A distanza di ventidue anni dalla morte, brutale e disumana, di Serena Mollicone, questa mattina a Roma inizia una nuova fase processuale: l’omicidio della diciottenne di Arce assassinata nel giugno del 2001, approda in Corte d’Appello. Alle 9.30 avrà inizio il secondo dibattimento, dopo che in primo grado la corte d’Assise del tribunale di Cassino ha assolto per insufficienza di prove i cinque imputati. A presentare ricorso avverso la sentenza di assoluzione è stata la procura di Cassino. La pubblica accusa è rappresentata dal procuratore generale Francesco Piantoni e dal sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo, che ha chiesto e ottenuto l’applicazione.
Serena Mollicone, studentessa liceale, è scomparsa il 1 giugno del 2001 da Arce ed è stata ritrovata due giorni dopo, il 3 giugno, in località fonte Cupa a Fontana Liri. Legata mani e piedi e con la testa infilata in un sacchetto del supermercato, come emerso dall’autopsia è deceduta a seguito di asfissia meccanica. Le indagini proseguite per vent’anni e che sono state costellate da difficoltà tecniche, vuoti investigativi e clamorosi errori giudiziari, nel dicembre del 2019 sono sfociate nel rinvio a giudizio di cinque indagati: l’ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce Franco Mottola, la moglie Annamaria, il figlio Marco, l’ex vice comandante della caserma dei carabinieri di Arce il luogotenente Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano.
Per la procura di Cassino, Serena Mollicone è stata uccisa in caserma al culmine di un litigio che sarebbe avvenuto nell’alloggio presente in caserma e in uso alla famiglia Mottola. Per questo motivo l’ex comandante, la moglie e il figlio sono stati accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere mentre gli altri due carabinieri, sempre secondo l’accusa, sarebbero stati a conoscenza di quanto accaduto ma avrebbero taciuto.
Così come per sette anni ha taciuto il brigadiere Santino Tuzi, morto suicida nell’aprile del 2008 e pochi giorni dopo aver riferito ai magistrati e ai colleghi dell’Arma di aver visto Serena Mollicone entrare in caserma ad Arce il 1° giugno del 2001 e di non averla più vista uscire. La corte d’Assise del tribunale di Cassino, nella sentenza di assoluzione emessa il 15 luglio 2022, ha ritenuto che le prove raccolte dall’accusa non fossero sufficienti per emettere un verdetto di condanna.