Relazioni tossiche, chi è il narcisista patologico e come riconoscerlo: l’esperta mette in guardia

Con la dottoressa Simona Brait scopriamo le caratteristiche principali di questo disturbo di personalità sul quale si è molto dibattuto

Narcisismo patologico e relazioni tossiche, un tema più che mai attuale, anche e soprattutto alla luce dei numerosi casi di violenza di genere che affliggono la nostra epoca. Quando si parla di abuso narcisistico si indica una forma di violenza psicologica tra le più diffuse. Si declina come abuso emotivo, fisico, sessuale o finanziario da parte di soggetti che utilizzano le parole e il linguaggio in modi manipolativi al fine di danneggiare, modificare e condizionare il comportamento di un’altra persona. Nella vittima, queste tecniche manipolatorie, possono portare ad una forma grave di disturbo post traumatico definita ‘Sindrome da abuso narcisistico’.

Negli ultimi anni, complici anche gravi fatti di cronaca ed un, seppur lento, cambiamento culturale volto ad affrontare temi che prima venivano taciuti, il web è pieno di contenuti che tentano di dare definizioni precise in materia. Ma, davanti ad uno spettro così ampio di personalità, si corre il rischio di cadere nei cliché. A tal proposito, gli esperti si sono battuti per affermare la differenza tra narcisismo e narcisismo patologico ed anche per far comprendere che non tutte le donne vittime di violenza di genere siano vittime di una relazione con un narcisista patologico.

Chi è il narcisista

La parola “narcisismo” proviene dal mito greco di Narciso che narra di un giovane bellissimo che perde la vita perché si innamora perdutamente del suo riflesso. Secondo la versione del mito riportata nelle Metamorfosi di Ovidio, Narciso, dopo aver rifiutato l’amore della ninfa Eco, venne punito dalla dea della vendetta, Nemesi, che lo condannò ad innamorarsi della propria immagine riflessa nell’acqua. Un amore impossibile che lo portò alla morte. Ovidio afferma che Narciso morì consumato dal fuoco di quell’amore irrealizzabile. Altre fonti invece riportano che egli si gettò nel fiume, nell’estremo tentativo di raggiungere l’amore. Quando le ninfe accorsero per seppellire il corpo al suo posto trovarono dei fiori bellissimi, bianchi e gialli, quelli conosciuti oggi come narcisi.

Dal mito è stato tratto il concetto di eccessivo amor proprio che è stato riconosciuto e preso in esame nel corso della storia. Ma, solo in tempi recenti, il soggetto narcisista è stato definito in termini psicologici. Oggi il narcisismo e, più in particolare, il quadro di disturbo narcisistico della personalità, viene definito come una struttura di personalità molto complessa. In psicopatologia, all’interno del Manuale Diagnostico Statistico (DSM-5), il quadro narcisistico è, infatti, indicato tra i disturbi di personalità.

Fatte le doverose premesse, per evitare di cadere nei citati cliché, abbiamo parlato di narcisismo e di disturbo narcisistico della personalità con un’esperta: la dottoressa Simona Brait – Psicanalista freudiana e dirigente Rems presso la Casa della Salute di Pontecorvo.

La dottoressa Simona Brait

Come riconoscere un narcisista

“In primis va fatta una doverosa distinzione tra narcisista e narcisista patologico. Il narcisismo – spiega la dottoressa Brait – è un tratto della personalità che può essere considerato, entro certi limiti, uno stato assolutamente fisiologico. Per certi aspetti è anche funzionale in alcuni contesti della vita quotidiana. Ma, quando questo atteggiamento comincia ad interferire in maniera seria con i rapporti interpersonali, gli impegni quotidiani e la qualità della vita, può assumere tratti tipici di quello che definiamo narcisismo patologico. Il narcisista patologico sviluppa una vera e propria fissazione per l’immagine di sé che rimanda agli altri. Presta enorme attenzione a quelli che sono i feedback su di essa da parte delle persone con cui intesse relazioni più o meno intime. I soggetti che manifestano narcisismo patologico sono tendenzialmente vittime delle loro fantasie di grandiosità e successo illimitato. Spesso manifestano un bisogno quasi esibizionistico di attenzione e di ammirazione da parte degli altri.

