Alatri – Paolo Bricca sarà in onda, nella mattinata di oggi, su Rai 2. Ospite della trasmissione “I Fatti Vostri”, il papà di Thomas Bricca torna a parlare dell’omicidio di suo figlio, ucciso a soli 19 anni, lo scorso 30 gennaio, in un agguato a colpi di pistola. “Non voglio che, dopo l’iniziale clamore mediatico, si spengano i riflettori sul caso di mio figlio. Per questo, nonostante sia per me ogni giorno più difficile e doloroso, ho accettato l’invito della trasmissione. Nessuno deve dimenticare che mio figlio, un ragazzo pieno di vita e di sogni, è stato ucciso a 19 anni. Nessuno deve dimenticare che i colpevoli devono pagare ed essere condannati perché Thomas possa finalmente avere giustizia”. – Ha commentato Paolo Bricca raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione.
Nonostante i recenti problemi di salute, la stanchezza e il dolore, non smette di lottare per la verità e per ottenere giustizia per suo figlio. “Per tutta l’estate non ho potuto fare a meno di pensare a quando la sera passavo del tempo con Thomas dopo il lavoro. Negli ultimi mesi, ogni serata è stata tristemente vuota. Ora che è ricominciata la scuola, la mente va a quando la mattina lo accompagnavo dopo aver fatto colazione; quando vado a riprendere mia figlia all’uscita, penso ancora che ci sia anche lui ad aspettarmi. Poi la realtà torna a svegliarmi da quello che ancora mi sembra un incubo, un brutto sogno. Non riesco ad accettare, ad elaborare che Thomas non ci sia più“. – Racconta papà Paolo con voce rotta dall’emozione.
“Da quando Roberto e Mattia Toson sono in carcere, almeno non corro il rischio di incontrarli per strada, di sapere che siano ancora in giro a spadroneggiare per Alatri come se nulla fosse accaduto. Come se mio figlio non fosse stato ammazzato. Nonostante le recenti misure prese dalla legge con i Daspo nei confronti di tutti coloro che hanno partecipato alle risse, la situazione resta ancora pericolosa. La droga che circola incontrollata in città sta rovinando molti dei nostri giovani. Bisogna fare di più perché non ci siano altri Thomas uccisi, occorre prevenire non agire quando ormai è tardi come è stato fatto dopo l’omicidio di mio figlio. E poi – aggiunge – c’è un silenzio assordante. Noi siamo stati lasciati soli, abbandonati dalle istituzioni. Ora l’unica mia speranza è che venga fatta giustizia. Nessuna condanna mi riporterà indietro Thomas ma almeno lui potrà riposare in pace. Sono consapevole del fatto che il processo sarà lungo, che sarà un altro calvario ma voglio avere fiducia e sperare che chi ha commesso un crimine così atroce possa pagare con pene esemplari”.
“Non potrà esserci da parte mia nessun perdono – conclude Bricca – non perdonerò mai chi mi ha portato via per sempre mio figlio. Ma non provo neppure odio, sono già logorato dal dolore; non c’è posto anche per l’odio. Ad Alatri Thomas è ovunque, la parte buona di Alatri vive per Thomas e aspetta giustizia. Io continuo a vivere, ad andare avanti, solo per questo. Solo per lui”.
Roberto e Mattia Toson restano in carcere
A quasi otto mesi dal delitto che ha scosso l’Italia intera, sul fronte investigativo sono stati fatti importanti passi in avanti. I due presunti assassini, Roberto e Mattia Toson, padre e figlio, dal 18 luglio scorso, sono rinchiusi nel carcere di Civitavecchia con l’accusa di omicidio aggravato in concorso. Agli indagati sono contestate le circostanze aggravanti di aver agito per futili motivi e con premeditazione, per rappresaglia rispetto alle risse verificatesi il 28 e 29 gennaio 2023. Inoltre, a Roberto Toson è contestata la circostanza aggravante di aver commesso il fatto essendo sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale per la durata di 2 anni.
Lo scorso fine settimana, i giudici del Tribunale del Riesame hanno depositato le motivazioni con le quali è stata respinta la richiesta di scarcerazione dei Toson avanzata dai legali Angelo Testa e Umberto Pappadia. Per la magistratura padre e figlio “sono pericolosi” e “potrebbero reiterare i reati”. Le prove raccolte dalla Procura di Frosinone, al momento, sono dunque ritenute solide. La testimonianza chiave resa dalla ex fidanzata di Mattia, i tentativi di depistaggio posti in essere dai nonni del giovane, madre e patrigno di Roberto Toson, gli smartphone spenti durante l’agguato, il casco riconosciuto dalla stessa ex di Mattia ed altri elementi chiave hanno determinato la decisione dei giudici. Ora i legali degli indagati stanno preparando il ricorso in Cassazione.