Dopo oltre tredici anni dall’assassinio del “sindaco pescatore” Angelo Vassallo, la Cassazione interviene in uno dei filoni più delicati dell’inchiesta sull’omicidio che ha scosso l’Italia e lasciato senza risposte una comunità intera.
La Suprema Corte ha annullato con rinvio l’ordinanza che disponeva la custodia cautelare in carcere per tre dei principali indagati: Fabio Cagnazzo, ufficiale dei Carabinieri ed ex comandante provinciale di Frosinone, Lazzaro Cioffi, ex militare dell’Arma, e Giuseppe Cipriano, imprenditore. La Cassazione ha accolto i ricorsi presentati dalle difese, stabilendo che il Tribunale del Riesame di Salerno dovrà pronunciarsi di nuovo sulla fondatezza delle misure restrittive.
Restano comunque gravi le accuse: i tre sono indagati per concorso nell’omicidio del primo cittadino di Pollica, ucciso a colpi di pistola la sera del 5 settembre 2010, in un agguato ancora avvolto da misteri e omissioni. Coinvolto nel procedimento anche l’ex collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, che però non aveva presentato ricorso.
Nel collegio difensivo figurano gli avvocati Ilaria Criscuolo, Giovanni Annunziata e Giuseppe Stellato, che da tempo contestano la ricostruzione accusatoria e la sussistenza dei gravi indizi a carico dei loro assistiti.
La sentenza della Cassazione non assolve né chiude il caso, ma impone un nuovo vaglio sulla legittimità delle misure cautelari. Un colpo di scena giudiziario che restituisce centralità al ruolo delle garanzie, ma che riapre anche le ferite di una comunità ancora in attesa di giustizia piena per la morte di un sindaco simbolo di legalità e coraggio. Angelo Vassallo, ambientalista e amministratore tenace, fu ucciso con nove colpi di pistola mentre rientrava a casa. Un delitto su cui si sono stratificate nel tempo ipotesi, false piste, silenzi. E ora, con questa decisione della Suprema Corte, la battaglia giudiziaria segna un nuovo passaggio cruciale.