Home Cronaca Randagi e l’affare dell’abbandono, volontari soli e canili “lager”

Randagi e l’affare dell’abbandono, volontari soli e canili “lager”

Frosinone - Lettera aperta di una volontaria: "Chiedo che le amministrazioni ci aiutino a creare un rifugio che possiamo gestire noi"

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Riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta di una volontaria – che ha preferito restare anonima -, la quale ha trattato il doloroso problema dei randagi, dell’abbandono e di quei canili più simili ai lager che non a strutture atte ad ospitare gli amici a 4 zampe più sfortunati.

L’abbandono: un reato e un crimine morale

L’abbandono degli animali domestici, in particolare cani e gatti, oltre ad essere un reato punito per legge è un crimine morale ed etico, un problema che prepotentemente si ripropone ogni giorno. A combattere questa piaga migliaia di volontari e amanti degli animali che spesso, a titolo personale e con un esborso economico anche importante, si prodigano con impegno, sacrificio ed amore per salvare cani e gatti e soprattutto, aspetto assai rilevante, trovare una nuova famiglia che sappia amarli. Abbiamo ricevuto, e con piacere pubblichiamo, una lettera aperta, scritta da una delle tante volontarie della Provincia di Frosinone, che vuole sensibilizzare enti, istituzioni ed opinione pubblica su questa annosa questione.

Gli animali abbandonati sono spesso oggetto di violenza, vanno in giro in cerca di cibo e riparo. Quando vengono accalappiati finiscono in gabbie ammassati, dove a volte si sbranano tra loro. I comuni per ogni animale accalappiato, spendono in media dai 300 ai 1000 euro l’anno e spesso questi soldi non sono destinati solo alla cura dell’animale. L’unica soluzione ad oggi percorribile per risparmiare denaro pubblico ed evitare la sofferenza di queste creature, è la sensibilizzazione alla sterilizzazione. Lo sanno bene i tanti volontari che agiscono nell’ombra, di giorno e di notte, aprendo le loro case a questi animali. Volontari che di norma spendono i loro soldi per poterli curare, garantendo così almeno quello che fa parte dell’ordinario (primo vaccino e chip), che non tutti i comuni purtroppo possono garantire. I volontari si impegnano a cercare un’adozione sicura, seguono con molta attenzione l’iter di pre-affido, ottenendo tutte le garanzie che l’animale vada a finire in ottime mani. Inoltre ci sono tanti volontari che si occupano dei cani finiti nei canili prodigandosi, a titolo gratuito, alla loro cura ed al loro sostentamento.

Combattere il randagismo: l’importanza della sterilizzazione

Nella maggioranza dei casi i randagi nascono in casa e vengono poi abbandonati in strada, questo perché le persone non vogliono sterilizzare e dopo il parto non vogliono spendere denaro, forse per scarsa conoscenza della materia, forse per dei preconcetti culturali e questi fattori determinano l’abbandonano dei cuccioli. Per combattere questo modo di pensare e di agire, andrebbero intensificati i controlli, sanzionando ad esempio chi detiene un cane senza chip: non è una procedura semplice, ma ad oggi rappresenta la soluzione migliore per ottenere dei risultati significativi, poiché il cane diventa identificabile ed il padrone facilmente rintracciabile. Con il controllo dei privati, i quali, ci tengo a ribadirlo, sono i principali responsabili degli abbandoni, avremmo un’azione educativa e quando richiesto la repressione di questo malcostume. In tal senso sarebbe decisivo l’impiego di forze dell’ordine deputate come le Guardie Zoofile, la Polizia Locale e quella Provinciale, oppure i Carabinieri e la Guardia di Finanza: individuare le cucciolate casalinghe e intimare ai proprietari di mettere i chip ai cani rappresenta secondo il mio parere l’unica strada percorribile per combattere il randagismo.

Le norme in materia esistono e le istituzioni devono assolutamente prodigarsi affinché queste siano rispettate ed osservate: i volontari non possono sostituirsi agli enti preposti, ma possono, come attualmente fanno, lavorare per educare e sensibilizzare l’opinione pubblica e cercare una nuova famiglia ai tanti cuccioli senza casa. Un cane in strada rappresenta, è bene evidenziarlo, un pericolo per sé stesso e per gli altri. Per questo motivo mi sento anche di ribadire che i canili dovrebbero essere concepiti come zona di transito in attesa di un’adozione e non come, per quanto da me spesso constatato, una gabbia angusta dove anche l’animale più buono ed equilibrato dopo anni di reclusione non sta più bene oppure si ammala. In Europa già da diverso tempo si lotta per eliminare le gabbie, così come sono concepiti alcuni canili lager. Quello che chiedo è che le amministrazioni ci aiutino a creare un rifugio gestito da volontari, i quali amano incondizionatamente gli animali, al fine di poter dar modo loro di adoperarsi nella tutela e nella salvaguardia in primis di queste creature e poi del territorio, facendo anche risparmiare denaro pubblico agli enti. Per dare un segno di civiltà e dignità ai nostri paesi”, conclude la volontaria.

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