Nuova accelerata alle indagini per l’omicidio di Thomas Bricca, il 19enne di Alatri freddato con un colpo di pistola alla testa il 30 gennaio scorso, nella zona del ‘Girone’. La Procura di Frosinone ha dato un’ulteriore spinta agli interrogatori.
Sotto torchio, in questi giorni, sono finiti diversi testimoni, alcuni dei quali già ascoltati in prima battuta. L’obiettivo è quello di verificare se le informazioni rese agli inquirenti, anche alla luce dei nuovi sviluppi investigativi, rispondono a verità. Si vuole, infatti, capire se ci siano state omissioni o dichiarazioni non rispondenti ai fatti.
Sotto la lente c’è, soprattutto, l’alibi fornito da chi è finito sul registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta, ovvero quel Mattia Toson il cui telefono cellulare è ora nelle mani degli uomini del Racis: l’obiettivo degli inquirenti, in questo caso, è analizzare conversazioni e spostamenti. Da quello smartphone, infatti, potrebbero emergere particolari utili allo sviluppo delle indagini.
Ai carabinieri, nella serata dello scorso 2 febbraio, quando il San Camillo di Roma comunicò il decesso di Thomas, Mattia Toson avrebbe raccontato che la sera dell’agguato si trovava ad una festa in un agriturismo. La stessa versione fornita al Procuratore, Antonio Guerriero e al Pm, Rossella Ricca, nel corso dell’interrogatorio fiume in Procura dopo la sua iscrizione sul registro degli indagati. Un alibi che, però, stando ad alcune testimonianze e a diversi elementi raccolti, non reggerebbe perché ci sarebbe un ‘buco’ temporale di oltre 40 minuti. Sarebbe infatti arrivato alla festa dopo le 21.00. Da chiarire, quindi, cosa abbia fatto dall’ora dell’agguato fino al suo arrivo alla festa. E perché in quell’agriturismo, secondo il racconto di alcuni testimoni, è entrato pallido e sconvolto.
Sul registro degli indagati, oltre a Mattia Toson, nei giorni scorsi è finito anche il nonno acquisito del ragazzo. L’accusa che la Procura della Repubblica gli contesta è quella di aver sottratto il sistema di videosorveglianza della sua abitazione ma anche di aver fatto sparire la scheda di memoria. Il sospetto è che l’abbia fatto per coprire il nipote. Quelle immagini potevano essere utili per capire gli spostamenti del ragazzo. L’uomo deve rispondere anche di aver tentato di distruggere una pistola scacciacani, poi rinvenuta dagli uomini dell’Arma dei carabinieri.
Gli investigatori continuano, comunque, a lavorare sempre nel massimo riserbo per assicurare alla giustizia l’assassino di Thomas e i suoi complici. Dagli interrogatori di questi giorni potrebbe arrivare l’attesa svolta.