L’autopsia non lascerebbe spazio a dubbi: Charles Baffour è morto a causa di un’emorragia interna non diagnosticata, come trapela da fonti investigative. Una verità amara che arriva a distanza di giorni da una notte che doveva essere solo un accesso in pronto soccorso, e che invece si è trasformata in tragedia. Una verità che comunque dovrà essere confermata dai risultati per i quali bisognerà aspettare i canonici giorni di tempo.
Charles, 24 anni, studente di Economia e Management all’Università di Cassino, si era presentato in ospedale dopo una caduta con il monopattino. Ha atteso per circa un’ora e mezza prima di essere dimesso. Non è mai tornato a casa. È stato ritrovato privo di vita al mattino, su una barella, da chi stava iniziando il turno.
La città si è stretta attorno al suo ricordo. Oltre mille persone hanno partecipato ieri sera alla fiaccolata organizzata per lui, ma anche per denunciare lo stato critico del pronto soccorso cittadino. Una voce si è alzata più forte delle altre, quella di don Benedetto Minchella, parroco di Sant’Antonio: “Quando sono entrato in quel pronto soccorso per un’estrema unzione, ho pensato di essere in Ucraina. Coperte per terra, pazienti stesi ovunque, una donna con la flebo sorretta dal nipote perché mancava persino l’asta. È inaccettabile”. Charles è diventato un simbolo. Della fragilità di un sistema, ma anche del bisogno urgente di cambiamento.