Dopo quasi 24 anni di indagini, processi e colpi di scena, il caso di Serena Mollicone arriva all’ultimo snodo cruciale: oggi 11 marzo 2025, la Corte di Cassazione deciderà se archiviare definitivamente il procedimento o se riaprire il processo contro Franco, Annamaria e Marco Mottola, gli ultimi tre imputati per la morte della diciottenne di Arce.
Era il primo giugno del 2001 quando Serena uscì di casa per una visita dal dentista e non fece più ritorno. Due giorni dopo, il suo corpo fu ritrovato in un bosco, con mani e piedi legati, la testa avvolta in un sacchetto chiuso con del nastro adesivo. L’autopsia rivelò che era stata colpita violentemente alla testa e poi soffocata. Un delitto brutale, che fin dall’inizio si rivelò pieno di ombre e depistaggi.
Le prime indagini si concentrarono su un carrozziere del paese, Carmine Belli, arrestato e poi assolto. Ma nel 2008 emerse una testimonianza inquietante: il brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi dichiarò di aver visto Serena entrare nella caserma dei Carabinieri di Arce la mattina della scomparsa. Pochi giorni dopo, Tuzi fu trovato morto: suicidio, secondo la versione ufficiale, ma con troppi dubbi.
Le indagini ripresero slancio nel 2011, quando una perizia stabilì che il colpo alla testa subito da Serena poteva essere compatibile con un impatto contro una porta della caserma. La pista portò alla famiglia Mottola, all’epoca residente proprio all’interno della struttura. Secondo l’accusa, Serena sarebbe stata uccisa dopo una lite con Marco Mottola e il suo corpo sarebbe stato portato via per inscenare un depistaggio.
Nel 2019, dopo anni di indagini, la procura di Cassino portò a processo i tre Mottola e due carabinieri, Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale. Ma il dibattimento non ha portato ad un colpevole: la Corte d‘Assise di Cassino prima e la Corte d’Appello poi hanno assolto tutti gli imputati per insufficienza di prove.
Ora l’ultimo verdetto spetta alla Cassazione. La famiglia di Serena e la procura di Cassino sperano ancora in un ribaltamento della sentenza, ma se l’assoluzione sarà confermata, il caso rischia di restare uno dei più grandi misteri irrisolti della cronaca italiana.