“In relazione all’indagine che, oltre a diversi imprenditori e professionisti, ha coinvolto anche l’Amministratore
delegato, un funzionario e un ex dipendente, il Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare del Frusinate
comunica di aver adottato, nella riunione dell’8 febbraio scorso, il provvedimento di sospensione dalle funzioni,
con effetto immediato, del Responsabile dell’esecutivo aziendale e del Funzionario. Oggi sono pervenute al Presidente del Consiglio di Amministrazione le dimissioni dell’Amministratore delegato e Consigliere Rinaldo Scaccia”. – Così in una nota la stessa Bpf. Dopo la bufera giudiziaria che ha visto finire nel mirino di Squadra Mobile e Guardia di Finanza 33 indagati nell’ambito dell’operazione “Full cash back“, oggi è arrivato l’annuncio. Nove gli arresti scattati all’alba del 6 febbraio, tra questi Scaccia, Lino Lunghi, 51 anni di Pofi, Funzionario della Banca e Luca Lazzari 42 anni di Roma, ad oggi non più in servizio nell’Istituto di Credito. Lazzari, come anche il notaio Federico Labate – per i quali i domiciliari erano stati disposti per due mesi – hanno ottenuto la revoca dal Gip; per entrambi c’è ora il divieto di dimora.
“Si precisa che la Banca – prosegue la nota – non è oggetto di indagine e non ha pertanto ricevuto alcuna contestazione dagli Organi inquirenti, di contro ha nominato quale parte offesa l’Avv. Vincenzo Galassi per tutelare l’immagine e la reputazione della stessa, nonché per esercitare i relativi diritti. Le operazioni di finanziamento oggetto d’indagine sono state poste in essere nel rispetto del regolamento crediti, del rapporto rata/reddito, del rapporto valore dell’immobile/importo erogato e in genere degli indici e degli indicatori della Vigilanza. I finanziamenti risultano adeguatamente presidiati da congrue garanzie e, dall’apertura dei rapporti ad oggi sono in regolare ammortamento. La Banca Popolare del Frusinate è una realtà presente sul territorio ciociaro e laziale da oltre 30 anni, gode della fiducia di 1.500 Soci oltre che di 30.000 Clienti, che hanno investito e creduto in questa iniziativa imprenditoriale. Essa può contare sulla dedizione e sulla fedeltà di 86 dipendenti, totalmente estranei all’indagine in questione, che quotidianamente si prodigano per rendere sempre migliori i servizi offerti alla clientela, e che certamente non meritano di essere accostati a condotte illecite”. – Concludono dall’Istituto di Credito.
Intanto, l’indagine che ha svelato gli affari illeciti dei professionisti della “Ciociaria bene” prosegue. Associazione a delinquere, falso, truffa per erogazioni pubbliche; riciclaggio ed autoriciclaggio. Poi una serie di reati finanziari quali omesse dichiarazioni, emissione di documenti e fatturazioni per operazioni inesistenti, indebite compensazioni d’imposte, esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria ed infedeltà patrimoniale. Questo il lungo elenco di reati che la Procura di Frosinone contesta, a vario titolo, agli indagati. Sono ancora diverse le posizioni da vagliare e gran parte degli atti è ancora secretata come era emerso sin dalle primissime fasi, tanto che il gip Ida Logoluso aveva dato atto che il pm Adolfo Coletta si fosse spinto fino a dove era possibile farlo senza disvelare l’attività investigativa.