Basta col falso bersaglio di Acea, mirino sui sindaci della provincia di Frosinone che ad Acea hanno consentito di tutto, dalle inefficienze ai distacchi illegittimi, dai rubinetti a secco fino agli ostacoli a reclami e modifica delle bollette, col benestare della attuale presidenza della Provincia, ritenuta la più disinvolta quanto a concessoni al gestore idrico. Ben più delle stagioni andate da Scalia a Pompeo passando per il commissario Patrizi. È la posizione dell’ingegner Mario Antonellis, leader del Coordinamento provinciale Acqua Pubblica Frosinone, che sarà tra i protagonisti del convegno sulla gestione idrica che si terrà il 22 aprile non a caso in quel di Sora.
Sullo sfondo i comitati proseguono nella loro battaglia per la tariffa idrica sociale, avversando l’operazione che qualche sindaco punta a realizzare dell’Ato unico regionale: prospettiva allarmante – secondo i comitati – di ulteriore ampliamento della gestione della multiutility romana semmai la capitale decidesse di aumentare le proprie tariffe per assorbire e ridurre quelle da record nazionale della Ciociaria. L’indignazione dei comitati è tornata ai massimi livelli dopo la riunione della Conferenza dei Sindaci dell’Ato 5 di Frosinone del 25 marzo scorso che – sia in presenza che in collegamento in remoto ha rappresentato 51 comuni (320.111 abitanti) -, ha approvato a maggioranza gli indirizzi per la conciliazione con il Gestore del Servizio idrico integrato. Un colpo di spugna su anni di vertenze di utenti ciociari e di contestazioni sulla qualità del servizio. Per questo Antonellis parla di un “vergognoso schema di conciliazione (leggi transazione a favore di Acea) tra Egato e Gestore che mette una pietra tombale su contenziosi di centinaia di milioni di euro a danno della collettività ciociara”. Ricorda “un episodio simile, passato alla storia nell’ambito dello scandalo dei S.I., che ebbe effetti dirompenti non solo in ambito amministrativo ma anche sulla politica locale. Parliamo della famosa transazione del 2007. Le feroci tensioni scaturite da quella vicenda condizionarono per un decennio le vertenze con il Gestore, con un cambio di passo sostanziale verso la risoluzione contrattuale del 2016, anche se poi sappiamo come è andata a finire”. Nessun ritorno alla gestione pubblica e neppure messa all’angolo di Acea per le contestazioni avanzate dai sindaci e approvate dalla Provincia a suo tempo.
Antonellis (Acqua Pubblica): scandalosa pietra tombale sui contenziosi
I prodromi della conciliazione risalgono, in realtà, al 2018 ma il tavolo di conciliazione è stato tenuto attivo fino ai giorni nostri. “Visto il tema enormemente scabroso e l’impatto sociale nonché politico della vicenda non c’è riuscito il Commissario Patrizi a imporre l’accordo tantomeno l’ex presidente della provincia Pompeo – ricorda Antonellis -. Possiamo tollerare allora, che il più improbabile dei presidenti di questa pseudo Provincia, coadiuvato dal suo fido responsabile della STO, abbia potuto ‘convincere’ una platea di Sindaci sicuramente disinformati e impreparati, come al solito? Siamo di fronte ad un episodio gravissimo – tira le somme il leader dei movimenti dell’acqua pubblica – che peserà pesantemente sulla collettività ciociara cioè del territorio con gli indicatori ambientali ma soprattutto economici più bassi d’Italia. Per quello che ci riguarda non ci sono alibi per i colpevoli chiaramente accertati. Ne vedremo delle belle”.
Intanto la Provincia – in una nota ufficiale – assicura: “Con la sottoscrizione della conciliazione tra Egato e Acea, verranno meno tutti i contenziosi in atto e saranno soddisfatte le reciproche rivendicazioni. I comuni potranno finalmente avere tutte somme attese da anni e dovute in forza della convenzione di gestione del servizio”. Una promessa di una nuova “età dell’oro idrica” che pare assumere i connotati di uno spot propagandistico istituzionale. Infatti i Comitati Acqua Pubblica non ci stanno: “Dopo aver convinto i Sindaci a ridursi gli oneri concessori che ACEA avrebbe dovuto versare e addirittura pure a rateizzarli, adesso vogliono far credere che i Comuni saranno sommersi da un mare di soldi. Ma de che?!!! Si dà il caso che Acea avrebbe dovuto versare, per gli oneri concessori, nella casse dell’Ato (da ridistrubuire costantemente ai Comuni) circa 3,5 milioni di euro ogni anno, come da convenzione di gestione sottoscritta. I conti della serva sono presto fatti: oltre 73milioni di euro dal 2003 al 2025. Tutti gli addetti ai lavori conoscono bene le vicende e i vari contenziosi attivati per i mancati versamenti, degli oneri concessori, da parte del Gestore Romano e quanti soldi mancano all’appello, che negli anni hanno rischiato di mandare in dissesto finanziario tante Amministrazioni locali. Solo le briciole sono state effettivamente versate, questà è la realtà. Solo alcuni Sindaci ha ottenuto il dovuto, ma hanno dovuto attivare una complessa vertenza legale. Gli altri Sindac sono rimasti a guardare”.
Distacchi illegittimi e pratiche scorrette, il Consiglio di Stato batte un colpo
Fortunatamente – per gli utenti – alla società del Comune di Roma, per un quarto in mano ai francesi di Suez, non vanno proprio tutte bene. Il 5 aprile lo studio legale Giusti&Laurenzano, rappresentato dall’Avv. Carmine Laurenzano ha annunciato, infatti, che il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del TAR Lazio (sentenza n. 8765/2023), rigettando il ricorso presentato da Acea ATO 5, gestore del Servizio Idrico Integrato per la provincia di Frosinone. La decisione ribadisce il provvedimento n. 27798/2019 adottato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), che aveva sanzionato il gestore per le pratiche commerciali scorrette rivolte agli utenti. Visto che i sindaci della provincia di Frosinone non vedono e non sentono, quando si parla del gestore, è utile ricordare di cosa parliamo: innanzitutto di morosità e distacchi illegittimi. “Acea ATO 5 – spiega lo studio legale – sospendeva la fornitura d’acqua anche quando non ne aveva diritto, ad esempio nei casi in cui la responsabilità della morosità non era chiaramente dell’utente. In alcuni casi, gli utenti si ritrovavano senza servizio pur avendo fatto regolari pagamenti o in presenza di controversie aperte”. Inoltre “Acea complicava il diritto degli utenti a presentare un reclamo o contestare una bolletta: le procedure erano poco chiare o rese inutili da regole che favorivano sempre il gestore, anche quando l’utente aveva motivi validi per chiedere una verifica”. Poi “rendeva difficile per gli utenti ottenere la correzione delle bollette in caso di perdite d’acqua nascoste, come quelle causate da tubature rotte non visibili. In teoria, quando si verificano queste perdite non dovute a colpa dell’utente, il gestore dovrebbe ridurre l’importo della bolletta (questa procedura è chiamata ‘depenalizzazione’). Ma Acea applicava regole che limitavano questa possibilità, favorendo se stessa e penalizzando i consumatori”. Insomma sono state bollate come scorrette e aggressive le pratiche commerciali della multinazionale dell’acqua.