Nel 2023 il tasso di variazione del Pil in volume è pari a 0,7%, al ribasso di 0,2 punti percentuali rispetto alla stima del marzo scorso. L’Istat lo segnala in base alla revisione generale dei Conti economici nazionali.
“La revisione generale dei conti nazionali, con anno di riferimento 2021, ha modificato in misura sensibile le stime dei livelli del Pil e dei principali aggregati negli ultimi anni, con un impatto tuttavia limitato sui loro tassi di variazione”, è il commento dell’Istat. “In particolare, rispetto alle stime diffuse a marzo 2024, il Pil nominale del 2021 è risultato superiore di circa 21 miliardi e nel 2022 e 2023, rispettivamente, di 34 e 43 miliardi. Per effetto della revisione, il Pil in volume del 2023 si è attestato a un livello per la prima volta superiore al massimo raggiunto prima della crisi finanziaria del 2008”, prosegue l’istituto di statistica.
Istat fornisce la revisione presentando le stime relative alla revisione generale dei Conti Economici Nazionali, concordata in sede europea, che introduce innovazioni e miglioramenti di metodi e di fonti.
Nel 2023 il Pil ai prezzi di mercato risulta pari a 2.128.001 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 42.625 milioni rispetto alla stima di marzo scorso. Per il 2022 il livello del Pil risulta rivisto verso l’alto di 34.209 milioni di euro. Per il 2021 la revisione al rialzo è stata di 20.572 milioni di euro.
Nel 2023 il tasso di variazione del Pil in volume è pari a 0,7%, al ribasso di 0,2 punti percentuali rispetto alla stima del marzo scorso. Sulla base dei nuovi dati, nel 2022 il Pil in volume è aumentato del 4,7%, al rialzo di 0,7 punti percentuali, nel 2021 è cresciuto dell’8,9%, con una revisione di +0,6 punti percentuali.
Nel 2023 gli investimenti fissi lordi sono aumentati in volume dell’8,5%, i consumi finali nazionali dell’1,2%, le esportazioni di beni e servizi dello 0,8% mentre le importazioni sono scese dello 0,4%.
Il valore aggiunto in volume nel 2023 è diminuito dell’1,6% nell’industria in senso stretto e del 3,5% nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, mentre è aumentato del 6,7% nelle costruzioni e dell’1,1% nei servizi.
L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil nel 2023 è pari a -7,2% (-8,1% nel 2022), migliorato rispetto alla stima pubblicata ad aprile. Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) è pari a -3,5% del Pil.
“Nel 2023- si legge nella revisione Istat- il valore aggiunto in volume nel complesso dell’economia nazionale ha segnato una crescita dello 0,7%, a sintesi di aumenti del 6,7% nelle costruzioni e dell’1,1% nei servizi e di diminuzioni del 3,5% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca e dell’1,6% nell’industria in senso stretto”. Nel settore dei servizi “si registrano rilevanti incrementi nel comparto delle attività immobiliari (+5,0%), in quello delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento e della riparazione di beni per la casa e altri servizi (+5,0%); in forte calo le attività finanziarie e assicurative (-6,6%)”.
Per l’anno 2023, il tasso di crescita del Pil in volume è stato rivisto lievemente al ribasso allo 0,7% rispetto al precedente 0,9%. “Dal lato della domanda, la nuova stima in volume implica una revisione in forte rialzo della dinamica degli investimenti (da +4,7% a +8,5%) e delle esportazioni, sebbene più moderata (da +0,2 a +0,8%). Un lieve ribasso si osserva per la dinamica delle importazioni in volume (da -0,5 a -0,4%) mentre la dinamica delle esportazioni passa da 0,2% a 0,8%”, segnala Istat. – Fonte Agenzia Dire www.dire.it –