Dagli anni settanta, nel movimento studentesco di Frosinone, alla presidenza del Pd Lazio, la carriera di Francesco De Angelis si è snodata lungo molti dei livelli istituzionali, dalla Regione Lazio al Parlamento europeo. Per finire da ultimo con la presidenza del Consorzio Industriale Unico e con quella – attuale – del Pd Lazio. L’abbiamo interrogato su alcuni dei temi dell’attualità politica.
- Il centrosinistra in provincia è stato complesivamente sconfitto fermandosi al 32-33% (conteggiando anche Alleanza Verdi-Sinistra e pentastellati). Lei ha sottolineato come il 17% del Pd alle europee sia un buon risultato perché non c’era il candidato locale, ma resta il gap con il 24% nazionale. Come ripartire per una alleanza con chance di vittoria?
“In provincia non è andata male, ci siamo difesi bene. Siamo partiti senza una candidatura locale e, nonostante queste difficoltà, portiamo a casa un risutato di tutto rispetto. Poi sappiamo che la provincia è difficile, la destra è molto forte ma, nonostante tutto, abbiamo dimostrato che sappiamo anche vincere. Il voto amministrativo lo conferma. Ora dobbiamo lavorare per unire le opposizioni, allargare il campo del centrosinistra e rendere forte e credibile l’alternativa alla destra. Il voto delle europee ci dice che la luna di miele per Giorgia Meloni è finita e che noi siamo pronti per tornare al governo del Paese. Ai nostri alleati dico che sbagliare è umano ma perseverare è diabolico. L’obiettivo è la coesione: discutiamo, lavoriamo su un programma fortemente innovativo ma facciamo prevalere le ragioni dell’unità, perché se siamo uniti si vince”.
Il Movimento 5 Stelle decisivo per tornare a vincere con un’alleanza larga
In provincia di Frosinone si conferma, sia pur senza rappresentanza e basata solo sull’onda del consenso d’opinione, una marcata presenza del Movimento 5 Stelle con 21466 voti. Oltre ad una vasta area di astensione al 40%. Quale la sua valutazione?
“Con i Cinquestelle dobbiamo discutere a dobbiamo sapere che abbiamo insieme il compito di costruire l’alternativa. Il rapporto con il M5S è decisivo. Dobbiamo realizzare le condizioni sul programma e sulle cose concrete da fare, la difesa della sanità pubblica, il salario minimo, la difesa dei diritti. Sono tutte questioni che ci consentono di fare un passo in avanti verso la costruzione di un’alleanza, forte sul piano programmatico ma anche stabile e duratura”.
Lei si vanta di aver fatto crescere una nuova classe dirgente dem, da Buschini a Battisti, da Spilabotte a Fantini. Però la decisione della svolta di Area Dem con Dario Franceschini risulta che l’abbia presa da solo. Tant’è vero che Fantini e Battisti sono rimasti dov’erano, con Mancini. Perché?
“Ho sempre scommesso sui giovani, lo sanno tutti. Non è un segreto e lo dicono i fatti. Negli ultimi dieci anni non sono mai stato candidato. Ho preferito mettere in campo una squadra giovane e forte. Non è vero che ho deciso da solo la svolta. Avevo già anticipato – in una riunione che si è tenuta prima del voto – che, subito dopo le elezioni, si apriva una nuova fase politica perché, diciamoci la verità, ‘Pensare Democratico’ è stato uno strumento utile sul terreno provinciale ed in alcune occasioni anche regionale. Ma sul piano nazionale non ci siamo mai stati. Non abbiamo mai giocato la partita. Questo è un limite che pesa sul Pd e pesa, in termini di rappresentanza, anche sul territorio. Ecco perché si chiude una fase, ecco perché bisogna superare ‘Pensare Democratico’ ed ecco perché dobbiamo allargare i confini. Abbiamo bisogno di un contenitore nuovo, capace di far pesare e contare la nostra forza e quella delle province, anche sui tavoli nazionali”.
Necessario superare “Pensare Democratico”. Per Cassino, ho fatto la mia parte
Il sindaco di Cassino Salera ha vinto con una percentuale probabilmente inattesa anche dagli stessi supporter: lei ha dato l’impressione di essere assente durante la campagna elettorale ed invece di essere salito sul carro del vincitore il giorno dopo: ce lo spiega?
“Assolutamente no. Ci sono sempre stato, ho dato il mio contributo per unire il Pd ed anche nella costruzione della lista forte. Ho fatto quello che serviva. Al resto ci ha pensato Enzo Salera. La sua vittoria è straordinaria, il suo successo è prezioso per la città di Cassino e per tutti noi. È il frutto di una buona amministrazione, di un buon governo e, fatemelo dire, di un grande sindaco”.
Eppure il Pd di Cassino, al 18%, nella coalizione del sindaco è arrivato solo terzo: quindi a vincere non sono stati i dem ma Salera in persona. Non lo pensa anche lei?
“Ma no. Anche il risultato del Pd è straordinario a Cassino. Abbiamo eletto 4 consiglieri: un bel gruppo consiliare ed un ottimo risultato della lista. Poi non c’è dubbio che nel voto amministrativo il contributo delle civiche è importante e decisivo. Ed a Cassino siamo stati bravi, perché siamo stati attrattivi ed inclusivi, a conferma che il Pd deve essere forte ma non deve mai perdere di vista il suo rapporto con le forze migliori della società civile. E questo mix, insieme alla forza della candidatura di Salera, ha consentito ad Enzo ed alla coalizione di vincere al primo turno e di portare a casa una percentuale straordinaria”.
