È sceso dalla bicicletta, si è trovato un pallone tra i piedi e lo ha calciato. E non ha smesso più. Roberto Insigne – il cognome la dice lunga – ha il calcio nel Dna. Lo sport è integrato irrimediabilmente nel suo patrimonio genetico, gonfiare la rete avversaria (o farla gonfiare) è il suo destino, il suo appuntamento con la vita. Il fratello minore del famoso Lorenzo è tutto istinto, rapidità e sinistro velenoso. Ora ha anche l’esperienza giusta, un bagaglio importante costruito tra Napoli e Benevento, ma che sulla lunga strada professionale ha fatto tappa anche a Perugia, Reggio Calabria, Avellino, Latina e Parma. Oggi, nel suo presente, ci sono i colori gialloblu, c’è il Frosinone, c’è la vetta della cadetteria. Il 27 agosto 2022 è stato infatti ufficializzato il suo passaggio a titolo definitivo al club del presidente Maurizio Stirpe, con cui firma un biennale, nell’ambito della trattativa che ha portato Camillo Ciano al Benevento. Lui ha un compito ben preciso: partire dalla destra, aprirsi il varco giusto e sfruttare le sue giocate imprevedibili, per trovare il gol o mandare a timbrare un compagno con le sue consacrate capacità di assist-man. Napoletano verace, dalla personalità carismatica e trascinante, l’attaccante classe 1994 (non a caso il suo numero di casacca è il 94) è un mondo da indagare a 360 gradi. Noi ci abbiamo provato, ma è lo stesso talento di Frattamaggiore ad offrire un variopinto quadro della sua vita, tra il pallone, il fratello d’arte e i suoi ambiziosi sogni.
È un attaccante molto duttile, in carriera ha giocato come esterno di destra, seconda punta, trequartista, a volte anche come prima punta. In quale di questi ruoli si sente più a suo agio?
“Sicuramente preferisco giocare da esterno destro, magari partire anche largo sulla fascia per poi accentrarmi e fornire lo spunto giusto ai miei compagni”.
Difatti, Insigne, nonostante la sua abilità un po’ in tutti i ruoli del pacchetto offensivo offre il meglio di sé non in area ma sfruttando le proprie giocate al servizio dei compagni. Inoltre, da destra ha l’opportunità di rientrare sul suo sinistro ‘al vetriolo’ e cercare la finalizzazione individuale.
Anche se a mister Grosso non piace parlare di moduli, come si trova con il suo ‘disegno tattico’ e la sua idea di calcio?
“Mister Grosso ha una concezione di gioco molto propositiva e coraggiosa. Come ha detto lei, a lui non piace parlare di modulo perché una delle sue capacità migliori sta proprio nel trovare il giusto assetto in corsa, con cambi adeguati dalla panchina per fronteggiare in maniera concreta l’avversario. Certo è che quel che fa la differenza è l’acume tattico, appunto. Me ne avevano già parlato bene di lui e una volta conosciuto, posso dire che ogni aspettativa è stata confermata. La sua idea di calcio vuole far divertire il pubblico ma in primis gli interpreti. È un allenatore di carattere e sta trasferendo la sua mentalità vincente al gruppo”.
Il mister le vuole dare fiducia e conta sulla sua esperienza e sulla sua disponibilità: cosa pensa di aver dato finora al Frosinone e cosa spera di dare nei prossimi mesi?
“Sono molto contento della stima che il tecnico mi sta dimostrando e il mio obiettivo è ripagarla in ogni partita e in ogni seduta di allenamento. Spero di aver fatto una buona impressione fino ad oggi e di aver innescato nello spogliatoio quella ‘scintilla’ per cui sono stato chiamato. Siamo una squadra molto giovane e mi auguro di dare ancora di più di ciò che ho portato fino ad oggi, ritagliandomi e meritandomi sempre maggiore spazio. Possiamo andare lontano”.
Ha un giocatore di riferimento a cui si ispira?
“Tutti ne hanno uno, io sono fortunato perché il ‘mito’ ce l’ho in casa e non devo guardare lontano. Parlo ovviamente di mio fratello Lorenzo, che non ha bisogno di presentazioni. Lui è un campione per quello che ha fatto e quello che sta facendo. Lo guardo molto, prendo spunto dalle sue idee, dai suoi movimenti”.
‘Pesa’ il cognome Insigne? Se si, quanto?
“Assolutamente non pesa, anzi, io sono orgoglioso di avere Lorenzo come fratello. Poi ovviamente siamo molto diversi, sia per caratteristiche tecniche che per carattere. Lui è destro, io mancino, lui preferisce ad oggi giocare come play e a supporto delle punte o come seconda punta, mentre io mi sento più a mio agio come ala o esterno. Lui è stato protagonista assoluto di una carriera al top e vanta anche un Europeo con la Nazionale, io nel mio piccolo sto lavorando per guadagnarmi spazi importanti. Qualche volta le persone si confondono e mi chiamano con il suo nome, rispondo sorridendo che ‘io sono Roberto e non Lorenzo’, ma non nascondo che mi fa piacere!”.
Come è nata la sua avventura nel mondo del calcio?
“Quando ero piccolino tutti i miei amici giocavano a pallone, invece a me piaceva correre in bici. Un giorno mi sono fermato, sono sceso dalla mia due ruote e mi sono messo a giocare a calcio. Praticamente non ho più smesso! Poi, in famiglia, siamo tutti patiti e oltre me e Lorenzo, anche gli altri due fratelli Antonio e Marco giocano sebbene in categorie dilettantistiche”.
Obiettivi per il futuro?
“Vincere, vincere più campionati possibili. Magari a partire…da subito! Ma essendo napoletano e scaramantico…tocco ferro!”.