Frosinone – Colpi d’arma da fuoco esplosi la scorsa settimana nel quartiere Scalo; pochi giorni prima, nei pressi della Villa comunale, il tentato omicidio a colpi di lama di un giovane di 37 anni. Fenomeni di criminalità che riaccendono i riflettori su un fenomeno, largamente diffuso da nord a sud dello stivale, che non risparmia neppure la provincia di Frosinone: quello della violenza. Spesso ‘gratuita’, per futili motivi. Poco più di un mese fa, la Ciociaria era stata scossa da un altro drammatico episodio di cronaca, l’omicidio della giovane dominicana Yirelis Pena Santana, all’interno di un appartamento a Cassino. Due casi, questi ultimi, risolti in breve tempo dagli operatori della Questura di Frosinone che, con indagini lampo, sono risaliti agli autori dei gesti criminali.
Nonostante i recenti ed eclatanti fatti di cronaca segnati, all’inizio di questo 2023, dall’omicidio di Thomas Bricca ad Alatri, lo scorso 30 gennaio, i dati relativi all’indice della criminalità nelle province italiane, collocano la Ciociaria nelle ultime posizioni della classifica per quel che concerne i reati. Una realtà, dunque, relativamente tranquilla in termini di criminalità rispetto ad altre province del bel Paese. Questo anche grazie al prezioso lavoro di prevenzione e repressione dei reati svolto dalle Forze dell’ordine, molto spesso di concerto con le Istituzioni e le Autorità del territorio.
Ne sono l’esempio gli ultimi protocolli siglati proprio pochi giorni fa. Il primo, denominato “Protocollo Zeus”, è stato firmato dal Questore di Frosinone, Domenico Condello, e dal Direttore della A.S.L. di Frosinone, Angelo Aliquò. Un importante strumento di prevenzione che ha come principale finalità la “rieducazione” degli autori di comportamenti violenti. L’obiettivo delle istituzioni coinvolte nel protocollo è quello di anticipare la soglia di protezione, intercettando i comportamenti che integrano i cosiddetti reati “sentinella”, per impedire che vengano portati a più gravi conseguenze, riducendo il rischio di recidiva, secondo una strategia condivisa tra la Questura e la ASL.
Il secondo protocollo è stato, invece, siglato in ottica di rafforzamento delle condizioni di sicurezza nel capoluogo, per “azioni congiunte a favore dei giovani nell’ambito del divertimento notturno nelle zone della movida, per la prevenzione ed il contrasto dei comportamenti antisociali”. C’è poi la sottoscrizione del protocollo d’intesa “Mille occhi sulle città”, rivolto alla città di Sora. Azioni congiunte e determinanti messe in campo per prevenire situazioni di potenziale rischio per la sicurezza pubblica e privata e per segnalare la presenza di eventuali condizioni di degrado urbano e situazioni di disagio sociale.
Un lavoro nel quale l’impegno della Questura di Frosinone è determinante. Abbiamo analizzato la situazione in un’intervista esclusiva con il Questore Domenico Condello, da anni in prima linea quando si parla di sicurezza e legalità.
L’intervista
Dottor Condello, esiste un’emergenza sicurezza a Frosinone e provincia?
“Frosinone è una realtà serena, non ci sono particolari problemi sicurezza. Certo, come in ogni grande realtà e capoluogo, ci sono ci sono quartieri nei quali la malavita è più concentrata ma non possiamo sicuramente parlare di emergenza sicurezza. Stessa situazione si evidenzia nel resto della provincia, con isolate realtà più problematiche che, però, non possono oltremodo determinare un’emergenza sicurezza. Stiamo portando avanti un buon lavoro, volto soprattutto ad incrementare la percezione di sicurezza nei cittadini. La costante presenza sul territorio e il presidio delle zone sensibili molto possono fare in questa direzione. A parlare sono i risultati, i reati, come ad esempio quelli predatori, sono in linea con gli anni precedenti, se non addirittura in calo. Per quel che concerne gli ultimi gravi episodi di cronaca sono casi, fortunatamente, isolati. La prevenzione, come ho evidenziato nel siglare il recente Protocollo Zeus, è l’arma migliore che abbiamo per contrastare tali fenomeni che, seppur rari, non devono assolutamente farci abbassare la guardia”.
