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Manda un messaggio all’amico e annuncia il suicidio, salvato in extremis dai carabinieri. L’ennesima tragedia evitata

Gallinaro - Ancora una volta l’epilogo tragico è stato evitato grazie ai Carabinieri ma il problema non può più essere sottovalutato

Immagine di repertorio
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Ancora un giovane che tenta di togliersi la vita. È accaduto a Gallinaro nella serata di ieri e solo per una serie di circostanze fortunate il tragico epilogo è stato evitato. Ma in primis l’uomo, 46 anni, è salvo grazie all’intuizione di due Carabinieri. 

Tutto ha avuto inizio con una chiamata al numero di emergenza 112. A dare l’allarme un amico del 46enne che aveva ricevuto un messaggio nel quale l’uomo faceva presagire la sua volontà di voler metter fine alla sua vita. L’amico non ha perso tempo, ha chiesto aiuto e si è portato a casa del giovane che nel frattempo si era barricato dentro puntandosi un coltello alla gola e minacciando di usarlo se qualcuno si fosse avvicinato. Sul posto sono arrivati i Carabinieri della Stazione di San Donato Val di Comino e del Norm della Compagnia di Sora che hanno cercato dall’esterno di convincerlo ad uscire. Quando ogni tentativo sembrava vano, l’intuizione. I militari dell’Arma hanno fatto il giro dell’abitazione cercando un passaggio utile ad entrare e da una finestra rimasta aperta sono riusciti a farlo. Nel vederli l’uomo si è irrigidito ancor di più ma i Carabinieri sono riusciti a creare un contatto. Lo hanno rassicurato, calmato, hanno cercato di farlo parlare. A quel punto il 46enne, in lacrime e nella più totale disperazione, ha raccontato la sua storia segnata da drammi e solitudine. La porta di casa si è finalmente aperta e gli amici hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. I sanitari del 118 hanno preso in cura il 46enne e lo hanno traferito nell’ospedale di Cassino dove si trova ricoverato nel reparto di SPDC. 

Quello di ieri è l’ennesimo tentativo di gesto estremo che i Carabinieri sono riusciti ad evitare. In tanti, troppi altri casi non è stato possibile arrivare in tempo. Dall’8 maggio al 28 luglio la provincia di Frosinone ha contato 13 suicidi. Sette delle vittime erano ragazzi tra i 16 ed i 34 anni. Oltre 20 i tentati suicidi che, grazie all’intervento dei militari dell’Arma, non hanno avuto un tragico epilogo. Proprio come in questo caso. Ma per quanto le Forze dell’ordine dovranno sopperire ad un problema che chi di dovere si ostina a non voler vedere? 

A luglio scorso avevamo affrontato la questione con il Comandante Provinciale dei Carabinieri, il Colonnello Gabriele Mattioli. A Frosinone dal settembre 2023, il Col. Mattioli si è mostrato particolarmente sensibile ed attento al problema. LEGGI QUI – Con lui ci eravamo interrogati, ci eravamo chiesti cosa l’intera società – anche con il supporto dell’Arma – potesse fare. Perché restare a guardare in silenzio, voltarsi dall’altra parte, negare il problema, ci ha portato ad avere tredici vittime in meno di tre mesi mesi. 

Salute mentale, l’emergenza che nessuno vuole vedere

Il problema è e resta quello che da maggio scorso ripetiamo e che i rappresentati politici locali e regionali si ostinano a non voler vedere. C’è un’emergenza, che riguarda la salute mentale, che deve essere affrontata al più presto. 

Secondo l’Istituto Superiore della Sanità, nel Lazio sono 1,5 milioni le persone che soffrono di disturbi mentali (27,1% della popolazione) e fra questi, il disturbo depressivo maggiore rappresenta una delle principali problematiche, con 20mila nuove diagnosi rilevate solo nel 2021 dall’ISTAT. Parliamo di una delle principali cause di suicidio. Nonostante l’attuale situazione di emergenza e i dati allarmanti, il nostro Paese si posiziona agli ultimi posti in Europa per risorse economiche allocate per la salute mentale, con un finanziamento che si attesta circa al 3,4% del Fondo Sanitario Nazionale, contro il 10% di altri Paesi ad alto reddito (es. UK, Germania e Francia). Su scala regionale, secondo una rielaborazione dei dati della Società Italiana di epidemiologia pediatrica e i dati del ministero della Salute 2021, la Regione Lazio si posiziona al di sotto della media italiana, destinando alla salute mentale solo il 2,7% del Fondo Sanitario Regionale. 

Questi dati sono emersi a Roma, in occasione dell’ultimo appuntamento della ‘Johnson & Johnson Week: Insieme verso la medicina del futuro’. Alla luce proprio dei dati allarmanti diffusi, è di cruciale importanza promuovere la conoscenza dei disturbi mentali, ridurre lo stigma sociale verso le persone che ne sono affette e favorire una corretta e tempestiva presa in carico del paziente, per migliorare il benessere delle persone e mitigare gli impatti sociali ed economici correlati alle patologie. 

