“Serena Mollicone poteva essere salvata”. Lo ha ripetuto nuovamente la professoressa Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa del Labanof di Milano chiamata dai giudici della Corte di Assise d’Appello di Roma che hanno riaperto, il 26 ottobre scorso, il dibattimento. La tanatologa ha affermato ciò che aveva vergato nella relazione di oltre duecento pagine consegnata alla Procura di Cassino nel novembre del 2017.
“La morte di Serena non è stata immediata la sua agonia è durata da una a dieci ore e quindi poteva essere salvata”, ha affermato Cattaneo, consulente della procura. Il perito ha aggiunto che la ferita sul cranio della giovane è “compatibile con buco trovato nella porta della foresteria della caserma dei carabinieri di Arce. La testa ha impattato con l’arcata zigomatica”.
Una ricostruzione questa che viene supportata dalle tante analisi tecnico-scientifiche che sono state compiute sia sul corpo della studentessa che nei locali dell’alloggio a trattativa privata in utilizzo alla famiglia Mottola, presenti all’interno della caserma dei Carabinieri di Arce.