Un’arringa lunga ed articolata quella con cui l’avvocato Nicola Ottaviani ha aperto l’udienza odierna presso il Tribunale di Frosinone, a carico di Roberto e Mattia Toson, padre e figlio, unici imputati del processo che intende fare luce sull’assassinio del giovane Thomas Bricca, studente di Alatri, ucciso con un colpo di pistola alla testa nella notte del 30 gennaio 2023. Ricordiamo che nel procedimento la famiglia della vittima si è costituita parte civile e l’avvocato Ottaviani rappresenta mamma Federica, madre di Thomas.
Ottaviani ha approfondito tutti gli elementi in termini probatori, spingendo sulla condotta, sulla coscienza e sulla evidente intenzione di uccidere manifestata dagli assassini: «Uccidere, è quello il reato che si intendeva portare a termine, a prescindere dal bersaglio effettivo. Non esiste il diritto ad uccidere per cui, se ci fosse davvero stato un errore di persona tra Mattia e Thomas, la pena non può cambiare. Ma siamo davvero sicuri che il bersaglio fosse uno solo?».
Ottaviani cita il comma secondo dell’art. 82, ovvero “qualora oltre alla persona diversa sia offesa anche quella alla quale l’offesa era diretta”. Sono stati esplosi più colpi forse si volevano colpire più persone?». L’avvocato invita il collegio della Corte d’Assise ed il suo presidente, il giudice Francesco Mancini, a riflettere su questo aspetto, ovvero sull’eventualità di un agguato mirato ad uccidere almeno due persone, una ritorsione che trova la sua chiave di lettura nei giorni precedenti all’assassinio. «Non c’è stato uno “sparo per caso” bensì sono stati esplosi almeno 3 colpi, così come hanno confermato i testimoni. Tutti i presenti hanno dichiarato che mai chi ha sparato ha ritratto il braccio o lo abbia sollevato in aria bensì la pistola ha sempre sparato in direzione del gruppo di giovani che quella sera si trovava al Girone».
L’avv. Ottaviani ricorda che la sera prima dell’omicidio Thomas ha implorato la madre di poter ospitare Omar, evidentemente per nascondere e sottrarre Omar ad una “banda criminale”, i Toson, che intendevano vendicarsi ed imporre il proprio predominio sulla città di Alatri. Altre persone, quindi, secondo il ragionamento di Ottaviani, sarebbero potute essere colpite dai colpi esplosi ma, fortunatamente, hanno scampato la morte per una pura casualità. «Siamo dinanzi ad un omicidio consumato in danno di Thomas ma anche ad un omicidio tentato nei confronti di altri soggetti, questa evidenza non può non essere considerata. L’intensità del dolo è evidente, un dolo intenzionale pieno: non è emerso nulla che dimostri il contrario, ovvero che l’assassino non volesse provocare la morte di almeno uno dei presenti. La stessa difesa degli imputati non è stata in grado di contrastare l’accusa».
Nicola Ottaviani chiude la sua requisitoria poco prima delle 12:00, quando dalla vicina via Monti Lepini arriva la musica dei carri allegorici che si dirigono al punto di incontro della parata che si terrà nel pomeriggio, in occasione del Carnevale: «La sentenza deve necessariamente essere un segnale volto a sradicare la criminalità nella intera provincia. Troppi episodi di cronaca con matrice legata alla criminalità sono stati consumati nel nostro comprensorio negli ultimi anni. Bisogna dare un’indicazione alla comunità, bisogna dare spazio alla giustizia ed alla legalità. Episodi come l’assassino del giovane studente Thomas Bricca non lasciano solamente il segno nella famiglia ma rischiano di tracciare un precedente, soprattutto nel mondo dei ragazzi, si rischia di creare un fenomeno fuorviante che potrebbe diffondere un esempio negativo».
Ottaviani infine pone l’attenzione sull’estrema compostezza di mamma Federica: «Sin da subito ha seguito ed è stata sempre presente ad ogni singola udienza di questo processo, dovendo rivedere il figlio morto in ogni passaggio del dibattimento, senza mai cedere o lasciare spazio al pathos. Un atto di amore grande, nel rispetto delle regole, rimettendosi al giudizio della Corte con tutta la fiducia possibile».