontariamente le dimissioni, si sarebbe scivolati in un contenzioso e in tal caso, bene che le andava, sarebbero trascorsi due o tre anni di vertenza e nel frattempo sarebbe rimasta fuori, senza lavoro e senza stipendio”.