Alatri – Parla Paolo Bricca, padre di Thomas, il giovane studente di Alatri ucciso con un colpo di pistola nella serata del 30 gennaio 2023. Il processo a carico degli imputati, Roberto e Mattia Toson, rispettivamente padre e figlio, è alle battute finali. Nell’ultima udienza il Pm, Rossella Ricca, ha chiesto per entrambi l’ergastolo. LEGGI QUI –
Per molto tempo papà Paolo è stato zitto, ha aspettato che si concludesse la fase istruttoria del procedimento penale, affinché emergessero e si chiarissero tutti i dettagli di quello che è stato «Un omicidio a sangue freddo, un assassinio voluto, pianificato, coperto dalla famiglia dei presunti colpevoli, una famiglia complice nel tentativo di scagionare padre e figlio, la cui evidente crudeltà è volta a confermare una sorta di supremazia sulla città di Alatri. Un dominio che, come vogliono Roberto e Mattia, deve necessariamente suscitare paura tra le persone, soprattutto tra i giovani i quali devono portare rispetto “ai capi” di Alatri: un atteggiamento che i Toson avevano assunto in particolar modo a seguito delle liti con alcuni ragazzi egiziani residenti nella cittadina e che assolutamente non intendevano sottomettersi a questa “egemonia”. Gli egiziani lo avevano dimostrato reagendo con violenza alla condotta “padronante” dei Toson e questi ultimi non volevano perdere il controllo di “Alatri”, avrebbero quindi rivendicato il proprio dominio pianificando l’omicidio di uno degli extracomunitari, che poi si è concluso con un tragico scambio di persona: Thomas era vestito allo stesso modo del “bersaglio”». – È quanto ricostruito dal Pubblico Ministero Ricca nell’ultima udienza dello scorso mercoledì 12 febbraio: una requisitoria di 3 ore con cui il PM ha evidenziato ogni sfaccettatura della brutale uccisione del 19enne.
Il silenzio di papà Paolo trova le sue radici nel dolore. Un dolore immenso, insopportabile, un peso che lo accompagnerà per tutta la vita. Papà Paolo intende ringraziare il Pubblico Ministero, la dr.ssa Ricca, la quale ha fatto luce su ogni singolo particolare del crimine commesso. «Il PM, tra l’altro, ha riconosciuto il mio contributo alle indagini: nella sua requisitoria ha sottolineato la mia fondamentale testimonianza, le indicazioni fornite agli inquirenti», così Paolo Bricca che prosegue: «Sono fiducioso, convinto che giustizia verrà fatta, non può essere altrimenti. Ma la mia “soddisfazione” più grande non sarà nella giustizia terrena, con la sentenza che spero vedrà padre e figlio in galera per tutta la vita, bensì aspetto che la giustizia divina applichi la sua pena più opportuna, una pena idonea a due assassini che intenzionalmente hanno ucciso un giovane che aveva una vita davanti, un futuro tutto da costruire. Hanno ucciso mio figlio, un ragazzo buono, disponibile, dall’innata sensibilità, sempre sorridente, mai violento, la cui unica “colpa” è stata quella di essere amico di tutti, di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato».
Papà Paolo si sfoga ancora: «Il mio rimpianto è quello di non essermi vissuto Thomas, ma gli ho sempre voluto bene, l’ho visto crescere “da lontano”. Il nostro rapporto, negli ultimi anni, era stabile, solido. Lui sapeva che poteva contare su di me, che io c’ero. Amavo Thomas, continuo ad amarlo, lo porto nel mio cuore. Credo in Dio e nella preghiera cerco di trovare conforto: soffro molto ma ho imparato a convivere con il dolore, a sopportarlo, consapevole che devo andare avanti anche per Thomas, se mi arrendessi alla sua perdita allora lui sarebbe morto per sempre. Alcune volte avverto la presenza di mio figlio, vedo il suo sorriso dolce, penso che anche lui aspetti giustizia». Parole pronunciate con fermezza ma che non riescono a celare la sofferenza che si trascina dietro «Mi dispiace non poter essere accanto alla mia ex compagna, per sostenerla in quello che è il suo dolore: so bene che, come mamma, il suo strazio è incolmabile. Mi dispiace non essere stato invitato a partecipare alle iniziative dedicate a Thomas: è anche mio figlio, avrei voluto ricordarlo con gli altri familiari, con gli amici, i compagni di scuola, la comunità tutta».
Papà Paolo conclude rinnovando le sue aspettative: «La pena dell’ergastolo proposta dalla dr.ssa Rossella Ricca deve necessariamente essere confermata dalla Corte: Roberto e Mattia Toson si sono macchiati dell’omicidio di mio figlio, di un ragazzo di 19 anni che non ha mai fatto male a nessuno, non aveva colpe. Se i Toson fossero stati innocenti sarebbero potuti venire a gridarlo in aula nel corso del processo, nemmeno loro sanno come scagionarsi. Non hanno alibi, non hanno elementi per la difesa, non hanno saputo comprovare i movimenti di quella maledetta sera. Sanno di essere colpevoli e quindi non parlano. Io i Toson li perdono ma devono rimanere in galera, per il resto dei loro giorni, a riflettere sul grave crimine che hanno commesso, sul male che hanno fatto ad un ragazzo di 19 anni, sul male che hanno fatto a me ed a tutta la sua famiglia, sul male che hanno fatto all’intera comunità di Alatri. Sono onesto, mi dà fastidio vederli insieme durante le udienze, uno accanto all’altro, padre e figlio: io non potrò mai più godere della presenza di mio figlio, me lo hanno tolto loro, con crudeltà, me lo hanno tolto per sempre. Mi trovo d’accordo con le conclusioni del PM Ricca, è stato un omicidio volontario, premeditato, chi ha sparato voleva uccidere, hanno ucciso mio figlio Thomas, avrebbero ucciso il figlio di qualcun altro. I Toson erano già noti alle forze dell’ordine, mi associo alla conclusione della dr.ssa Ricca “Senza verità non c’è giustizia ma soprattutto senza giustizia non ci può essere speranza: abbiamo il compito di accertate la verità, garantire giustizia e dare speranza alla famiglia come all’intera comunità”. Giustizia per Thomas e per noi tutti della famiglia, giustizia per i suoi amici, per i compagni di scuola. Giustizia per la città di Alatri che non può “appartenere” ai Toson, non vuole accettare la loro arroganza, non intende sottostare al loro “dominio”. Alatri è stata macchiata da questo crimine, Alatri chiede l’ergastolo».