Quali le azioni messe in campo, oltre a quelle di prevenzione?
“I servizi di controllo del territorio, incrementati negli ultimi mesi, soprattutto nelle aree ritenute ‘a rischio’, ci permettono di monitorare con capillare attenzione quello che accade. Abbiamo allontanato tantissimi soggetti potenzialmente pericolosi, ne sono la prova i numerosi FVO – Fogli di via obbligatori – proposti; abbiamo chiuso oltre venti locali, nel rispetto dell’Art. 100, perché ritrovo di spacciatori, teatro di risse e di episodi che mettevano a rischio la pubblica sicurezza. Abbiamo avviato campagne di sensibilizzazione nelle scuole, tra i giovani, tese a contrastare quel seme della violenza che spesso, anche per colpa di un utilizzo errato dei social, tende ad insinuarsi tra le nuove generazioni veicolando comportamenti scorretti ed illegali. Sono però fiducioso, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. Fatta eccezione per pochi casi che, ripeto, non vanno sottovalutati, i nostri giovani sono più sensibili, più attenti e più informati rispetto alle precedenti generazioni”.
Anche per quel che concerne la violenza di genere e gli episodi di violenza in generale pensa che i giovani siano più attenti e sensibili?
“Seminare una cultura del rispetto e dell’integrazione, soprattutto tra i giovani, sta dando i suoi risultati. Lo vediamo nella risposta delle nuove generazioni che incontriamo appunto negli ambienti scolastici. Nei confronti della violenza, soprattutto quella di genere, parliamo a mio avviso di una problematica che ha radici culturali profonde che noi tutti abbiamo il dovere morale e sociale di sradicare. Se è vero che c’è un incremento, bisogna chiedersi cosa si stia facendo dal punto di vista della prevenzione. Le forze di Polizia, la Magistratura e le Istituzioni hanno finalmente preso atto che non sia più possibile barricarsi solo dietro l’azione. Per questo, negli ultimi anni, molto è stato fatto in tema di prevenzione e molto è cambiato anche in termini di approccio al problema. Oggi abbiamo pool di esperti specializzati che si occupano dei Codici Rossi. Questi casi vengono trattati con un approccio multidisciplinare attento soprattutto alla vittima ed alla sua condizione psicologica. In Questura a Frosinone abbiamo aperto la “Green Room”, una stanza nella quale le vittime di violenze e abusi vengono messe a loro agio, creando una relazione che permetta loro di aprirsi senza mai, e dico mai, sentirsi giudicate, sbagliate o inadeguate ma semplicemente ascoltate, comprese ed aiutate”.
Ha parlato di un necessario cambio di passo culturale. Lo vede un traguardo ancora lontano?
“Assolutamente no. Ripeto, sono fiducioso nei confronti delle nuove generazioni. Saranno loro gli uomini e le donne del domani e sono certo che ciò che negli ultimi anni stiamo seminando in tema di legalità e sicurezza darà i suoi frutti. Portiamo avanti una cultura della non violenza, del rispetto delle donne, dell’integrazione che, fino ad un decennio fa, non era neppure contemplata. I nostri ragazzi hanno la possibilità di avere nuovi spunti di riflessione rispetto a quelli forniti alle precedenti generazioni. Va, però, considerato, in questo scenario, un aspetto da non sottovalutare ed è quello dei social network; se da una parte sono un elemento positivo della modernità, dall’altro nascondono molte più insidie per i giovani. L’emulazione di comportamenti spesso sconsiderati, come raccontano i recenti fatti di cronaca registrati nella Capitale, può portare a conseguenze drammatiche. Nonostante questi gravi episodi, a prevalere sono fortunatamente i comportamenti virtuosi. Ed è su questi che dobbiamo lavorare, affinché uno strumento così potente e mediatico come quello dei social non determini una prevalenza di comportamenti al limite della legalità. Da parte nostra, continueremo a vigilare attentamente su ogni situazione di rischio, incrementando, giorno dopo giorno, la sicurezza del territorio, lavorando per il rispetto delle regole e a tutela della collettività”.