La Regione Lazio dovrebbe concentrarsi su azioni mirate, come ad esempio l’umanizzazione delle cure, per mettere al centro la persona; servizi di prossimità che possano essere raggiunti facilmente dal paziente o addirittura trovare forme di comunicazione alternative e, infine, la cosa più importante: l’integrazione socio-sanitaria. Investire sui territori per potenziare le cure nei distretti e avere un numero adeguato di professionisti: quando si comincerà a farlo? Quale numero di morti e di vite salvate in extremis è abbastanza per affrontare il problema? 

La ricostruzione ufficiale dei Carabinieri

Nella serata del 24 agosto ennesimo intervento da parte dei Carabinieri per una persona che, in grave difficoltà, aveva minacciato il suicidio. È successo a Gallinaro, in Val di Comino, in una zona a ridosso con il vicino territorio del Comune di Atina. A segnalare il pericolo al 112 un Assistente Capo della Polizia di Stato, conoscente dell’uomo, che da alcuni contatti telefonici ne aveva percepito le intenzioni. Immediatamente si sono portati sul posto i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile del NORM di Sora come anche i militari della Stazione Carabinieri di San Donato Val di Comino chiamati. In particolare, oltre alla pattuglia di pronto intervento giunta da Sora, è intervenuto un sottufficiale dei Carabinieri di San Donato che, abitando in Caserma, è stato prontamente reperito e si è affrettato a raggiungere il posto. 

All’arrivo i sanitari del 118 di Atina hanno segnalato di non essere in condizioni di intervenire poiché l’uomo, un 46enne del luogo, si era barricato nella sua abitazione ed aveva minacciato di farla finita se chiunque avesse provato ad entrare. “Giovanni” (nome di fantasia) aveva mostrato loro un coltello, puntandoselo alla gola.

I Carabinieri hanno fatto un giro di ispezione dell’abitazione ed hanno individuato un possibile punto di accesso. Il Brigadiere della Stazione che, presente sul territorio conosceva “Giovanni” e ne sapeva i trascorsi particolarmente dolorosi e segnanti, si è avvicinato a casa mettendosi in maniera da potere farsi sentire ed ha iniziato a parlargli. Anche “Giovanni” lo conosceva bene, più volte ci sono state circostanze in cui il Carabiniere e il 46enne, nato in provincia di Udine, si erano incontrati e confrontati, più volte avevano parlato delle difficili prove che la vita lo aveva obbligato a sopportare. Ciononostante “Giovanni” è stato perentorio, non voleva che il Carabiniere entrasse: “Dona’, no, proprio tu no! Non deve entrare nessuno, te ne devi andare, lasciami stare, non ce la faccio più”, più o meno letteralmente queste le frasi che l’uomo ripeteva continuamente al Brigadiere, palesando la sua disperazione, mentre questi tentava da un lato in tutti i modi di dissuaderlo dal fare sciocchezze, ricordandogli dei tanti momenti in cui si erano parlati e di come già tante volte si era dimostrato forte ed in grado di affrontare le difficoltà, dall’altro di consentire ai colleghi dell’Aliquota Radiomobile di raggiungerlo per evitare il peggio. Così, mentre il dialogo tra i due, in maniera altalenante, andava avanti, i Carabinieri della pattuglia di Sora sono riusciti ad entrare nell’abitazione forzando una porta-finestra posta lateralmente all’immobile e che dava accesso ad una parte della casa utilizzata come ripostiglio. Da lì, sono arrivati a ridosso dell’uomo che, appena si è accorto della loro presenza, ha minacciato ancora di farsi del male. In quel momento, utilizzando come deterrente il Taser in dotazione, informandolo che se i militari lo avessero utilizzato lui non sarebbe comunque stato in grado di muoversi e fare nulla, oltre a provare un grande dolore, e con le esortazioni che dall’esterno arrivavano dal Brigadiere, dopo alcuni attimi di altissima tensione “Giovanni” ha desistito e si è accasciato a terra, soccorso prima dai Carabinieri che erano in casa e poi dal personale del 118 che sono riusciti finalmente a poterlo avvicinare. 

Grazie all’intervento dei sanitari, è stato accompagnato a Cassino dove è stato ricoverato presso l’S.P.D.C. dell’ospedale Santa Scolastica di Cassino. Intanto i Carabinieri della Stazione di San Donato Val di Comino faranno una serie di comunicazioni alle strutture socio-assistenziali presenti sul territorio per condividere un piano di sostegno, di cui essi stessi vogliono far parte, per consentire a “Giovanni” di ritornare in forma e di proseguire, anche con le difficoltà ed i segni che la vita gli ha lasciato, il suo percorso. Un grazie sentito a chi ha segnalato il fatto, alle persone presenti che hanno sostenuto i militari nel corso dell’intervento. – Così in una nota stampa ufficiale il Comando provinciale dei Carabinieri.

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