Una notte da incubo quella vissuta da una famiglia di Alatri che, qualche giorno addietro, si è dovuta necessariamente rivolgere al Pronto Soccorso dell’ospedale “Spaziani” di Frosinone in quanto la bimba non si sentiva bene. Secondo il racconto dei genitori, la piccola “è stata accompagnata in PS alle 20:00 circa ed è stata dimessa alle 08:00 del giorno successivo”. Dal momento in cui è arrivata, dopo aver effettuato il triage per identificare e stabilire la priorità assistenziale e quindi l’anamnesi e la valutazione della sua condizione clinica, la bambina – sempre stando alla testimonianza dei genitori – “ha dovuto attendere le 02:30 perché le venisse fatto il prelievo endovenoso per le rituali analisi del sangue mentre alle 05:00, due ore e mezza più tardi, è stata sottoposta all’esame ecografico”. Ne è seguita la visita e poi sono arrivate le dimissioni, come già scritto, alle 08:00 del mattino successivo.
Una nottata d’inferno, in un Pronto Soccorso i cui problemi sono noti e, nemmeno a dirlo, comuni alle altre realtà del territorio: sovraffollamento, mancanza di personale medico/sanitario, carenza di posti letto, reparti chiusi, macchinari obsoleti o non funzionanti, penuria di dispositivi medici. Una sanità pubblica messa in ginocchio dopo anni di impoverimento amministrativo, durante i quali i presidi ospedalieri hanno subito un depotenziamento devastante.
Lo sfogo del genitore, pubblicato sui social, ha raccolto, oltre alla vicinanza del popolo del web, numerose testimonianze in tal senso e, in molte di queste, si racconta di parenti deceduti. Una sofferenza patita anche dagli operatori sanitari: gli stessi medici, gli infermieri e il personale sanitario in generale sono messi a dura prova dalle deficienze amministrative rispetto alle esigenze dei pazienti: competenza, professionalità, umanità, qualità messe in discussione e logorate da turnazioni massacranti e condizioni avverse che, inevitabilmente, si riflettono sulla prestazione ed il rapporto con il paziente. Una spaccatura impossibile da risanare se si persevera nell’indifferenza e nella superficialità amministrativa.