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Rapina a mano armata al distributore di carburante Eni, la vittima legata e immobilizzata

Ieri sera è finito ai domiciliari uno dei rapinatori. L’episodio nella serata del 17 settembre scorso: la ricostruzione

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È finito agli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico un noto pluripregiudicato residente a Torrice. Nella serata di ieri, 27 febbraio, i Carabinieri della Stazione di Ceccano si sono recati nell’abitazione dell’uomo, 60 anni il prossimo giugno, per dare esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Frosinone, Ida Logoluso. L’uomo è accusato di rapina a mano armata in concorso con sequestro di persona. Il gravissimo episodio nella serata del 17 settembre scorso a danno di un distributore di carburante. 

La rapina e i momenti di terrore vissuti dalla vittima

Erano quasi le 20.00 del 17 settembre 2024 quando i Carabinieri di Frosinone piombarono in via Saragat, presso il distributore ENI della zona, avendo ricevuto notizia di una rapina appena consumata. A lanciare l’allarme la vittima che era riuscita a liberarsi dopo esser stata immobilizzata.

Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, infatti, l’uomo, intorno alle 19:30, dopo aver chiuso le pompe carburanti a fine giornata, si era recato come di consueto all’interno dell’ufficio per la chiusura della contabilità giornaliera, relativa solo all’incasso di somme contanti. A quel punto l’assalto: due uomini con volto coperto da passamontagna di colore nero sono entrati nell’ufficio, uno di loro impugnava una pistola di colore nero. Il rapinatore ha puntato l’arma all’altezza del volto della vittima, mentre il complice gli diceva, con accento napoletano “stai calmo dammi i soldi”.

Mentre uno dei due continuava a minacciarlo, puntando la pistola, l’altro lo faceva stendere a terra legandogli le mani dietro la schiena e poi le gambe con delle fascette in plastica a strappo. Una volta immobilizzato, i rapinatori si sono impossessati dell’incasso in contanti per circa 6000 euro. Hanno poi sottratto il telefono cellulare della vittima per evitare che potesse chiamare aiuto e sono fuggiti a bordo della sua auto lasciandolo legato a terra. L’Opel Astra venne ritrovata poche ore dopo abbandonata nelle campagne ad Arnara. Le indagini vennero avviate nell’immediatezza dei fatti ed hanno consentito agli investigatori di risalire all’autore della rapina in concorso che ieri è finito ai domiciliari. Il suo complice non è ancora stato individuato.

Il rapinatore incastrato dal suo profilo genetico

La prova regina che incastrerebbe il cinquantanovenne, per gli inquirenti e per il Pm, che inizialmente aveva chiesto la custodia cautelare in carcere, è costituita dal ritrovamento del suo profilo genetico su una piccola porzione di guanto utilizzato per la rapina e rimasto impigliato in una delle fascette utilizzate per immobilizzare la vittima.

Il profilo genetico presente sul guanto, al termine delle analisi, è risultato concorde con quello eseguito il 24 ottobre del 2016 dalla Squadra Mobile di Frosinone appartenente proprio al pregiudicato. Per gli investigatori, come per il Giudice Logoluso che ha firmato l’ordinanza di arresto, quelle tracce genetiche sono un solido indizio di responsabilità a carico dell’uomo che consentono di identificarlo chiaramente come il rapinatore che, giunto a piedi presso l’ENI, travisato da un passamontagna, unitamente al suo complice, mentre quest’ultimo minacciava con una pistola la vittima, l’ha immobilizzato per derubarlo. 

Con le accuse di rapina a mano armata e sequestro di persona aggravati, l’uomo è stato ristretto, come detto, ai domiciliari con braccialetto elettronico dalla serata di ieri. 

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