In particolare – continua la dottoressa Brait – queste persone sono incapaci di riconoscere e percepire i sentimenti e i bisogni degli altri, tendono piuttosto a sfruttare il prossimo, manipolandolo per raggiungere i propri scopi. Per questo, la caratteristica più identificativa del narcisista patologico è la mancanza di empatia dalla quale deriva la convinzione che le sue esigenze vengano prima di ogni altra cosa. Nelle relazioni di coppia questa mancanza di empatia si evince ancora di più, quasi sempre il narcisista patologico instaura relazioni puramente sessuali, con l’obiettivo di soddisfare solo quel tipo di bisogno. Attraverso le relazioni con gli altri e la manipolazione, il narcisista patologico cerca di nutrire la propria autostima, di riempire il vuoto del suo mondo interiore che è la principale causa della sua angoscia”.

Perché il narcisista diventa patologico

“Le cause di questo disturbo – sottolinea la dottoressa Simona Brait – sono ancora dibattute e non sono definite in maniera chiara e univoca. Spesso, questo quadro risulta dalla combinazione di più fattori, sociali e biologici, che intervengono nel corso della crescita. In particolare, lo sviluppo del disturbo può essere favorito dalla crescita in un ambiente familiare invalidante, caratterizzato da un’inibizione comportamentale da parte di due genitori iper-esigenti. Genitori che, durante la crescita, hanno indotto il figlio a tendere ad un’immagine grandiosa di sé che lo portasse al successo in tutto, dalla scuola agli ambienti sportivi e sociali. Una continua pressione che ha determinato nel narcisista patologico la convinzione che l’amore dei suoi genitori non fosse incondizionato ma condizionato al raggiungimento dei traguardi e dei successi ‘imposti’. Questo schema genitoriale malsano diventa un modello di riferimento inconscio che il narcisista patologico applica nelle future relazioni. Una volta divenuto adulto, infatti, il soggetto ha l’assoluto bisogno di tenere sotto controllo gli altri e il mondo che lo circonda. Quando predomina il narcisismo patologico l’altro non esiste e tutti i tentativi che il partner farà per cercare di cambiare la persona saranno inutili. Il narcisista è, infatti, insensibile alla sofferenza altrui, non è empatico e non sa provare sentimenti, anche se fa di tutto per apparire una persona sensibile ed empatica”.

La relazione tossica

“Dietro la maschera del narcisista patologico – evidenzia la dottoressa – si nasconde una fragile autostima, una personalità che difficilmente riconosce e ammette il suo disturbo e, ancor più difficilmente chiede aiuto, perché il suo è un modo di essere talmente radicato, talmente partito da lontano, che il narcisista patologico lo percepisce come normalità. La relazione con un narcisista patologico, dunque, non può che essere malsana e tossica per il partner. In genere il soggetto tende a chiudere i rapporti quando comprende che l’altro non è più manipolabile ma, quando percepisce che è il partner a voler interrompere la relazione, si crea la cosiddetta ‘ferita narcisistica’ e il soggetto può diventare aggressivo. In questo caso, la violenza da psicologica può diventare fisica, mettendo a serio rischio l’incolumità dell’altro. Il mio consiglio, quando ci si rende conto di essere finiti in una relazione con un narcisista patologico, è quello di trovare la forza di chiedere aiuto prima che sia troppo tardi. Le vittime di queste relazioni tossiche rischiano di sviluppare una serie di conseguenze devastanti dal punto di vista psicologico, emotivo e sociale. Non a caso, la Sindrome da abuso narcisistico è un disturbo post-traumatico altamente invalidante”.

Come accennato dalla dottoressa Simona Brait, gli effetti della relazione relazione tossica con il narcisista patologico possono essere devastanti per il partner. Un argomento che merita una discussione più ampia e che tratteremo nel prossimo appuntamento con la psicanalista.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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