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Pd, Battisti: “Il congresso si occupi del territorio. Nel capoluogo sfida alla destra” – L’intervista

Dalle crisi industriali alla sanità, dal congresso Pd alle prossime elezioni del Comune capoluogo: parla la consigliera regionale dem

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E’ l’unica ciociara eletta nel centrosinistra provinciale alla Regione Lazio nella legislatura in corso. Ma è al secondo mandato, essendo entrata alla Pisana nel marzo del 2018. Sara Battisti, già segretario provinciale del Pd dal 2012 al 2014, di estrazione Ds, oggi sente il peso di dover dare un contributo non marginale, non solo nel seguire i temi dell’attualità ciociara, per portarli all’attenzione del consiglio regionale, ma soprattutto nella costruzione di una coalizione ampia, capace di tornare ad esprimere più eletti non solo alla Regione ma anche al Parlamento nazionale e in grado di tornare a vincere in contesti nei quali si sono succedute da lustri le sconfitte, come nel caso del Comune capoluogo.

  • La crisi economica, industriale e occupazionale ha acceso un dibattito sulla mancata inclusione della provincia di Frosinone nella Zes unica del Sud. Il presidente Rocca propone l’adozione di “misure equiparate” per la Ciociaria, Latina e Rieti. Cosa ne pensa?

“Intanto sono soddisfatta del fatto che si stia ragionando di questi possibili provvedimenti visto che, lo sorso anno quando ci fu la discussione sull’estensione della Zes, attraverso una mozione consiliare, fui anche io ad avanzare richiesta acché la regione si impegnasse ad includere Frosinone tra le zone economiche speciali. Purtroppo non si riuscì a farlo. Ma ben venga la riapertura di questo ragionamento perché è chiaro che le agevolazioni fiscali sono essenziali per salvaguardare tessuto produttivo e lavoro. Avevo fatto una richiesta per estendere la missione del Consorzio Industriale Unico. Visto che uno dei problemi principali per le aziende è quello della sburocratizzazione avevo ipotizzato che, grazie al sostegno di dirigenti e funzionari regionali, il Consorzio avrebbe potuto mettere su una task force che diventasse riferimento unico delle aziende per tutte le pratiche. E’ chiaro che questo avrebbe comportato una ridefinizione delle norme per la concessione di autorizzazioni ambientali e assegnazioni di aree per gli insediamenti produttivi, ma sarebbe stata risolta una questione davvero nodale”.

  • Poi c’è il dossier Stellantis sempre più indecifrabile e drammatico.

“I dati ci dicono che il chimico farmaceutico resiste, alcuni nuovi insediamenti produttivi sono stati realizzati anche grazie al lovoro della giunta Zingaretti, come nel caso dell’accordo con Fincantieri per la produzione di batterie al litio a Piedimonte. Ma, certo, il tema Stellantis resta fondamentale e la principale vertenza. Su questo la Regione si è mossa trasversalmente e la vicepresidente Roberta Angelilli si è seduta ai tavoli istituzionali, a partire da quello del Mimit, con un mandato praticamente unitario non solo della politica ma anche delle associazioni datoriali, dei sindacati, degli amministratori locali, con l’obiettivo di sollecitare la presentazione di un piano industriale certo. Ma fino a quando non si modificano le produzioni, non si punta sull’ibrido e si resta nel campo dell’elettrico, per di più di lusso, la forza lavoro sarà destinata ancora a diminuire. E’ un argomento dirimente anche per l’indotto. Perché è inutile discutere di incentivi se poi un intero comparto sparisce”.

“Sull’atto aziendale un errore grave della commissaria Asl”

  • Altro tema caldissimo è quello della sanità. Restano lunghe le liste d’attesa, la rete ospedaliera conserva grandi criticità – come nel caso del Santa Scolastica di Cassino -, l’emergenza attende sempre il Dea di secondo livello allo Spaziani di Frosinone e l’atto aziendale è stato approvato solo da 41 sindaci con strascico di polemiche.

