Petra Conti, la danza e il cancro sconfitto: l’étoile frusinate incanta il mondo…in punta di piedi!

"L'Anna Magnani della danza" si racconta a 360°: la carriera, la lotta contro la malattia, la sua nuova vita tra professione e beneficenza

“La danza inizia dove finiscono le parole” diceva il regista russo Aleksandr Jakovlevič Tairov. Petra Conti, difatti, toglie le parole quando danza. E ti fa ballare in testa una moltitudine di pensieri e riflessioni quando parla. Nata ad Anagni, da padre italiano e madre polacca nel 1988, e poi cresciuta a Frosinone, la stella del balletto classico ora è l’étoile del Los Angeles Ballet, e principale danzatrice del Teatro alla Scala di Milano e del Boston Ballet. La sua esistenza, vissuta volteggiando sulle punte, è quasi completamente oltreoceano, ma l’eccellenza di ‘casa nostra’ non dimentica l’Italia e la ‘sua’ Ciociaria. Petra, nota anche come “l’Anna Magnani della danza”, come l’ha definita la rivista Panorama nel 2012, sta incantando il globo intero con la sua arte, messa a punto in anni e anni di studio. Prima si forma all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, dove si diploma con lode nel 2006, poi si perfeziona al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo.

A soli 16 anni partecipa al programma televisivo “Sogni” condotto da Raffaella Carrà su Rai Uno, dove le viene esaudito il desiderio di danzare con Roberto Bolle, che diviene dunque il suo primo partner in scena. E la sua carriera spicca il volo. Spettacoli in tutto il mondo, una miriade di premi e onorificenze: nel 2014 Petra Conti è insignita anche del titolo di Ambasciatrice della Danza Italiana nel Mondo. Ma la sua quotidianità non è solo il luccichio del panorama internazionale, dovuto comunque ad una ferrea disciplina fatta di alimentazione adeguata, allenamenti durissimi, integerrima cura del corpo. Ad un certo punto, ancora giovanissima, la danzatrice subisce un colpo meschino dalla vita: a soli 28 anni scopre di avere un carcinoma renale ed è costretta a subire cure e un delicato intervento. Ma il drammatico episodio, affrontato sempre con il sorriso sulle labbra, e tanta forza, le lasciano una grande sensibilità sul tema. Petra ne fa tesoro e oggi aiuta gli altri, sostiene la ricerca per la cura del cancro infantile e supporta i piccoli pazienti e le loro famiglie. Ed è lei stessa a raccontarmi il suo percorso denso di emozioni in questa intervista. Lo fa con tanta umiltà, ammettendo (nonostante il successo a livello mondiale n.d.r) di trarre continuamente ispirazioni da grandi stelle della danza sia di ieri che di oggi per continuare a crescere come artista.

La danza, passione innata e maestra di vita

Alla domanda su come si sia avvicinata a questo mondo, la famosa ballerina risponde senza esitazioni: “Si può dire che sono nata in una casa dove si respirava danza: mia mamma e mia sorella sono state ballerine, entrambe diplomate all’Accademia Nazionale di Danza in Polonia. Per un motivo o un altro hanno però smesso la carriera di ballerina di danza classica molto presto. Ma a casa si parlava tanto di questa disciplina…Per me ballare in corridoio sulle note di Chopin era la cosa più naturale del mondo. Eppure non sapevo di avere il collo del piede o la rotazione delle anche fino a quando non sono entrata all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, ad 11 anni. La mia famiglia non mi ha mai spinto ad intraprendere questa strada, fui io che mi impuntai a seguire le orme di mia mamma e mia sorella, e implorai i miei genitori di farmi fare l’audizione a Roma. La danza – prosegue Petra – è la mia lingua madre, il modo più facile e diretto che possiedo per esprimere tutte le emozioni che ho dentro. La danza per me è più di una passione, è una vocazione, è un modo di vivere, ed un modo di essere. Mi ha lasciato tanti insegnamenti, ma forse quello di non sentirsi mai “arrivati,” di non sedersi sugli allori, che c’è sempre bisogno di crescere e migliorare, che la perfezione non esiste, è quello più importante”.

Cenerentola, Giselle e quell’amore nato…in punta di piedi!

