Omicidio Thomas Bricca, “cortine fumogene sulle indagini dai familiari dei Toson”: la nonna mente strategica

Alatri - Prove occultate, depistaggi e intercettazioni che lasciano pochi dubbi. Ecco come i coniugi avrebbero coperto Roberto e Mattia

“Agiscono per spargere sulle indagini vere e proprie cortine fumogene, per difendere i loro congiunti. Mai emerge dalle loro parole ipotesi alternativa su chi possa avere commesso l’omicidio diversamente da Roberto e Mattia”. Così scrive il Gip, il Dott. Bracaglia Morante, riferendosi ai nonni di Mattia Toson, in una delle 295 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha fatto scattare, all’alba di martedì, le manette ai polsi di Roberto e Mattia Toson. Padre e figlio, 47 e 21 anni, sono accusati, in concorso tra loro, di aver “cagionato la morte di Thomas Bricca…Con le circostanze aggravanti di aver agito per futili motivi e con premeditazione per rappresaglia rispetto alle risse che vedevano il gruppo dei Toson contrapposto a quello di Haoudi”.

Nell’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari viene delineato nel dettaglio il ruolo chiave avuto dai nonni di Mattia Toson, con i quali il giovane viveva fino al giorno dell’arresto. La madre di Roberto – che non risulta indagata – viene ritenuta “la mente strategica della famiglia…”, colei che avrebbe cercato di proteggere fino all’ultimo il figlio ed il nipote, “…Capace di prevedere in taluni casi con ampio anticipo le mosse degli inquirenti, grazie al frutto della sua ultradecennale esperienza lavorativa negli uffici giudiziari proprio del Tribunale di Frosinone, con funzioni di cancelliera anche presso il locale Ufficio GIP”.

“Proprio grazie alla sua conoscenza dei meccanismi giudiziari e dell’iter ordinario delle indagini – scrive il Gip riferendosi alla donna – in più di una occasione, è riuscita a fornire ai suoi familiari, direttamente o indirettamente coinvolti nella vicenda, puntuali indicazioni per disinnescare l’operato degli inquirenti ed eludere le indagini e/o assicurare ‘occultamento di prove di primaria rilevanza”.

Le intercettazioni: “Roberto ha messo in croce tutti”

Numerose le intercettazioni riportate nell’ordinanza. In molte di queste la donna parla con il marito – poi accusato dagli inquirenti di aver fatto sparire prove utili alle indagini, come il sistema di video sorveglianza della sua abitazione – facendo “espressamente riferimento a Mattia, insieme a Roberto, quali autori del delitto”. Dai dialoghi captati tra i due coniugi si evince come la coppia sia orientata a “occultare prove a carico dei membri della loro famiglia, ritenute evidentemente da loro stessi compromettenti”. La donna, inoltre, in diversi passaggi non risparmia lei stessa accuse al figlio affermando: “Ha rovinato tutto, ha messo in croce tutti”.

A circa una settimana dal delitto, i due coniugi vengono convocati dai Carabinieri per un interrogatorio. Anche in quella circostanza vengono intercettati ed eloquenti sono le immagini che ritraggono i loro gesti per scambiarsi informazioni senza essere scoperti. In un preciso momento la donna fa il nome del nipote, Mattia, poi con le dita di una mano mima il gesto di uno sparo. Il marito, come per chiedere conferma, ripete lo stesso gesto di premere un grilletto. A quel punto la donna annuisce. In merito il Gip scrive: “Trattasi di una inconsapevole e, proprio per questo, genuina e inequivocabile dichiarazione di colpevolezza a carico di Mattia Toson, che viene indicato dai suoi stessi nonni come l’autore materiale dell’omicidio di Thomas Bricca e, in particolare, proprio come colui che ha sparato ai danni della sfortunata giovane vittima”.

In un’altra circostanza, il patrigno di Roberto Toson, incontrando per strada Paolo Bricca, detto Palò, padre di Thomas, a contestazione avanzata quest’ultimo: “Tu lo sai che sono stati loro”, risponde: “Io lo so, come lo sai tu”.

Le perquisizioni nell’abitazione di via Vicero e le prove distrutte

C’è un altro passaggio saliente nell’ordinanza che evidenzia come i due coniugi abbiano fatto sparire prove rilevanti al fine delle indagini, sempre per proteggere i loro congiunti. A seguito della prima perquisizione di febbraio, nella loro abitazione di via Vicero, la coppia viene intercettata in auto. Marito e moglie parlano di dover nascondere sta roba” e cercano un posto sicuro, dopo essersi accertati di non essere pedinati dai Carabinieri. Nel frattempo, una telefonata del figlio Roberto li informa di una nuova perquisizione nella loro casa. Presi alla sprovvista, i due cominciano ad agitarsi. A quel punto, prima di rincasare, l’uomo abbandona un sacchetto di plastica in mezzo alle sterpaglie. Lo stesso verrà poi ritrovato dagli investigatori nell’ex Campo di internamento, in località Fraschette. All’interno erano occultati una pistola scacciacani, uno smartphone rotto ed una chiavetta usb.

L’hard disk delle telecamere di videosorveglianza dell’abitazione, estratto ed occultato dal nonno prima delle perquisizioni, però, non c’era. Lì erano contenute le prove che avrebbero potuto certificare, senza ombra di dubbio, entrate e uscite da casa di Mattia la sera dell’omicidio. I due coniugi, in un primo momento convinti che la memoria fosse stata ritrovata, ne parlano in diversi dialoghi cercando una soluzione. Lo stesso Roberto, come captato in un’intercettazione, la ritiene una prova regina che avrebbe potuto incastrarli. Solo dopo aver ricevuto il verbale di perquisizione apprendono con esultanza che l’hard disk, in realtà, non fosse stato rinvenuto.

Dichiarazioni spesso contrastanti, parole di troppo e maldestri tentativi di occultare le prove inducono gli inquirenti a ritenere centrale il ruolo dei due nell’intralciare le indagini. Diversa, a tratti, appare la posizione di Francesco Dell’Uomo, fratellastro di Roberto Toson, colui che nelle risse era stato vittima “dell’affronto da vendicare” poiché, dopo essere stato buttato giù da una balaustra, aveva riportato la frattura di un calcagno. In più dialoghi intercettati, l’uomo contesta le scelte del fratellastro che, a suo dire, avrebbe perso la testa con la droga. Lo stesso afferma di volersene andare altrove in cerca di lavoro per lasciarsi alle spalle tutta la vicenda.

L’interrogatorio

Ora si attende l’interrogatorio di garanzia nel carcere di Civitavecchia dove si trovano rinchiusi padre e figlio. Stando a quanto trapelato, potrebbe svolgersi già domani. Ad assistere i Toson saranno gli avvocati Angelo Testa, del Foro di Frosinone, e Umberto Pappadia, del Foro di Santa Maria Capua Vetere. L’ipotesi più accreditata è che Roberto e Mattia si avvarranno della facoltà di non rispondere per poi impugnare il provvedimento restrittivo davanti al Tribunale del Riesame.

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Roberta Di Pucchio
Roberta Di Pucchio
Giornalista pubblicista

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