Il risultato europeo e amministrativo è tutto della segretaria Schlein
È di moda la “forza del noi”, slogan utilizzato per l’evento di Patrica del 3 luglio. Ma su quale elemento poggia questa suggestione se dalla base non è venuto niente? Le sezioni sono chiuse: come si fa a parlare di “noi”? Proprio Cassino ne è un esempio: da anni non ha neppure una sede dove ci si possa riunire.
“Sono stati anni difficili. Gli ultimi tempi sono stati complicati per il Pd. Anche per l’organizzazione e per la vita stessa dei nostri circoli. Però abbiamo resistito. Nonostante tutto siamo una forza profondamente radicata nel territorio, presente in tutti i Comuni della provincia di Frosinone e con una classe dirigente credibile e rappresentativa. A Cassino il circolo c’è e si è visto anche in queste elezioni. Bene il lavoro di Romeo Fionda e devo dire che, se c’è stata questa inversione di tendenza e questa ripresa del Pd e – fatemi dire – questa vittoria del Pd sia nel voto delle europee che delle amministrative, il merito è tutto della nostra segetaria Elly Schlein che ha saputo riportare il Pd nei territori, restituire al Pd una forte identità politica e mettere in campo un progetto chiaro e credibile che ci ha consentito di recuperare tante forze che negli ultimi tempi erano critiche verso la sinistra e che o non andavano a votare o, se lo facevano, non votavano Pd. Ecco, queste forze sono tornate. Soprattutto i giovani. Grazie al lavoro ed al messaggio della nostra segretaria”.
Preoccupa la crisi a Frosinone, il centrosinistra deve muoversi per tempo
A Frosinone è in corso una verifica di maggioranza e spunta spesso il suo nome anche dietro le fibrillazioni del centrodestra: quanto è interessato personalmente alle evoluzioni amministrative della coalizione Mastrangeli ed alla possibile candidatura a sindaco per lei stesso?
“Mi viene da ridere e sa perché sorrido? Perché, ogni volta che si vota, spunta sempre questo mio nome. Alla fine non vengo mai candidato. E resto a fare il mio lavoro. Quello che più mi piace, la mia passione: il partito e la politica. La situazione di Frosinone preoccupa, soprattutto la città. L’amministrazione comunale è ferma e sono mesi che si parla di crisi. Io non so che cosa faranno, se il malessere è vero o se il sindaco sarà capace di recuperare sul piano politico la situazione di difficoltà che non può certo nascondere. Ma questo è un problema della maggioranza. Noi dobbiamo continuare nella nostra azione di opposizione e, soprattutto, nel lavoro di costruzione di un’alternativa. Dobbiamo farci trovare pronti quando sarà il momento e non arrivare a decidere, com’è successo la volta scorsa, in zona Cersarini. Per essere più chiaro, non ci si può più ridurre a decidere negli ultimi mesi. Ora abbiamo fatto un congresso cittadino, abbiamo messo in campo una squadra di giovani, li dobbiamo aiutare, sostenere, perché loro ci possono trasmettere quella passione e quell’entusiasmo che è necessario per ridare forza al Pd. Ma anche per costruire, con il contributo di tutti e non da soli, una candidatura forte, un’alleanza larga capace di competere e di vincere, quando sarà il momento, le prossime elezioni amministrative”.
Dalle vicende della Provincia fino al caso Veroli, per non dimenticare quel che sotto traccia è accaduto anche a Cassino, emerge sempre di più un trasversalismo che vede come protagonisti Pd e Fratelli d’Italia. L’impressione è che i due partiti debbano sempre meno ricorrere alla dissimulazione. Del resto lei ed Abbruzzese siete stati due antesignani delle sintonie tra opposti. O no?
“Questa è un’altra favola, sono tutte favolette. A Cassino la vittoria è del Pd e del centrosinistra: è chiara e limpida e nessuno la può discutere. A Veroli vince un’alleanza che ha come base il Pd e le forze del centrosinistra ma che si presenta al voto sotto una veste civica e senza simboli di partito. Ma su un punto voglio essere chiaro. L’alleanza è civica e non c’è stato nessun accordo con la destra e con Fratelli d’Italia”.
Trasversalismi? Solo una favoletta. Ora riconquistiamo la Regione Lazio
Dal vertice del Pd Lazio sta assistendo al governo del presidente Rocca: come pensa si possa ricostruire un’alleanza capace di contendere al centrodestra la guida della Regione Lazio?
“Partiamo soprattutto da Roma. E dal buon lavoro di Roberto Gualtieri e della sua amministrazione. Il primo obiettivo è rivincere a Roma. Per consolidare la nostra forza e costruire un’alleanza molto forte e, soprattutto, molto robusta e radicata nei territori che consenta al centrosinistra di tornare a vincere in Regione. L’attuale amministrazione di centrodestra non brilla, anche in queste settimane si continua a discutere di una possibile verifica all’interno della maggioranza. Io sono fiducioso. Penso che ci sono tutte le condizioni per fare dall’opposizione un ottimo lavoro, per mettere in campo in maniera forte e decisa le nostre idee ed il nostro progetto e per tornare, quando sarà il momento del voto, a vincere ed a governare la Regione Lazio. Anche qui occorre unire le opposizioni, allargare il campo della coalizione di centrosinistra e mettere sul terreno una candidatura forte, attrattiva e capace di unire. Daniele Leodori sta facendo un buon lavoro. Del resto la vittoria di Cassino e quelle di Civitavecchia, di Palestrina e di Tarquinia al ballottaggio ci dicono che il vento è cambiato e che noi ce la possiamo fare. In questi ballottaggi abbiamo strappato tre comuni importanti al centrodestra. Partiamo da questo risultato e lavoriamo per strappargli la prossima volta anche la Regione Lazio”.