Ben Mears, uno scrittore di successo cresciuto nell’immaginaria cittadina di Jerusalem’s Lot, Maine (chiamata “il Lot” dagli abitanti), torna nella città natale 25 anni dopo. Giunto in città, diventa amico dell’insegnante di liceo Matt Burke e intraprende una relazione sentimentale con Susan Norton, una giovane laureata. Ben inizia così a scrivere un libro su ‘Casa Marsten’, una magione abbandonata che gli causò molti incubi dopo una brutta avventura vissuta da bambino. Mears scopre che casa Marsten è stata acquistata da Kurt Barlow e Richard Throckett Straker (abbreviato in R.T. Straker), una coppia di uomini d’affari arrivati da poco in città. Il loro arrivo coincide con una serie di spiacevoli e misteriosi delitti. Ben presto si renderà conto di avere a che fare con dei vampiri e la scoperta non sarà affatto cosa piacevole…
Questa la trama di Le notti di Salem (‘Salem’s Lot), romanzo horror scritto da Stephen King e pubblicato nel 1975. È la seconda opera dell’autore, dopo il precedente Carrie del 1974. Il volume è stato riadattato nel 1979 per la miniserie TV in due parti Le notti di Salem di Tobe Hooper, diventata in Europa un film da 112′ per il cinema. Nel 1987 fu girato il film I vampiri di Salem’s Lot seguito delle vicende raccontate nella miniserie del 1979. Nel 2004 fu girata un’altra miniserie, Salem’s Lot, più aderente al libro rispetto alla prima miniserie.
L’importanza del gotico e di Dracula
King non ne ha fatto mai mistero: nella lunga stesura del suo vampiresco Le notti di Salem, deve moltissimo al più famoso dei non-morti, ‘figlio’ della penna di Bram Stoker. Omaggio? Citazione? Rimando ad una preziosa eredità? Rivisitazione di un ‘mito’? Quel che è certo è che lo scrittore di Portland deve parecchio al celebre predecessore irlandese. Dalle casse ‘misteriose’ alle morti di quei bambini che sembrano consumati da una strana leucemia, da quegli uomini d’altri tempi all’insolito colorito rubicondo dei cadaveri. Ma quella di King non è soltanto elegante ‘ruberia’. Nelle intenzioni dello scrittore c’è tutta l’esigenza di rinnovare l’abito del vampiro, spogliarlo dei suoi castelli e della sua aria inquietante, trasferendolo in un paesotto del Maine durante gli anni ’70. L’approccio, per l’epoca in cui è stato scritto, appare originale proprio per tale motivo. I mostri sono come noi, e quando tornano dicono di amarci ancora, chiedono il nostro aiuto, chiedono solo di poter entrare in casa…Niente a che vedere con quei tipini fashion e – diciamolo pure – abbastanza ridicoli propinati con saghe come Twilight e via dicendo. Qui parliamo di vampiri ‘seri’, non di isterici esserucoli diafani e con la pelle liscia come il sederino di un bebè!
Quando cala il buio e si alza il terrore
È quando scende il tramonto che nel Lot sale il terrore. L’orrore, la paura prendono il sopravvento su luci e amori. In un crescendo spaventoso, le pagine alzano il ritmo. King racconta di un vampiro ‘vero’, un succhia-sangue senza sentimenti, guidato da quell’istinto di sopravvivenza cui non sfuggono neppure bambini o neonati addirittura. Barlow è un vero anti-Cristo, capace di affondare i suoi aguzzi canini non solo nella carne ma anche nei meandri più oscuri del cervello di ogni singola vittima, risvegliando paure ataviche, trasformando l’umanità in creature raccapriccianti e troppo vicine. Le notti di Salem spaventa perché l’horror è centellinato, somministrato in piccole dosi. Villaggio e personaggi sono tremendamente realistici: uomini, donne, bambini che vivono una quotidianità fatta di contrasti, gelosie, violenze, tradimenti, gioie. La vita reale rende credibile l’incredibile. È in questa quotidianità nota che serpeggia il soprannaturale e ci vuole un po’ per riconoscerlo. E quando, infine, esplode il Male e siamo costretti a viverne la concretezza è oramai troppo tardi…
Casa Marsten, un incubo a occhi aperti
«Se ne sta su quel colle a dominare il villaggio come…oh, come una specie di idolo». Casa Marsten è molto più che un MacGuffin. È sempre lì, nella sua tetra imponenza, a campeggiare, a troneggiare su ogni dramma che affligge il Lot. È lì, in ogni incubo a occhi chiusi e ad occhi aperti di Ben Mears. È lì che ha sempre risieduto il Male, dove ancora una volta ha trovato la sua naturale alcova, la dimora in cui proliferare e ramificare. Ci troviamo di fronte ad un crescendo di orrore che parte dai ricordi del Ben ragazzino e si ripropone, con una nuova veste, per attanagliarne e bruciarne il presente. Il dolore nasce da lontano e morde il futuro di tutta la comunità con vivida ferocia. Casa Marsten è il vero emblema della malvagità, una sirena che chiama a sé i peggiori tra i mostri della Terra perché la abitino ed alimentino così un pozzo di crudeltà senza fondo. Ed un brivido freddo corre lungo la schiena ogni volta venga nominata.
Un gioiello oscuro e brutale
«-Ti ricorda qualcuno?-, gli chiese [Ben]. -Sì-, rispose Jimmy. – Van Helsing». Ben compreso il dazio che il maestro della paura, King, deve a Dracula, Le Notti di Salem resta un gioiello oscuro e brutale. Scritto in maniera scandita e scorrevole, come è nelle corde e nella prosa del notissimo autore, il volume ha anche il pregio di caratterizzare minuziosamente ogni personaggio. Le parti descrittive, sebbene a volte un po’ lunghe, infiocchettano spettralmente il racconto. Il torpore del paesotto rotto dallo scorrimento di sangue è genuinamente realistico. La mefistofelica presenza del cattivo impesta ogni pagina, è sempre dietro l’angolo, con il suo alito pesante e i canini aguzzi, pronto a cibarsi di linfa vitale. Il lettore, turbato e divorato da quelle vicende, correrà fino all’ultima delle circa 650 pagine, ad oggi ancora attuali nonostante siano passati quasi 50 anni. E il finale sarà travolgente. Consigliato per riscoprire la piacevolezza di un genere letterario come quello dell’horror-vampiresco che, purtroppo, in questi ultimi anni ha conosciuto un’inflazione così diffusa da rendere il succhia-sangue un personaggio smidollato e pruriginoso. Uno dei lavori più dark della produzione ‘Kinghiana’.