Home Cronaca Siccità, agricoltura in ginocchio: Confagricoltura lancia l’allarme

Siccità, agricoltura in ginocchio: Confagricoltura lancia l’allarme

Per Vincenzo del Greco Spezza, stando alle prime stime, ci saranno perdite produttive di circa il 40 per cento

Vincenzo Del Greco Spezza
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Non c’è tregua per l’agricoltura ciociara. Il protrarsi della siccità sta minando alla radice le rese dei campi. Una situazione trasversale a tutti i settori, che stanno vivendo una crisi epocale.

In primis il settore cerealicolo che in provincia di Frosinone ha visto attestarsi la produzione di orzo e frumento intorno al 60 per cento della media degli ultimi anni, mentre risulterà più complicata la situazione del mais, e il sostentamento per il bestiame: “Secondo le prime stime – spiega Vincenzo del Greco Spezza, presidente di Confagricoltura Frosinone – ci saranno perdite produttive di circa il 40 per cento ed enormi perdite qualitative del prodotto finale a causa delle temperature e della scarsa risorsa idrica, riducendo ulteriormente la capacità di copertura del fabbisogno italiano, che ormai si attesta intorno al 40 per cento circa, provocando un ulteriore danno a un settore in crisi strutturale da tempo, aggravato in Ciociaria dalla ormai incontrollata sovrabbondanza di fauna selvatica”.

“In sofferenza, oltre alle aziende cerealicole, rischiano di andare anche le imprese del comparto zootecnico che si ritroveranno con raccolti mediamente di qualità inferiore e con difficoltà di approvvigionamento dei foraggi, che dovranno compensare acquistando sul mercato a prezzi elevati”. Per quanto riguarda la viticoltura, la situazione è disomogenea sul territorio ciociaro. Mentre alcune zone non paventano gravissime criticità, in altre le viti sono ferme e in grande sofferenza”.

“Al contrario di come avviene in condizioni normali – prosegue del Greco Spezza – la vite sta ora risucchiando acqua dal grappolo, che di conseguenza si raggrinzisce sempre più, perdendo peso e allontanando la fase di maturazione. Si tratta di una condizione che compromette irrimediabilmente la possibilità di raccolta. Ora come ora è presto per fare stime. I prossimi giorni saranno determinanti e ci daranno un’idea più chiara dell’andamento di una vendemmia che, sulla carta, si prospettava ottima. Vedremo se, malauguratamente, dovrà essere anticipata ulteriormente per salvare il salvabile”.

Anche l’olivicoltura frusinate è in forte sofferenza: le caratteristiche agronomiche, colturali e
varietali del nostro territorio mal si conciliano con quanto sta accadendo. A quasi 3 mesi dalle operazioni di raccolta, la produzione persa si attesta già, in media, intorno al 50 per cento rispetto all’eccezionale fioritura primaverile. Inoltre il clima tropicale sta azzerando la presenza dell’entomofauna utile, a favore di insetti dannosi che si stanno sviluppando come mai prima d’ora”.

“Per il futuro – commenta del Greco Spezza – prevedendo il ripetersi di queste condizioni climatiche estreme, dovremo puntare su scelte varietali diverse per i nuovi impianti, sulla biodiversità vegetale, su una gestione agronomica differente del suolo e sull’irrigazione a goccia”.

A oggi non sono previsti ristori – conclude il presidente di Confagricoltura Frosinone – possiamo solo quantificare i danni subiti dai nostri imprenditori, consapevoli che la crisi di Governo che si sta consumando in questi giorni non fa che aumentare le incertezze di questo periodo. Chiediamo alle istituzioni di agire al più presto per prevedere aiuti per tutte le aziende agricole, che stanno facendo il possibile per mandare avanti le loro realtà. Tra gli agricoltori ciociari il clima che si respira è di scoraggiamento, perché gran parte delle misure proposte non sono state attuate e non è stato compiuto quell’ultimo sforzo necessario per raggiungere l’obiettivo prioritario di salvare il primo raccolto”.

“Per il futuro sarà necessario pensare ad un patto per il territorio in cui agricoltori, Regione, Provincia e Comuni si impegnino a fare la loro parte, investendo risorse e facilitando i permessi autorizzativi. Dovremo partire da una maggior oculatezza nell’invasare acqua nei laghi e altrettanto nel divenire più efficienti a distribuirla sui campi, incrementando i sistemi a goccia. Ma soprattutto bisognerebbe destinare finanziamenti importati alla conservazione di quell’agricoltura che nel nostro territorio – al pari di tanti altri territori italiani – si sta trasformando sempre più in una vera e propria Agricoltura Eroica, possibile volano per uno sviluppo economico e sociale delle aree interne”.

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