“Mi ha colpita il fatto che un commissario Asl non si sia preoccupato di accogliere la richiesta, del tutto ragionevole, da parte di alcuni sindaci per avere una settimana di tempo utile a poter visionare l’atto aziendale e fare osservazioni. Una richiesta sempre accolta in passato, indipendentemente dal colore politico di chi era alla guida della Regione. Un atto aziendale che segue il precedente a distanza di due anni e mezzo, avrebbe avuto bisogno di una buona dose di concertazione. Insomma penso che ci sia stato un errore manageriale di non poco conto. Che non può essere giustificato dal fatto che i 41 sindaci rappresentavano comunque la maggioranza degli abitanti della provincia. Anche perché resta di fronte a tutti un’Asl che non ha dato indicazioni dirimenti su rete ospedaliera e medicina territoriale. Sul Pnrr e l’edilizia sanitaria il lavoro era stato fatto precedentemente dalla passata giunta regionale. Per il resto ci sono stati alcuni spostamenti di reparti, alcune chiusure. Ma il tema dei temi è la carenza di personale. Se non si provvede a fare in modo che ci sia numero congruo di medici sarà difficile dare risposte assistenziali o aspirare ad una rete ospedaliera più solida. Non ci si può rifugiare dietro la giustificazione che il tema della carenza di medici e infermieri è nazionale e diffuso. Perché questa giunta regionale ha fatto scelte per favorire il privato. Ha stanziato molto denaro e dato molte autorizzazioni al privato. Basta pensare alla prima delibera Rocca sulla sanità coi 22 milioni a favore dei privato per abbattere le liste d’attesa. Ma se ci sono risorse, queste vanno messe a servizio delle strutture e della rete pubbliche, a partire proprio dal reperimento del personale. Poi vorrei dire al presidente Rocca che gli interventi spot non servono a niente. Mi riferisco all’apertura del reparto di oncologia al presidio di Anagni che, come noto, non è un ospedale. Così ci siamo trovati con un Punto oncologico di accesso e continuità della cura (PACO) che risponde all’ospedale di Sora. Ma quando si somministrano chemio e dialisi senza avere un pronto soccorso di prossimità è chiaro che si rischia, in un contesto in cui l’area nord della provincia è priva di servizi sanitari. Su Alatri non ci sono investimenti, l’area tra Anagni e Trevi non ha ospedale o Ps di riferimento”.

  • Dal 2 settembre finalmente saranno distribuire le tessere 2024 del Pd che consentiranno di gettare le basi per far svolgere il congresso di federazione. Sarà una nuova conta tra correnti o cosa prevede?

“Penso che ci si debba impegnare per il partito tutti i giorni e non solo in prossimità di appuntamenti congressuali o elettorali. Da quando è insediata, la nuova segreteria nazionale ha fissato in maniera netta delle priorità che hanno, al contempo, ricostruito un’identità che non solo condivido ma a cui do seguito nell’azione politica e amministrativa. Un percorso delineato non solo nel Pd ma che ben si intravede nell’azione del comitato per la raccolta di firme contro la riforma dell’autonomia differenziata. Tornando al congresso, mi auguro che non ci sia la corsa alle tessere. Il partito deve essere di chi si sente dentro e ha voglia di partecipare. Rispetto al tesseramento c’è stato chiesto dal segretario regionale una modalità di distribuzione delle tessere in rapporto alla media di iscritti degli ultimi 5 anni. E comunque resta sempre accessibile il tesseramento on line. Personalmente non sono per chiudere ma per aprire il partito, dando spazio alle tante persone che nell’ultimo anno e mezzo hanno accompagnato il lavoro di opposizione e alle risorse nuove che pur fortunatamente ci sono. Ma non è giusto accogliere quelli che transitano per interesse particolare e che, poi, vediamo andare via. La fase congressuale non deve essere finalizzata a definire equilibri ma a darsi priorità sull’agenda politica”.

“C’è un’emergenza suicidi e non ci si può voltare dall’altra parte”

  • Nella serie di interviste dedicate da Frosinone News al congresso Pd è emersa la richiesta che gli aspiranti segretari di federazione presentino piattaforme incentrate sui problemi del territorio, al di là e oltre i temi nazionali. Qual è la sua posizione?

“Sono d’accordo ed ho dato suggerimenti in merito. Chiunque abbia la legittima aspirazione a diventare segretario di federazione è giusto che proponga una propria piattaforma politica e programmatica che parta dai temi della crisi del lavoro, prosegua sui servizi e sulle possibilità per i giovani affinché restino nei luoghi dove sono nati, ragioni sui piccoli comuni e sulle risorse per consentire loro di sviluppare segmenti nuovi di produttività. Credo che il territorio, al di là di quella industriale, abbia una vocazione turistica sulla quale abbiamo iniziato a lavorare con Zingaretti ma sulla quale bisogna fare molto. Poi ci sono le grandi infrastrutture sulle quali si è interrotto il percorso avviato con le interlocuzioni con istituzioni ed enti competenti: come nel caso della Tav. Penso ad alcuni temi sui quali personalmente intraprenderò una battaglia politica, come per la salute mentale. Mi colpisce il numero dei suicidi in provincia di Frosinone. Sarà pure un problema di livello nazionale ma tra i mesi di aprile, maggio e giugno, sono stati registrati circa 30 tragedie. Insomma è un’emergenza sociale rispetto alla quale non ci si può voltare dall’altra parte. Servono servizi, strutture e personale qualificato. Il congresso dovrebbe definire le priorità da condividere e portare in aule istituzionali. In questo momento in provincia il centrosinistra ha un solo rappresentante istituzionale: la sottoscritta. Il mio lavoro, certo, già oggi non è sono individuale. Tutte le questioni che sollevo mi arrivano da rapporti con realtà territoriali e associazioni ma mi piacerebbe che, prima di tutto, il Pd portasse nelle aule elettive i temi più stringenti, attraverso propri rappresentanti che mi auguro siano sempre più numerosi”. LEGGI QUI l’intervista esclusiva sul tema.

