“Il 23 settembre le lavoratrici e i lavoratori del Lazio incroceranno le braccia per lo sciopero nazionale sui contratti. E siamo pronti a far crescere ancora una mobilitazione che portiamo avanti da mesi. Proseguiremo finché non avremo costretto Aris e Aiop ad aprire i tavoli sui rinnovi. I 25 mila lavoratori della sanità privata accreditata e i 10 mila delle Rsa della nostra regione sono stanchi di aspettare: pretendiamo salario, tutele e riconoscimento professionale per per chi ogni giorno, insieme ai colleghi del pubblico, assicura salute alle persone e alle comunità”. Giancarlo Cenciarelli, Giancarlo Cosentino e Sandro Bernardini – vertici regionali di Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio – annunciano battaglia per superare l’intollerabile attesa cui le associazioni datoriali stanno costringendo il personale delle strutture sanitarie private e delle residenze sanitarie assistenziali.
“Le promesse fatte non sono state mantenute, le trattative per il contratto unico delle Rsa e per il rinnovo di quello della sanità privata non sono partite. Nel primo caso, grazie alla battaglia dei lavoratori tra ottobre e gennaio, le segreterie nazionali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno sottoscritto due accordi ponte per il settore delle Rsa con l’obiettivo di arrivare entro giugno al contratto unico di settore, mettendo fine a 12 anni di blocco della contrattazione e al dumping contrattuale che mortifica chi lavora. Ma a mesi di distanza la trattativa non si è aperta e viene vincolata alla garanzia di copertura delle risorse da parte del Ministero e delle Regioni. Nel secondo caso, i dipendenti con contratto sanità privata Aris Aiop hanno visto riconosciuto un rinnovo contrattuale solo nel 2020, dopo 14 anni di blocco della contrattazione, e solo allora è stato possibile riallineare le retribuzioni a quelle della sanità pubblica allora in vigore. – Proseguono i sindacalisti – Ad oggi in sanità pubblica c’è stato un altro rinnovo del contratto (2019-2021) e si sono aperte le trattative per quello successivo (2022-2024). In sanità privata, invece, anche in questo caso le associazioni vincolano il rinnovo alla copertura delle risorse. Una vergogna”.
“Noi non ci stiamo: è inaccettabile che il personale di un comparto che nel Lazio copre oltre il 40% delle prestazioni sanitarie e quasi la totalità del sanitario-assistenziale debba essere di nuovo ostaggio di imprenditori predoni che fanno cassa sulla pelle di infermieri, oss, tecnici, ostetriche, professionisti, terapisti, specialisti della riabilitazione, personale amministrativo e di assistenza che si spende ben oltre il proprio dovere per assistere i pazienti”. – Spiegano i sindacalisti.
“Stiamo parlando di dipendenti che svolgono servizio pubblico, al pari dei colleghi della sanità pubblica, garantendo il diritto costituzionale alla salute e l’universalismo delle cure. Per questo le istituzioni non possono rimanere immobili di fronte a chi ne calpesta i diritti. A partire dalla Regione Lazio che, come promesso, deve esercitare ogni pressione possibile su Aris e Aiop e in Conferenza Stato-Regioni: chiediamo di chiudere i rubinetti delle risorse pubbliche alle strutture che non rispettano i lavoratori e di togliere l’accreditamento a chi si rifiuta di rinnovare i contratti. Ma chiediamo anche l’attenzione del ministro Orazio Schillaci che di fronte a questa vergogna deve intervenire. Ecco perché lunedì prossimo, il 23 settembre, sarà sciopero in tutta Italia e, con i lavoratori del Lazio, saremo in presidio sotto la sede del Ministero della Salute dalle ore 10 alle 13”, concludono Cenciarelli, Cosentino e Bernardini. “Noi non ci fermeremo e se sarà necessario proseguiremo, insieme alle federazioni nazionali di categoria, con ancora più determinazione verso un obiettivo chiaro: stesso lavoro, stesso salario, stessi diritti”.