Oggi, 7 febbraio, si celebra la Giornata Mondiale contro il Bullismo e il Cyberbullismo. L’iniziativa è stata istituita dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Con questa occasione si vuole porre attenzione sui numeri di un fenomeno che sembra difficile estirpare. Si stima, infatti, che nel mondo siano circa 246 milioni i bambini e gli adolescenti vittime di una qualche forma di bullismo.
Con il termine bullismo viene definito un comportamento aggressivo e ripetitivo nei confronti di chi non è in grado di difendersi. I ruoli all’interno di questo fenomeno negativo sono ben definiti: da una parte c’è il bullo, colui che mette in atto comportamenti fisicamente e psicologicamente violenti, dall’altra parte c’è la vittima, la quale subisce tali atteggiamenti. Le gravi ripercussioni riportate dalla vittima vanno dal malessere psicologico all’esclusione sociale fino alla sofferenza fisica.
Il cyberbullismo, invece, viene definito come un atto aggressivo e intenzionale attuato da un individuo o un gruppo di individui attraverso dispositivi elettronici mobili che implicano un contatto ripetuto nel tempo con la vittima la quale non può facilmente difendersi. Il bullo può mantenere all’interno della rete l’anonimato, fattore che aumenta lo stato di ansia dell’oppresso.
Con questa giornata si vuole dare attenzione alla grave problematica e sono diverse le iniziative messe in atto dagli organi istituzionali, le scuole, le associazioni, per sensibilizzare su un tema di scottante attualità. È una data importante perché rappresenta un’occasione per riflettere su un fenomeno ancora troppo diffuso e soprattutto su quali possano essere gli strumenti per impedire che episodi di prevaricazione continuino ad accadere, cioè permettere a ragazzi e ragazze di imparare a riconoscere le forme di bullismo/cyberbullismo e scoprire come difendersi.