“È istituzionalmente scorretto e irrispettoso che un presidente della Provincia, votato dai sindaci, non abbia l’educazione e il rispetto istituzionale di rispondere, anche con un secco ‘no’, a un sindaco, anzi in questo caso due: io e Bernardo Donfrancesco di Colfelice, il primo cittadino più anziano in termini amministrativi della provincia di Frosinone. Abbiamo chiesto un semplice incontro su una tematica delicata e molto attenzionata e che è stata il suo cavallo di battaglia nella campagna elettorale: è venuto nei nostri territori garantendo che per il sito a discarica non si sarebbe mai pensato alla parte sud della provincia che aveva già abbondantemente dato”. Paolo Fallone, sindaco di San Giovanni Incarico, è stato un fiume in piena durante lo svolgimento della Consulta dei sindaci del Cassinate che si è svolta ieri, martedì 27 febbraio, nella sala Restagno del Comune di Cassino. L’incontro è stato convocato dal primo cittadino della Città martire, Enzo Salera, ed ha visto una grande partecipazione di amministratori.
Un incontro che si è concluso con una parola d’ordine: compattezza. I sindaci del Cassinate, una trentina in tutto, nel corso della Consulta inerente la paventata ipotesi da parte della Provincia dell’apertura di una discarica nella zona o della riapertura della discarica di Cerreto a Roccasecca, hanno redatto un documento che verrà inviato al presidente della Provincia Luca Di Stefano e alla Regione Lazio. Un documento che fa da spartiacque tra il sud del frusinate e il centro nord perché, come emerso dalla riunione, i sindaci si sentono abbandonati e non considerati dal presidente dell’Ente di piazza Gramsci che non ha inteso dare una risposta a coloro che hanno chiesto lumi su una vicenda delicata e che interessa un bacino di utenza vastissimo.
Un intervento al vetriolo quello del sindaco di Roccasecca, l’avvocato Giuseppe Sacco che ha parlato di “dissenso dell’intero territorio del basso Lazio. Ringrazio i sindaci per la compattezza manifestata verso l’ipotizzata riapertura del sito. Anche se sono solo voci è giusto mantenere alta l’attenzione e rimanere sempre vigili come noi facciamo ininterrottamente da 3 anni, cioè da quando la discarica non è più in esercizio. Un fatto questo che non deve essere sottovalutato e per questo occorre unità. Bisogna esprimere un secco e compatto No a ogni ipotesi di riapertura della discarica di Roccasecca. Un secco e deciso No che va espresso nei confronti di tutte le istituzioni, anche regionali, perché questo territorio ha già pagato tanto in termini di sofferenza ambientale, perché non ci sono le condizioni tecniche per riaprire Cerreto e perché ci sono contenziosi in atto che mettono a rischio l’intero iter autorizzativo”.
“E soprattutto – ha proseguito Sacco – perché non si può vanificare tutto il lavoro fatto per favorire la chiusura dell’impianto. E nessuno provi a imputare l’aumento dei costi, preannunciato in questi giorni da Saf, alla chiusura della discarica, magari per giustificarne l’esigenza di una riapertura perché i conguagli che verranno contabilizzati e che pagheranno i cittadini sono relativi a costi maturati fino al 2020 quando la discarica era ancora aperta. Ringrazio tutti i sindaci presenti perché su questa necessità ho trovato unanime condivisione e nelle prossime ore verrà redatto un documento che sarà poi inoltrato a tutte le istituzioni e alla Regione Lazio e che recepirà la volontà espressa dai sindaci. Oltre a questo atto ufficiale, verrà preparato un altro documento per chiedere alla Provincia di aprire un tavolo di confronto con i Comuni sul tema dell’individuazione del nuovo sito di discarica, come sollecitato dal sindaco di San Giovanni Incarico, Paolo Fallone”. – Ha concluso Sacco.
Insomma, la Consulta dei sindaci del sud della provincia andrà avanti compatta. Il “no” alla riapertura della discarica di Roccasecca è ormai un imperativo. Il conguaglio prospettato dalla Saf, tutto da quantificare e valutare. I singoli cittadini certamente metteranno la salute davanti ad un aumento – nemmeno troppo oneroso – delle singole bollette. E, in tutto questo scenario, il presidente della Provincia Di Stefano non sembra uscirne bene. Nascondersi nel palazzo e non rispondere ai sindaci del territorio che rappresenta non è stata certo un’ottima mossa. Forse qualcuno tra i suoi “consiglieri” continua a suggerirgli di mettere in fila passi falsi.