Home Cronaca Operazione “Full cash back”, chi parla e chi tace: interrogati tutti gli...

Operazione “Full cash back”, chi parla e chi tace: interrogati tutti gli arrestati. Si scava ancora

Il direttore e Ad della Bpf Scaccia sceglie di non rispondere, così anche Roberto Labate, Lunghi, Baldassarra e Ciccatiello

- Pubblicità -
- Pubblicità -

Frosinone – Operazione “Full cash back”: proseguono gli interrogatori di garanzia di professionisti e imprenditori finiti nella maxi inchiesta che, all’alba di martedì scorso, ha fatto scattare nove arresti. Sono 33 in tutto gli indagati nell’ambito dell’indagine condotta dal 2020 dalla Squadra Mobile della locale Questura e dalla Guardia di Finanza di Frosinone. I primi ad essere ascoltati dal gip, Ida Logoluso, erano stati gli imprenditori Angelo De Santis, 54 anni di Frosinone e Marino Bartoli, 51 anni di Ceccano, rinchiusi in carcere. Entrambi hanno respinto le accuse e si sono detti pronti a collaborare con la giustizia per fare chiarezza.

Ieri è stata la volta del direttore generale e amministratore delegato della Banca Popolare del Frusinate, Rinaldo Scaccia, 76 anni di Veroli, dei funzionari della Banca oltre che dei professionisti e imprenditori finiti agli arresti domiciliari. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere – come nei loro diritti – lo stesso direttore e Ad Scaccia; il funzionari della Banca Lino Lunghi, 51 anni di Pofi; il notaio Roberto Labate, 77 anni di Roma con studio a Sora all’epoca dei fatti; l’imprenditore 41enne di Veroli Paolo Baldassarra e l’avvocato 38enne Gennaro Ciccatiello, anche lui residente a Veroli.

Tra i primi comparire davanti al Gip – che ha disposto gli arresti su richiesta del sostituto procuratore, Adolfo Coletta – c’è stato il funzionario della Bpf Lino Lunghi. Lo stesso, assistito dall’avvocato Massimiliano Contucci, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere poiché, secondo il suo legale, la sua posizione sarebbe più leggera e marginale rispetto a quella contestata. L’avvocato ha chiesto la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari con l’obbligo di dimora. Nei prossimi giorni il gip si pronuncerà in merito.

Rinaldo Scaccia e gli altri, invece, hanno deciso di non rispondere al gip poiché i loro legali ritengono sia necessario esaminare tutti i faldoni della corposa inchiesta per poter conoscere esattamente le contestazioni.

A rilasciare dichiarazioni, scegliendo di collaborare, il notaio Federico Labate, figlio di Roberto. Lo stesso ha risposto alle domande del gip dichiarandosi estraneo all’associazione a delinquere e contestando anche il reato di falso ideologico. Per lui e per i due funzionari della Banca, il gip ha disposto gli arresti domiciliari per due mesi – “il tempo necessario per acquisire le prove” -, al termine dei due mesi scatteranno i divieti di dimora in Ciociaria per Labate figlio e nella città di Frosinone per Lunghi e Lazzari. Anche quest’ultimo, Luca Lazzari 42 anni di Roma, ad oggi non più in servizio alla Bpf, ha scelto di rispondere alle domande del gip fornendo la sua versione dei fatti. Lungo il confronto con la Dott.ssa Logoluso.

Interrogati anche N.L., per cui è scattato il divieto di esercizio della professione di consulente fiscale per nove mesi, e G.P., con divieto di esercitare imprese ed uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese, per altrettanti nove mesi. Doveroso precisare come ci si trovi in una fase delle indagini preliminari, per cui vige il principio costituzionale della presunzione di innocenza per tutti gli indagati sino a giudizio definitivo.

Le accuse

Associazione a delinquere, falso, truffa per erogazioni pubbliche; riciclaggio ed autoriciclaggio. Poi una serie di reati finanziari quali omesse dichiarazioni, emissione di documenti e fatturazioni per operazioni inesistenti, indebite compensazioni d’imposte, esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria ed infedeltà patrimoniale. Questo il lungo elenco di reati che la Procura di Frosinone contesta, a vario titolo, agli indagati. Le accuse fanno emergere la presenza di più gruppi ben organizzati e ramificati sul territorio che, oltre ad aver inquinato il mercato delle aste immobiliari, operavano nel settore delle truffe legate al “super bonus”. A capo di questo “quadro” – per il gip – “opera la triade composta da Angelo De Santis, Rinaldo Scaccia e Roberto Labate che, non solo assicura l’arricchimento individuale dei partecipi ma, presumibilmente, opera anche per assicurare la permanenza dell’egemonia dello Scaccia sulla Bpf”.

I sequestri

Contemporaneamente all’esecuzione delle misure custodiali, è stato effettuato anche il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta, per quasi 4 milioni di euro e il sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto dei delitti di riciclaggio ed auto riciclaggio per un totale di oltre 6 milioni e mezzo di euro. Sequestro preventivo anche per diverse unità immobiliari.

L’indagine che ha svelato gli affari illeciti dei professionisti della “Ciociaria bene” prosegue. Sono ancora diverse le posizioni da vagliare e gran parte degli atti è ancora secretata come era emerso sin dalle primissime fasi, tanto che il gip Ida Logoluso aveva dato atto che il pm Adolfo Coletta si fosse «spinto fino a dove era possibile farlo senza disvelare l’attività investigativa».

Interviene il Cda della Banca

Per la seconda volta, la Bpf interviene sul terremoto mediatico e giudiziario che l’ha travolta. Dopo la nota diffusa nei giorni scorsi, ieri è stato inviato agli organi di stampa un comunicato ufficiale da parte del Consiglio di amministrazione della Banca. Di seguito la nota integrale: “In riferimento alle notizie pubblicate dagli organi di stampa, riguardo ad eventuali iniziative da parte della Banca d’Italia, che farebbero presagire possibili provvedimenti nei confronti della Banca Popolare del Frusinate, si ritiene doveroso precisare che l’Azienda ha prontamente relazionato all’Organo di Vigilanza nonché alla CONSOB, circa gli eventi riguardanti i provvedimenti assunti dall’Autorità Giudiziaria nei confronti dell’Amministratore Delegato e di un dipendente. Con l’Organo di Vigilanza bancaria, allo stato attuale, è in essere un costante aggiornamento in relazione ai temi affrontati per fronteggiare i danni reputazionali connessi ai fatti oggetto di indagine da parte della Magistratura e alle notizie riportate dagli organi di stampa e dai vari media, di cui peraltro non sussistono evidenze documentali presso l’Istituto. Ci preme inoltre precisare che la nostra Azienda è stata sottoposta tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 agli ordinari accertamenti generali da parte dell’Organo di Vigilanza, con esito complessivamente soddisfacente”.

- Pubblicità -
Exit mobile version