Petra Conti, nel corso della sua lunga e illuminata carriera, ha interpretato e continua a dar vita, ad una serie di personaggi femminili amatissimi da ogni appassionato di danza. Nella moltitudine di ruoli che ha ricoperto, però, almeno un paio, hanno un significato per lei decisamente importante. “Dovendo scegliere il ruolo a cui sono più legata, forse direi Giselle, perché è il balletto che ha segnato l’inizio della mia carriera scaligera, e anche quello che ho ballato di più in assoluto”. E tra tutti spicca anche quello della dolce Cenerentola, il quale le ha permesso di conoscere l’uomo della sua vita, affettivamente e artisticamente, suo marito Eris Nezha. “Ho conosciuto Eris quando avevo 17 anni – racconta Petra -. Eravamo entrambi primi ballerini ospiti all’Arena di Verona per Cenerentola, il mio primo grande ruolo! Da quel momento la danza ci ha uniti, prima come partners in scena, poi come amici, ed ora come marito e moglie. La danza è la nostra carriera e la nostra vita, ci unisce profondamente. Abbiamo il vantaggio di avere la stessa passione e gli stessi sogni. A casa spesso continuiamo a lavorare, si parla di danza, ci si fa le correzioni a tavola, ci si aiuta a crescere. Quando ballavamo insieme era ancora tutto più intenso…ora che Eris è in pensione, e nonostante le dinamiche siano cambiate (Eris è il mio coach personale adesso) è ancora difficile per me separare l’Eris-marito dall’Eris -ballerino-insegnante. Io credo che la nostra complicità sia la nostra arma più grande”.

La scoperta della malattia

Nel 2016, la Conti ha scoperto di avere un carcinoma al rene. Un pugno in faccia, una notizia drammatica, ma che lei affronta con sorprendente tenacia, che supera con tanta caparbietà e forza, con l’urlo vitale di chi vuole farcela, continuare a ballare e imparare anche da questa durissima lezione cui forse non era preparata. Petra è così, leggiadra come una farfalla, dura come l’acciaio. E la farfalla d’acciaio ci narra lucidamente quei drammatici momenti: “Mi ritengo molto fortunata ad aver sopravvissuto ad un cancro al rene: credo che se ho avuto una seconda chance in questa vita è perché ancora ho molto da dare e tanto bene da fare. Il cancro mi ha cambiato. Credo che mi abbia trasformato in una persona migliore, un essere umano più grato e riconoscente. Mi ha fatto capire cosa significa forse perdere tutto, la mia carriera, il mio status, la mia salute, la mia vita. Le uniche cose che il cancro non può rubare sono l’amore e la famiglia. E allora che le tue priorità cambiano, quando tutti i tuoi vecchi problemi diventano insignificanti e inizi a vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Anche il modo in cui mi avvicino al balletto ora è diverso…la mia vita non dipende più dalla danza, non mi stresso troppo per un’esibizione come una volta, e cerco di godermi ogni singolo spettacolo come se fosse l’ultimo. Ho imparato a lasciar andare e mi lascio andare molto di più. Ho imparato ad essere grata per tutti i miei doni, per tutte le cose che ho fatto e per tutti i posti in cui sono stata”.

Una nuova consapevolezza, una seconda vita

Nonostante tutto, infatti, Petra non è ‘arrabbiata’ con la vita. Anzi, ha acquisito ancora maggiore sensibilità verso questi temi e ha deciso di mettere a servizio di altri la sua esperienza e il suo tempo. Oggi è ambasciatrice della fondazione Cure Childhood Cancer e ha una sua fondazione che aiuta i piccoli malati di tumore. “Pointe Shoes for a Cure è la mia fondazione nata dalla voglia di aiutare i bambini malati di cancro e le loro famiglie. Attraverso la danza, e soprattutto attraverso il mio strumento di lavoro, cioè le punte, sono in grado di raccogliere fondi per Cure Childhood Cancer, l’associazione che io sostengo – spiega l’artista -: ad oggi le donazioni per ricevere un paio di mie
punte usate ed autografate ammontano a più di $15,000 in soli 4 anni. La donazione va direttamente a beneficiare i bambini malati di cancro, mentre io mi prendo cura del prezzo della spedizione delle punte, e ovviamente di andare fisicamente alla posta e spedire ogni pacco una volta che la donazione è stata fatta. Questo è solo il primo passo di un progetto a lungo termine che voglio realizzare perché ne sento la necessità morale: io sono stata molto
fortunata, ed ora voglio portare un po’ di fortuna anche a chi sta ancora soffrendo. La mia fondazione è anche un modo per sensibilizzare le persone: perché il cancro è spesso ancora considerato un argomento tabù”.

La Ciociaria nel cuore

Nonostante lei oramai viva e lavori all’estero, cosa le manca della Ciociaria? Petra è sicura: “Mi mancano gli affetti dell’infanzia. Ho lasciato Frosinone ad 11 anni. Ogni volta che ci ritorno per qualche ora o qualche giorno per me è sempre un tuffo nel passato, quando la vita era più semplice, e i miei sogni erano tutti ancora da realizzare. E poi mi
manca il cibo! Sono cresciuta a mozzarelle, lasagne, fini fini…Ogni volta che torno è un paradiso per il palato!”.

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Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli
Cristina Lucarelli, giornalista sportiva con una passione per musica, cinema, teatro ed arti. Ha collaborato per diversi anni con il quotidiano Ciociaria Oggi, sia per l'edizione cartacea che per il web nonché con il magazine di arti sceniche scenecontemporanee.it. Ha lavorato anche come speaker prima per Nuova Rete e poi per Radio Day. Ha altresì curato gli uffici stampa della Argos Volley in serie A1 e A2 e del Sora Calcio.

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