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Politica provinciale, grandi manovre attorno alle caselle disponibili per la serie “capisci a me”

Altro che disoccupati, aree di povertà, emergenza casa e infrastrutture i leader dietro le quinte si muovono sulla scacchiera del potere

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C’è la partita del riassetto del centrodestra alla Regione Lazio ancora in corso (non bastava togliere la delega all’Urbanistica a Ciacciarelli per sistemare tutte le aspirazioni tra gli azzurri: le attese di Quadrini e dei Ciociari restano irrisolte). Sempre attuale, anche se nessuno sembra fare una mossa da giorni, la ricomposizione della maggioranza di centrodestra al Comune capoluogo: è tutto da ricalibrare col rientro di Forza Italia tra i sostenitori del sindaco Riccardo Mastrangeli. Ora a Cirillo e Scaccia si è pure aggiunto Alviani e il peso aumenta.

Ci sono le aspirazioni di partito sugli enti intermedi: andrebbero disaccoppiate le presidenze vicine a Rocca di Apef e Saf (società energetica della Provincia la prima e società di trattamento rifiuti di Comuni e Provincia con sede nel Tmb di Colfelice la seconda), come chiedono gli azzurri: Fratelli d’Italia faccia da traino della coalizione cedendo qualche scranno. E che sarà mai! C’è la partita delle elezioni provinciali: il consiglio di Palazzo Iacobucci scade a fine anno: 18 dicembre 2022, alle ore 23,10 è stato proclamato presidente della Provincia di Frosinone Luca Di Stefano. Scadrà nel 2026: altra partita in vista. Di Stefano punta sul secondo mandato e dall’altra parte si ritroverà il sindaco di Cassino che pretenderà – stavolta – centrosinistra unito. Niente più giochetti incrociati Pd-FdI come l’ultima volta. Bene non dimenticare che, all’ombra della politica ufficiale, si parla di posizioni di rilievo dirigenziali, in cui la politica c’entra seppur come comodo ombreggiamento di figure furbe, a metà fra le professioni e l’impegno partitico: c’è chi guarda ad un cambio alla direzione generale a Palazzo Iacobucci puntando anche alla gestione della stazione unica appaltante. “Capisci a me”, suona il ritornello della canzone.

Dal riassetto nel comune capoluogo a Consorzio Industriale ed ex Ipab

Inoltre tra gli enti di spicco, c’è la guida del Consorzio Industriale Unico: il 17 aprile sul Burl è apparso il decreto del presidente Rocca che proroga per un anno l’incarico di commissario al prof. Raffaele Trequattrini e di sub commissario a Riccardo Roscia. Sono nomine su cui le segreterie ed i vari leader già ragionano. Però attenzione: sono diventate posizioni di primo piano anche i posti nelle Aziende dei Servizi alle Persone (in provincia a Ceprano), anche dei semplici – si fa per dire – componenti dei cda: il centrodestra regionale ha deciso di aumentare tra dicembre e metà marzo le indennità dei direttori delle Asp e dei componenti dei consigli di amministrazione degli enti nati da quelle che erano le Ipab: istituzioni promosse con donazioni private a sostegno delle categorie fragili. Ma qua non si parla certo di “fragilità” bensì di “sensibilità” ai compensi d’oro: i direttori percepiscono lo stesso stipendio dei dirigenti della Regione: 150 mila euro l’anno. La Commissione Affari costituzionali e Statutari ha approvato il nuovo regolamento delle Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona: prevede un aumento per i consiglieri di amministrazione che arriverà a seconda delle fasce, sino al 70% “dell’indennità lorda riconosciuta al presidente della Regione Lazio”. Avete letto bene: i fortunati nominati saranno trattati – per tre quarti – come dei piccoli Rocca. Pur non essendo stati eletti e neppure designati magari per una qualche competenza. A conti fatti – secondo i primi calcoli – un membro del Cda percepirà da subito 2.280 euro lordi. Al mese? E sarebbe già una bella soddisfazione. Ma no! Alla settimana. Poi ci sono i riposizionamenti tra caselle che riguardano anche la Asl: perché dopo il cambio al vertice dei dg ci sono posizioni dirigenziali scoperte e ai partiti fanno sempre comodo: per avere meno malpancisti dietro le linee principali.

Al centrodestra tocca gestire ed al centrosinistra “infilarsi” dove può

Ora al governo c’è il centrodestra, tocca a FdI, Lega e Forza Italia gestire questi flussi di denaro che andrebbero elencati in corrispondenza di ciascuna posizione. Il centrosinistra – e il Pd in particolare – si sistema dove può – essendo minoranza sul territorio e nel Paese – approfittando della panzana che bisogna condividere la gestione di enti di secondo livello e di società partecipate o in house. In questi casi il gioco dei pesi e contrappesi maggioranza-opposizione verrebbe sospeso a ragion veduta: secondo quella che vedono solo loro. A sostenere la cogestione alla Provincia e nelle istituzioni minori sono, peraltro, gli stessi che non fanno opposizione neanche dove dovrebbero esercitarla per legge e perché il mandato degli elettori appare esplicito. Servirebbe un sistema di timbratura come si fa con la bollinatura dei prodotti farmaceutici per riconoscerli: la scritta “fa bene alla democrazia” andrebbe appiccicata sulla fronte dei rari consiglieri comunali che svolgono realmente il ruolo di controllo nelle assisi civiche. I più – in alcuni comuni la totalità – preferiscono inchinarsi al pensiero unico dominante dispensato magnanimamente dal vincitore delle elezioni: se poi le ha stravinte per la “bollinatura” è meglio perdere qualsiasi speranza. Insomma è difficile trovarne di oppositori. Di quelli veri. Perché di finti ce ne sono eccome, specie su tutti i media ed i social: tanti quante sono le borse tarocche Louis Vuitton.

Consiglieri comunali e politici da “bollinare”: delle autentiche rarità

La mappa che interessa ai nostri leader è su per giù quella descritta, perché le caselle che mancano arrivano con la tempistica necessaria ai manovratori. A proposito, come non pensare, ad esempio, ai commissari delle famigerate comunità montane. Altro centro di spesa di seconda fila ma sempre apprezzato dai buongustai della gestione del potere. Per le candidature alle regionali ed alle politiche bisogna avere lo sguardo un po’ più lungo. Come fanno certi volponi del Pd che hanno già pensato al tandem per la Pisana. Quasi tutti “sgamati” – questi sorridenti rappresentanti della nostra declinante terra di confine – mentre pensano alla politica come occasione per lo stipendio facile, con poco impegno e nessuna responsabilità. Certo, pure qui ci sono quelli da bollinare perché salvano la faccia alla democrazia. Ma la buona parte dei candidati e aspiranti eletti segue le regole delle lottizzazioni. Che conducono dritti sulla strada del “santo” vitalizio. Ma, tanto per iniziare, pure un posto nell’ente dove si faceva la carità va più che bene e non crea manco tristezza. Con un accredito da 9mila euro al mese. “Capisci a me!”.

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