  • Magari grazie alla spinta di una coalizione ampia.

“Sulle alleanze la situazione è molto chiara. C’’è una festa nazionale dell’Unità che vede invitati Renzi e Calenda e Conte. Insomma il centrosinistra c’è già ed è questo il modello su cui lavorare anche per accordi anche in riferimento alle amministrazioni comunali. C’è necessità di uno sforzo di costruzione della coalizione anche nelle piccole realtà perché se non si parte dal basso non si arriva in alto. Ed anche per gli enti intermedi, come la Provincia, vale lo stesso discorso. Con la legge attuale non esistono maggioranza ed opposizione ma si possono applicare metodi nuovi di governo. Lo dico da un anno e mezzo: noi, del resto, non abbiamo davanti il centrodestra ma la destra peggiore che evoca parole d’ordine, metodi e politiche che appartengono al ventennio. Non possiamo essere titubanti ma dobbiamo essere netti. Anche questo farà la differenza tra le piattaforme che saranno portate al congresso”.

  • Però il vento del trasversalismo continua a soffiare con intese tra Pd e Fratelli d’Italia, in passato tra Pd e Forza Italia. Ora neppure più sotterranee, come nel caso della Provincia o di Veroli. Come si coniuga con quello che ha appena detto?

“Per quello che riguarda la Provincia mi auguro che possa essere riformata la legge e che si torni al voto popolare. Sono stata sempre contraria alla legge Delrio. Abbiamo necessità di avere province più solide e strutturate che incidano di più. Serve una legge in cui i cittadini si esprimano sulla base di alleanze e programmi chiari. Una legge di questo tipo non consente più trasversalismi. Veroli ha una sua storia. Il centrosinistra ha sempre governato col centrodestra. L’anomalia vera del Pd è di non aver avuto la forza di presentare il simbolo perché nel partito c’erano diverse ambizioni. Il Pd non ha saputo far misurare quelle ambizioni nell’ambito della stessa lista. Questo errore non si può ripetere”.

“Il percorso divergente di De Angelis indebolisce il partito”

  • La sua esperienza politica nasce nella squadra di Francesco De Angelis. Ma il suo ex punto di riferimento ha sposato un’area politica dem diversa dalla sua. Le vostre strade resteranno divergenti?

“Non lo dovrebbe chiedere a me. Francesco ha fatto la scelta di aderire ad un’area politica senza condividerla. Quindi operando da solo. Di questo me ne dispiaccio sia dal punto di vista personale che politico. Penso sia un elemento che indebolisce il Pd e non lo rafforza. La scelta di Area Dem non mi vede concorde, non per ragioni legate alle persone che la compongono, con le quali ho ottimi rapporti personali, ma il fatto è che c’è una storia di coerenza da rispettare. Ho sempre militato nella sinistra del Pd e non ho mai fatto altre scelte. Quindi resto dove sono sempre stata. Francesco è personalità importante e non rinnego nulla di quello che abbiamo fatto in questi anni. Avevo con lui quadratura politica e sintonia personale. Evidentemente non so se questo può valere dal suo punto di vista, considerato che ha chiuso una stagione senza confrontarsi con me. Di sicuro Pensare Democratico è stata la più grande intuizione politica che potesse esserci, nata per riunire prima di tutto gli ex Ds in una stagione del partito molto complicata tra il 2012 -2013 ma con grandi risultati per il rinnovamento generazionale della sua classe dirigente”.

  • Il Comune capoluogo viene da una serie avvilente di sconfitte del centrosinistra. Secondo lei è possibile invertire la tendenza, tenendo presente che mancano più di due anni alle elezioni municipali?

“Si parte dal centrosinistra intanto. Credo fortemente che in autunno vada aperta una sede di dibattito e discussione del centrosinistra, con rappresentanti politici e delle istituzioni, per riavviare un percorso di opposizione ad un’amministrazione civica che ha problemi interni ma anche che impattano sulla vita delle persone. Il centrosinistra deve trovare un luogo di confronto senza prescindere da personalità importanti: penso ad Angelo Pizzutelli, ma anche a Fabrizio Cristofari e Norberto Venturi e a tutta una generazione che si era messa a disposizione del partito e dello schieramento. Penso anche a personalità nuove e che si sono mobilitate per Domenico Marzi: vanno tenute dentro un progetto che deve partire presto. Si fissa cosa va fatto per la città e poi bisogna andare nei quartieri. Infine si possono utilizzare anche le primarie. Ma il passato ci ha insegnato che non dobbiamo sempre cercare fuori dal partito, abbiamo anche dentro elementi positivi e personalità titolate. Ci siamo svegliati con Renzi che ci spiega che si parte dal Pd e che Elly è candidata premier. Se a livello nazionale si sta delineando una forza larga che si prepara ad appuntamenti di grande rilievo, non penso che una cosa simile non si possa fare anche nella città capoluogo e, perché no, anche nel resto della provincia di Frosinone”.

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