Non si ferma la strage sul lavoro. Ed il Lazio, con un più 12%, è la regione con una media superiore a quella nazionale. Lo scorso anno, infatti sono, stati registrati tre decessi ogni mille infortuni, contro una media nazionale del 2,2. Un triste primato che non coinvolge solo il 2021 ma va a ritroso nel tempo con numeri che crescono di anno in anno. Nel quinquennio 2016-2020 ci sono stati in media 114 morti l’anno. Erano stati 100 nei quindici anni precedenti e 86 nel quinquennio ancora precedente. Questa è la fotografia scattata dalla Uil Lazio e dall’Eures in merito agli infortuni sul lavoro.
L’intervento
“Una vera e propria strage che va assolutamente fermata a qualsiasi costo – commenta il segretario generale della Uil Lazio, Alberto Civica – abbiamo più volte denunciato la situazione di assoluta precarietà in campo di sicurezza sul lavoro, avviato come Uil la campagna “zero morti sul lavoro” e ottenuto finalmente una legge regionale in merito. Ma servono controlli a tappeto, ispezioni senza preavviso. Serve il rispetto e il monitoraggio dei contratti. Meno necrologi e attestati di solidarietà e più concretezza”.
I numeri
È Roma, con 28.215 eventi denunciati, ad assorbire circa i tre quarti degli infortuni, seguita a grande distanza dalle province di Latina (3.308 unità), Frosinone (2.270 infortuni), Viterbo (2.010 eventi) e Rieti (1.103 unità). Nello stesso periodo gli infortuni con esito mortale nel Lazio sono stati invece 106 (in media quasi uno ogni 3 giorni), di cui 74 a Roma, 14 a Latina, 10 a Frosinone e 4 nelle province di Rieti e Viterbo. Rispetto al 2020 si segnala un incremento dell’11,6 per cento, con 11 “eventi” mortali in più, una dinamica peraltro opposta a quella nazionale, dove i morti sul lavoro sono stati 49 in meno rispetto al periodo precedente (da 1.270 vittime nel 2020 a 1.221 nel 2021).
Sono le province del sud del Lazio a presentare gli indici di mortalità più significativi, con 4,4 morti ogni 1.000 infortuni a Frosinone (un risultato pressocché doppio rispetto al periodo precedente) e 4,2 a Latina; segue Rieti, con 3,6 vittime ogni 1.000 eventi occorsi, e la città metropolitana di Roma, con un valore pari a 2,6, mentre Viterbo è l’unico territorio, con 2 infortuni mortali ogni 1.000 eventi occorsi, a registrare una media inferiore a quella nazionale. È soprattutto la fascia 50 – 64 anni quella più esposta. Nel 2021 infatti hanno registrato circa un terzo del totale degli infortuni denunciati (12.539 unità in valori assoluti).
Tra i diverti tipi di infortuni sul lavoro vanno considerati anche quelli in itinere, ovvero quelli che avvengono durante il normale percorso di andata e ritorno dall’abitazione al posto di lavoro o durante il normale tragitto che collega due luoghi di lavoro. Gli infortuni di questo tipo nel corso del 2021 sono stati 7.706, ovvero circa un quinto del totale. Mentre il 79,1 per cento degli infortuni denunciati nel Lazio nel 2021 è invece avvenuto durante l’attività lavorativa vera e propria. A questi si aggiungono le malattie professionali, causate cioè dall’ambiente o dalle modalità di lavoro. Nel 2021 sono state 3.794 le denunce per malattie professionali presentate nel Lazio, (55.288 in Italia), concentrate in larga misura nell’area metropolitana di Roma (1.332 unità) e nella provincia di Frosinone (1.102 denunce), con un aumento rispetto all’anno precedente pari al 21,5 per cento.